martedì 28 marzo 2017 - Ancora Fischia il Vento

La comune di Parigi. Un assalto al cielo

Karl Marx definì la Comune il primo governo operaio della storia.       

di Francesco Cecchini-Ancora Fischia il Vento                         

La mattina del 18 marzo 1871, una brigata comandata dal generale Claude Lecomte s’impadronì di cannoni a Montmartre uccidendo una delle sentinelle. Ma non tutto filò liscio. Le guardie nazionali e la popolazione allarmata accorsero. Molte sono le donne. Louise Michelet si rivolse ai soldati affché si ribellino. Per disperdere il popolo, il generale ordinò di aprire il fuoco ma non venne ascoltato, i soldati fraternizzarono con il popolo. Il generale Lecomte verrà fucilato. Anche il generale Clément Thomas, il massacratore della rivoluzione del 1848, sarà giustiziato lo stesso giorno. Nel pomeriggio il generale Thierry fuggì a Versailles. Il Comitato centrale della Guardia nazionale a mezzanotte s’installò in municipio e chiamò i parigini ad eleggere la propria assemblea. Le elezioni si svolsero il il 26 marzo. Due giorni dopo venne proclamata la Comune, diretta da un’assemblea di 90 membri, espressione di quei comitati popolari che precedentemente avevano organizzato la difesa di Parigi dai prussiani.

Il 9 aprile la Comune emise il suo manifesto politico:

 

“APPELLO AL POPOLO FRANCESE.  

Ancora una volta Parigi lavora e soffre per la Francia intera e attraverso le sue lotte e i suoi sacrifici prepara la rigenerazione intellettuale, morale, amministrativa ed economica, la gloria e la prosperità di tutto il Paese. Che cosa chiede? Il riconoscimento e il consolidamento della repubblica, sola forma di governo compatibile con i diritti del popolo e con un regolare e libero sviluppo della società. L’autonomia assoluta della Comune estesa a tutte le località della Francia, che riconosca a ognuna di esse la pienezza dei suoi diritti e a tutti i francesi il pieno esercizio delle loro facoltà e attitudini, come uomini come cittadini e come lavoratori. L’autonomia della Comune avrà come unico limite l’eguale diritto d’autonomia di cui godranno tutte le altre Comuni aderenti allo stesso patto e la cui unione dovrà garantire l’unità della Francia. Alla Comune spettano i seguenti diritti: il voto del bilancio comunale, entrate e uscite, la fissazione e la ripartizione delle imposte; l’organizzazione della propria magistratura, polizia e delle proprie scuole, l’amministrazione dei beni comuni di sua appartenenza; la scelta, per elezione o per concorso, la responsabilità, il controllo e il diritto di revoca dei magistrati e funzionari comunali a tutti livelli. La garanzia assoluta della libertà individuale, delle libertà di coscienza e delle libertà di lavoro. L’intervento permanente dei cittadini negli affari comunali, attraverso la libera manifestazione delle proprie idee, la libera difesa dei propri interessi; è la Comune sola responsabile della sorveglianza e della difesa dei diritti di riunione e di pubblicità, a garantire queste manifestazioni. L’organizzazione della difesa e della Guardia nazionale, che elegge i propri capi ed è la sola responsabile dell’ordine nella città”.

Prima vi fu la sconfitta militare di Sedan, il 1 settembre 1870, la capitolazione dell’esercito imperiale, la cattura dello stesso Napoleone III. La Prussia vinse, ma il popolo di Parigi non si arrese. Mentre l’esercito prussiano si avvicinava a Parigi, il 4 settembre il popolo manifestò ed ebbe un ruolo fondamentale nella proclamazione della Repubblica. Si approfondirono le contraddizioni fra borghesia e proletariato. Mentre il governo repubblicano lasciò Parigi, la difesa della città fu affidata alla Guardia nazionale, composta da gente del popolo. Per il proletariato parigino diventò sempre più evidente che la disponibilità del governo repubblicano verso la Prussia significò la difesa degli interessi di classe della borghesia e la continuazione dell’oppressione sociale. La notizia dell’armistizio con i prussiani venne accolta con ostilità e considerata un tradimento. Da qui i fatti del 18 marzo con la cacciata di Thiers e dei “versagliesi” e la proclamazione della Comune. 

