mercoledì 28 dicembre 2022 - Giovanni Greto

La Magical Mystery Orchestra a Mestre

Al Teatro Toniolo la formazione veneta festeggia il Natale con le canzoni dei Beatles

Sono passati trentanni da quando alcuni musicisti appassionati della musica dei Beatles decisero di mettersi assieme per riproporre le canzoni che i quattro baronetti non avevano mai eseguito dal vivo.

La MMO, secondo una felice consuetudine, ha invitato i propri sostenitori e i fans beatlesiani al Teatro Toniolo per trascorrere in compagnia una lunga serata – quasi 30 canzoni – ad ascoltare e qualche volta a cantare assieme le composizioni di Lennon, McCartney e Harrison.

Il lungo affiatamento, una passione comune e l’intelligenza nella cura degli arrangiamenti, hanno fatto sì che nell’impossibilità reale – solo Paul e Ringo sono ancora in vita – di ammirare i Beatles insieme, chiudendo gli occhi come per incanto, sembrava di rivedere quei mitici musicisti.

La scaletta inizia con un’esecuzione a più voci, di ottima fattura, di Because, un brano tratto da “Abbey Road”. Poi il tastierista Massimo Bellio intona Magical Mystery Tour, la canzone che dà il titolo ad un film natalizio, allora non bagnato dal successo, e subito dopo Hello Goodbye. In platea, l’atmosfera comincia a scaldarsi.

Love me do è un piacevole ricordo di una ritmica che non si sente più nelle canzoni pop odierne. Datata 1962, ha ricordato il tastierista, è stato il primo successo dei Beatles. La canzone successiva, I want to hold your Hand (1964) trionfò negli USA, grazie alla partecipazione della Band nello storico “Ed Sullivan Show”.

Help (1965), è una canzone che dà il titolo al secondo lungometraggio girato dal quartetto e che nel testo è una riflessione su se stesso e una richiesta di aiuto da parte di John Lennon.

E’ il momento di eseguire una serie di canzoni che fanno parte di un album, che ha segnato una svolta nella musica Pop : “Revolver”, di cui è appena uscita una maxi edizione ricca di inediti. E allora tutti a battere il tempo con le mani per Yellow Submarine, in una versione gustosa, arricchita dall’agguerrito quartetto d’archi femminile - Luisa Bassetto e Francesca Balestri, violino; Elisabetta Rinaldo, viola; Valentina Rinaldo, violoncello -, che prosegue il controcanto agli strumenti elettrici anche in While my Guitar gently weeps di George Harrison e nella difficile Medley Golden Slumbers/Carry that Weight/The End, bene interpretata da Massimo Bellio, che conclude il bellissimo “Abbey Road”.

Interessante è l’esecuzione di Tomorrow never knows, inizialmente intitolata “The Void”, il vuoto, da Lennon, ma così battezzata da Ringo : solo voce (Eddy De Fanti) e percussioni, costituite da tanti tamborim ( il piccolo tamburo brasiliano) applicati ad assi di legno, battute sul palco. Un bell’effetto, che ha reso con precisione l’atmosfera che si respira nel disco.

Come together e Here comes the Sun non si finirebbe mai di ascoltarle. Vengono cantate, rispettivamente, da Eddy De Fanti, chitarrista, percussionista e direttore musicale della MMO e da Roberto Cecchetti, chitarra solista.

E’ il momento del primo dei tre omaggi a John Lennon : Imagine, una canzone, ha ricordato Bellio, diffusa nella maratona musicale di 24 ore, in occasione dell’attentato alle torri gemelle e che è diventata l’inno della pace.

Penny Lane, che vede De Fanti impegnato alle campane tubolari, precede l’entrata in palcoscenico del giovane coro “Growin’ Up Singers", diretto da Paola Pascolo, che collaborerà con la vocalità wordless e le parole alle ultime sette canzoni : My sweet Lord, di Harrison, Across the Universe, (Just Like) Starting Over, che segnò il ritorno sulla scena nel 1980 di John Lennon, The long and winding Road, Happy Xmas (1972), l’ultimo omaggio a Lennon, I am the Walrus, All you need is Love, un brano celeberrimo, diffuso in mondovisione nel 1967.

Il concerto finirebbe qui. Ma il pubblico scalpita e l’Orchestra, generosa di suo, non smette di suonare. Ed ecco Yesterday, in una versione delicata e sofisticata con la chitarra acustica e la voce di Roberto Cecchetti e lo splendido quartetto d’archi. Nemmeno il tempo di respirare e subito parte un brano gioiosamente irruento, che fa parte del primo periodo : Twist and Shout con le sue gioiose urla a squarciagola.

Il finale, come sempre, è riservato a Let it be, in una versione gospel-Rock, arricchita dalla presenza del coro e allacciata a Hey Jude, per un addio festoso ed un arrivederci al prossimo appuntamento, si spera, il più presto possibile.

Applausi meritati per tutti. Ai tre musicisti veterani – De Fanti, Cecchetti e Bellio ; ad Andrea Ghion, basso elettrico, una base ritmica sempre presente in collaborazione con Matteo Ramuscello, alla batteria, una Ludwig dal set basico, sul modello di quella di Ringo. Tra le sue abilità, da segnalare la frizzante, lunghissima rullata all’inizio di All you need is Love.

Meritevole di considerazione la sezione fiati, composta da Massimo Zanolla al corno francese; Federico Caldon al trombone; Fabiano Maniero alla tromba e al trombino barocco, particolarmente apprezzato nel difficile fraseggio solista in Penny Lane.

Foto Magical Mystery Orchestra/Facebook 




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