giovedì 28 novembre 2013 - Giacomo Belvedere

La decadenza della Repubblica delle banane

Il Senato ha votato la decadenza del senatore Silvio Berlusconi. Ma si sarebbe dovuta votare anche la decadenza della repubblica delle banane. Altrimenti morto Silvio se ne farà un altro. Che quest’altro sia un nuovo capopopolo o lo stesso Berlusconi redivivo, poco importa. O si rimette in piedi questa repubblica al rovescio o faremo tutti la fine del Renzo manzoniano. Con gli Azzeccagarbugli che non ci restituiranno nemmeno i capponi.

Mentre il dottore mandava fuori tutte queste parole, Renzo lo stava guardando con un’attenzione estatica, come un materialone sta sulla piazza guardando al giocator di bussolotti, che, dopo essersi cacciata in bocca stoppa e stoppa e stoppa, ne cava nastro e nastro e nastro, che non finisce mai. Quand’ebbe però capito bene cosa il dottore volesse dire, e quale equivoco avesse preso, gli troncò il nastro in bocca, dicendo: - «Oh! signor dottore, come l’ha intesa? L’è proprio tutta al rovescio».

 È il celeberrimo episodio dell’incontro tra Renzo e l’Azzeccagarbugli narrato da Manzoni nei capitolo terzo dei Promessi Sposi. Tra i due nasce un equivoco. Renzo è venuto per chiedere che gli sia fatta giustizia; l’avvocato ha della legge e della giustizia un concetto antitetico: un ginepraio di leggi, leggine e codicilli, in cui il bravo leguleio deve azzeccare il “garbuglio”, appunto, la scappatoia giuridica per garantite l’impunità a chi infrange la legge. «L’è proprio tutta al rovescio», esclama il povero Renzo quando si avvede dell’equivoco. Si sa come è finita. L’Azzeccagarbugli lo manda via in malo modo e ordina alla serva di restituire i capponi che Renzo ha portato in dono.

Da vent’anni assistiamo in Italia a questo gioco dei bussolotti da parte del Cavaliere Silvio Berlusconi. Con gli italiani a guardarlo, come Renzo, con un’attenzione estatica. In questo ventennio si è avuta una vera mutazione antropologica dell’homo italicus. E Berlusconi ne è stata l'incarnazione più evidente e eclatante. Causa e effetto a un tempo di un rovesciamento dei valori condivisi. Sbaglia chi addossa al Cavaliere tutte le colpe. Berlusconi è solo la punta di un iceberg. Abbiamo imparato che i furbi infrangono la legge e gli scemi la rispettano; che la legge è uguale per tutti ma alcuni sono più uguali degli altri; che se sei condannato sei una vittima predestinata e un martire della libertà; che se sgarri c’è sempre una sanatoria dietro l’angolo; che avere frequentazioni notturne discutibili con minorenni è un’azione caritatevole; che puoi essere una nipote di Mubarak se il Parlamento lo decide. Senza nemmeno darsi la pena di chiedere a Murarak. Che puoi dire tutto e il contrario di tutto. Tanto puoi sempre smentire o accusare la stampa non averti capito.

Una repubblica «proprio tutta al rovescio», in cui non vale il principio che consensus non facit veritatem, soprattutto se si tratta di reati. Si è imposto invece il principio populista che chi ha i voti è sempre innocente. «A prescindere», direbbe Totò. È lo stesso principio che mandò Cristo sulla croce e lasciò libero Barabba. Che aveva dalla sua i voti del popolo.

Ieri si è votata la decadenza del senatore Silvio Berlusconi. Ma si sarebbe dovuta votare anche la decadenza di questa repubblica delle banane. Altrimenti morto Silvio se ne farà un altro. Che quest’altro sia un nuovo capopopolo o lo stesso Berlusconi redivivo, poco importa. O si rimette in piedi questa repubblica al rovescio o faremo tutti la fine di Renzo. E non ci restituiranno nemmeno i capponi. 

Foto in home: Giagir/flickr




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