La Comune non mise in atto un programma prettamente socialista o comunista. Finanza e proprietà privata non divennero bene comune. Attuò o tentò di attuare il programma delineato nell’Appello al popolo francese. Coinvolse le masse in una forma di democrazia diretta con cariche revocabili. Delineò uno stato che avrebbe dovuto di cessare di essere centralizzato, ma federativo di Comuni che si associano liberamente conservando l’autonomia. Stato e insegnamento furono laici. Fabbriche abbandonate vennero assegnate a cooperative. Venne emanata una legislazione del lavoro avanzata, per esempio fu abolito il lavoro notturno. Sempre per legge furono garantiti diritti civili importanti quali i matrimoni naturali, la libertà d’associazione e di stampa, i diritti delle donne. 

Non comunismo, ma una democrazia progressista dove si coniugarono elementi fortemente classisti con il radicalismo liberale della rivoluzione del 1789. Una forma politica, sociale economica che però poteva diventare comunismo.

Di fronte a ciò il governo di Versailles dedicò tutte le proprie energie a isolare Parigi e conquistarla militarmente per distruggere la Comune. Ci riiuscì anche per la debolezza di una società fortemente alternativa che non può assestarsi, consolidarsi e rafforzarsi perché assediata militarmente. Con l’aiuto delle truppe di Bismark, Thiers conquistò Parigi nell’ultima settimana di maggio,”la settimana di sangue”. Il confronto militare fu impari, le barricate caddero una ad una e i comunardi furono massacrati. 30.000 uomini, donne e bambini vengono uccisi. Thiers affermò: “Lo spettacolo del suolo disseminato dei loro corpi servirà da lezione.” Una lezione che i rivoluzionari non vollero mai imparare.

Per la comprensione di questa esperienza storica è importante la lettura del lavoro di Karl Marx, LA GUERRA CIVILE IN FRANCIA. Marx non si limitò a entusiasmarsi per l’eroismo dei comunardi che, come diceva, “davano l’assalto al cielo”. Nel movimento rivoluzionario, benché esso non avesse raggiunto il suo scopo, Marx vide una esperienza storica di enorme importanza, un sicuro passo in avanti della rivoluzione proletaria mondiale, un tentativo pratico più importante di centinaia di programmi e di ragionamenti. Analizzare questa esperienza, ricavarne lezioni di tattica e rivedere, sulla base di questa esperienza, la sua teoria: questo fu il compito che Marx si pose. L’unico emendamento che Marx giudicò necessario apportare al MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA, lo fece sulla base dell’esperienza rivoluzionaria dei comunardi di Parigi. L’ultima prefazione a una nuova edizione tedesca del MANIFESTO firmata insieme dai due autori porta la data del 24 giugno 1872 e in questa prefazione Karl Marx e Friedrich Engels scrissero che il programma del MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA è oggi “qua e là invecchiato”.

Da LA GUERRA CIVILE IN FRANCIA. 

 “La Comune specialmente ha fornito la prova che la classe operaia non può impossessarsi puramente e semplicemente di una macchina statale già pronta e metterla in moto per i suoi propri fini”.

Comunque quando scoppiò questo movimento rivoluzionario di massa del proletariato, Marx, nonostante l’insuccesso, nonostante la sua breve durata e la sua impressionante debolezza, si mise a studiare le forme che esso aveva rivelato. La Comune è la forma “finalmente scoperta” dalla rivoluzione proletaria sotto la quale poteva prodursi la emancipazione economica del lavoro. La Comune è il primo tentativo della rivoluzione proletaria di spezzare la macchina dello Stato borghese; è la forma politica “finalmente scoperta” che può e deve sostituire quel che è stato spezzato. 

Le rivoluzioni russe del 1905 e del 1917, la rivoluzione cinese e quella cubana continuano, in situazioni differenti e in altre condizioni storiche, l’opera della Comune e confermano la geniale analisi storica di Marx.




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