lunedì 18 gennaio 2016 - Angelo Cerciello

La chiesa: si può porre un argine al male?

La chiesa è un film di Michele Soavi. Siamo nel Medioevo e un gruppo di cavalieri teutonici trova un villaggio di streghe. Tali streghe vengono tutte uccise e sepolte in una fossa comune. Su tale fossa viene posta una cattedrale come simbolo di vittoria sul male assoluto.

Siamo in Germania ai giorni nostri e un bibliotecario, Evald, deve catalogare i libri in una chiesa e conosce una ragazza molto carina, Lisa, che si sta occupando di un restauro nella stessa chiesa. Evald scopre un manoscritto segreto che lo porta ad una zona sotterranea della chiesa dove egli rimuove una croce e libera i demoni contenuti all’interno di una botola.

Il giorno dopo nella chiesa c’è una visita scolastica ed un servizio fotografico di moda. Sono molti i visitatori. Il bibliotecario, ormai posseduto e tramutatosi in un diavolo, graffia il sagrestano della cattedrale e lo infetta. Il sagrestano, a sua volta, infetta altri visitatori della chiesa e poi si uccide con un martello pneumatico. Il sangue dell’uomo attiva un meccanismo che sigilla la chiesa intrappolando all’interno tutti i suoi visitatori.

Infatti il male assoluto, sotto forma di un ammasso di corpi, sta per uscire all’esterno della chiesa e la chiesa, con un meccanismo, confina tale malvagità impedendole di uscire all’esterno, meccanismo che è stato ideato dai fondatori della chiesa che avevano terrore del male e del demonio.

Le persone all’interno della chiesa si uccidono tra loro. Oltretutto assistiamo anche a visioni demoniache e a fatti assurdi ed inspiegabili. Il bibliotecario, in una scena, si trasforma in uomo-capra, ossia la rappresentazione iconografica del diavolo, e si accoppia con la restauratrice in un rito che ha il sapore del magico e dell’esoterico. La chiesa, intanto, crolla su se stessa e distrugge ancora una volta il male sotto di essa.

L’unica a salvarsi è la figlia del sagrestano, Lotte. Alla fine del vediamo Lotte all’esterno della chiesa in rovina che trova la stessa botola aperta all’inizio del film dal bibliotecario e tale scena ci trasmette il messaggio che il male non è stato sconfitto ma ha ancora speranze di uscire all’esterno. Infatti, in una delle scene del film, l’anziano prete superiore si suicida perché crede che il mondo sia condannato ad essere invaso dal male assoluto.

Tale film ci parla della secolare lotta tra bene il male, lotta che non può avere vincitori, lotta che fa tante vittime. Sia i cavalieri teutonici che il meccanismo della chiesa, come anche i fondatori della stessa, cercano di porre un argine al male. Ma si può porre un argine al male?

Questa domanda profondamente esistenziale invade lo spettatore alla fine del film trasportandolo in un oblio di incertezza e stupore. Il male affascina la vita delle persone perché incarna il peccato e il desiderio di ciò che è proibito. La chiesa nella quale si svolgono gli eventi è la metafora dell’esistenza del male: un edificio con le sue tante presenze demoniache che è sinonimo di inferno e di abisso.

Tale film sembra suggerire che il mondo intero è creazione del diavolo e quindi la creazione del diavolo non può che desiderare il male assoluto. Il film in questione, allora, risulta un film nichilista e, allo stesso tempo, un film esistenzialista connotato da un profondo pessimismo e da un rifiuto assoluto della vita e del mondo materiale. Il film sembra ricalcare i pensieri e le concezioni dell’Eresia Catara. I catari svilupparono delle opposizioni irriducibili: Spirito e Materia, Luce e Tenebra, Bene e Male. Per loro tutto il creato diventava una sorta di grande tranello di Satana.




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