La camorra a Sorrento

I clan camorristici hanno egemonizzato interi territori, fra cui la penisola sorrentina. Edilizia, ristorazione, traffico di droga e alberghi sono i principali investimenti nell’area.
Il flusso di turisti tra la penisola sorrentina e la costiera amalfitana è immenso. Turisti "comuni", vip, sportivi e imprenditori affollano le spiaggie della zona. Il calciatore Criscito è stato visto a Sorrento mentre consegnava al parcheggiatore dell’albergo le chiavi della sua fiammante Mercedes; il fotografo Fabrizio Corona, coinvolto nell’inchiesta del giudice Woodcock, si è esibito in un mediocre spettacolo a Piazza Tasso, nel cuore del paese, insieme alla showgirl Belen Rodriguez. A Marina Grande poi, l’incantevole borgo sorrentino di pescatori sovrastato da un’alta montagna rocciosa purtroppo mangiata dagli hotel di recente costruzione e appestato dall’olezzo di un depuratore costruito nelle vicinanze, si sta montando nel porticciolo un palchetto dove si esibiranno diversi artisti in ricordo del grande tenore Enrico Caruso.
Ma riguardo la camorra che investe negli alberghi di lusso della zona bisognerebbe domandare al sindaco di Sorrento, Marco Fiorentino, ex democristiano ed eletto per l’ennesima volta nelle file del PDL, nonchè proprietario dell’Hotel Tourist. In passato fu più volte costretto a dimettersi a causa di guai giudiziari: nel 1995 venne incriminato per concussione, poichè nel 1992 intascò una somma di 60 milioni di vecchie lire da un gruppo di imprenditori. "Quelle erano destinate al mio partito, alla DC, non erano tangenti. Si trattava di finanziamento illecito, non di concussione", così si giustificò davanti ai giornalisti. Assolto in primo grado, fu condannato in appello a tre anni e tre mesi di reclusione, ma il reato venne annullato in Cassazione, senza però che si potesse far luce su un’ipotesi di corruzione a causa dell’avvento della prescrizione. Tuttavia anche altri colleghi del posto sono stati inquisiti durante l’era di Tangentopoli: fra questi il deputato Alfredo Vito, sorrentino, condannato in via definitiva per tangenti.