venerdì 15 maggio 2009 - Damiano Mazzotti

La Laicità e il destino del Cristianesimo

Nel libro “Un cattolico a modo suo” dello storico Pietro Scoppola (1926-2007), si ripercorre la vita intellettuale di un cattolico indipendente e coraggioso (www.morcelliana.com, 2008).

La storia insegna che tutte le società umane sono in continua trasformazione e anche “i cristiani non sono una realtà stabile e fissa, cambia il loro modo di sentire, di vivere l’esperienza di fede, cambia il modo di esprimerla” (Pietro Scoppola, ex direttore della rivista “Il Mulino”). Per capire la trasformazione che dovrebbero operare i cristiani cattolici più orientati alla modernità riporto le parole del grande studioso: “L’invito a camminare da solo mi ha fatto capire una cosa molto importante: la libertà umana, la libertà possibile, la libertà vera, non è quella del non scegliere, del non decidere per restare disponibili a tutte le scelte… al contrario la libertà vera è quella di costruire sul dato reale del proprio vissuto, da considerare non un vincolo o una prigione ma una base per andare avanti, un’occasione da valorizzare. Il passato individuale e collettivo non si può cambiare, ma si può restarne schiavi se non lo si capisce e lo si rifiuta; si può esserne liberi se lo si conosce criticamente e se ci si riconcilia con esso” (Pietro Scoppola, p. 23). Quindi nella storia si devono cercare elementi nuovi di identità e di orientamento sui problemi del presente (Pietro Scoppola, p. 33).

Comunque “una fede che non dubita è una fede morta” (Unamuno) e non c’è fede senza il senso del mistero: “Non è forse il senso del mistero che unisce profondamente e indissolubilmente gli uomini dell’una e dell’altra fede?” (Norberto Bobbio).

Dunque il valore comune nel quale le “fedi si incontrano e sul quale collaborano è l’amore dell’altro destinato a tradursi in impegno attivo, legato per il credente e il non credente al valore della persona umana” (Scoppola, p. 98).

Del resto “La laicità non riguarda solo gli Stati, le leggi e il modo di essere delle istituzioni”, ma “è prima di tutto un modo di vivere l’esperienza religiosa a livello personale e interiore: se manca questa condizione interiore anche gli aspetti istituzionali della laicità ne risulteranno indeboliti e alla fine compromessi… essere laici significa sentirsi partecipi di una comune umanità prima ancora di aderire a un qualsiasi credo religioso” (Scoppola, p. 92).

E se in Francia la laicità può diventare un’ideologia di Stato, nel mondo anglosassone è invece una regola di non ingerenza dello Stato. Invece per quanto riguarda la Costituzione italiana la laicità significa la garanzia della libertà di coscienza, di fede e di religione in una società pluralista. Però, in comune alle diverse concezioni, ci sono le origini: alla fine del Medioevo nasce la volontà dello Stato di rivendicare i suoi diritti dentro un mondo cristiano (George Lagarde).

“L’idea di laicità insomma non nasce fuori, o contro, ma dentro il mondo cristiano” (Scoppola, p. 85). La laicità è quindi ben diversa dal laicismo che comporta il rifiuto della prospettiva religiosa.

Ma quale sarà il destino dell’attuale cristianesimo cattolico burocratico, gerarchico e autoritario?

Ingloberà in tempi accettabili le rivendicazioni del mondo femminile e della società civile?

Oppure si avvererà la profezia di Nietzsche sul futuro del Cristianesimo: “Il cristianesimo sorse per alleviare il cuore, ma adesso deve prima opprimerlo per poterlo alleviare. Di conseguenza perirà”. Cioè perirà per fortuna questa forma religiosa medievale e antiquata, per far nascere un nuovo cristianesimo più limpido, gioviale, globalizzato e femminile.




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