mercoledì 18 maggio 2022 - Giovanni Greto

La GRISELDA al teatro Malibran

Il dramma per musica di Antonio Vivaldi (Venezia, 1678 – Vienna, 1741) riscuote il consenso del pubblico,veneziano, ma non solo

Dopo Orlando Furioso( 2018 ), Dorilla in Tempe( 2019 ), Ottone in villa( 2020 ) e Farnace( 2021 ) prosegue meritevolmente la riscoperta delle opere teatrali del compositore veneziano, la direzione delle quali continua ad essere affidata a Diego Fasolis, musicista che riunisce in sé rigore stilistico, ispirazione e virtuosismo.

Al Malibran, che si conferma una volta ancora una scelta felice, è andata in scena per cinque recite La Griselda, rappresentata in prima assoluta al Teatro San Samuele il 18 maggio 1735, in occasione della Fiera della Sensa (Ascensione).

Il dramma musicale in tre atti RV 718, reso più snello nella consueta suddivisione in due tempi, si basa sul libretto del poeta, storico e librettista veneziano Apostolo Zeno( 1668 – 1750 ). Esordì a Venezia nel 1701 al teatro San Cassiano, con musica oggi perduta di Antonio Pollarolo( Venezia, 1676 – 1746 ), dal 1740 Maestro di Cappella nella basilica di San Marco.

La storia di Griselda compare inizialmente nel XII° secolo nei Lais di Marie de France. Si tratta di componimenti lirici medievali di origine bretone, costituiti da un canto modulato su strumenti musicali. Ma la versione definitiva appartiene a Giovanni Boccaccio(1313 – 1375 ), che la colloca alla fine del suo Decameron : è la decima novella della decima giornata.

Zeno sposta l’ambientazione dal Piemonte alla Sicilia. Il giovane Gualtieri, marchese di Saluzzo diventa Re di Sicilia.

Il libretto dell’opera vivaldiana viene, 34 anni dopo, aggiornato e modificato da Carlo Goldoni( Venezia, 1707 – Parigi, 1793 ). L’azione passa dalla Sicilia alla Tessaglia, regione storica della Grecia antica, dove Euripide aveva ambientato la tragedia Alcesti, la sposa devota del re Admeto, pronta a morire per salvarlo, condannato a morte per aver ucciso i Ciclopi.

Griselda, giovane contadina di umili natali, sposa il nobile Gualtieri che la sottoporrà sadicamente a prove sempre più dure e crudeli per metterne alla prova la pazienza e la fedeltà : dal ripudio, all’allontanamento dei figli (Costanza ed Everardo, il minore), fingendo di aver fatto uccidere la primogenita. Griselda sembra accettare tutto con sofferenza e rassegnazione, tranne il matrimonio forzato con il malvagio Ottone, che la ricatta per volerla sposare, minacciando di uccidere il suo bambino. Griselda tentenna, ma alla fine rifiuta con ripugnanza, ribadendo l’assoluta fedeltà al marito. Commosso e ancor più innamorato, Gualtieri alfine le confessa che nessuno dei figli è stato ucciso e che Costanza, la novella sposa, altri non è che la figlia allontanata ancora in fasce, ritornata a casa assieme al fratello minore.

Vivaldi chiese a Goldoni di sostituire le arie patetiche con altre più appassionate e di azione, per valorizzare le qualità vocali e interpretative delle sua pupilla, la mezzosoprano Anna Girò o Giraud, che gli rimarrà accanto dal 1726 fino alla morte.

Delle sei voci, protagoniste del lungo dramma (quasi 160 minuti), è maschile solo quella del re di Tessaglia, il tenore spagnolo Jorge Navarro Colorado. Ottone, cavalier di Tessaglia, e Roberto, principe di Atene, amante di Costanza, sono due controtenori, interpretati, rispettivamente, da Kangmin Justin Kim, coreano-americano e da Antonio Giovannini. Corrado, fratello di Roberto e amico di Gualtiero, ha la voce della mezzosoprano Rosa Bove.

Apllausi generosi per tutti, ma più acclamate sono state la protagonista, Griselda, la mezzosoprano svedese Ann Hallenberg e la principessa Costanza, la soprano Michela Antenucci. Tra i pezzi di bravura, per la prima, l’aria “Brami le mie catene”, ostilmente rivolta ad Ottone in cui si manifesta il carattere fedele, ma battaglero di Griselda. Per la seconda, l’aria più rinomata del dramma, “Agitata da due venti”, in cui il cuore di Costanza è combattuto tra il dover sposare il re-padre e l’amore per Roberto, evocando l’onda di un mare spaventosamente burrascoso.

Il regista, scenografo e costumista Gianluca Falaschi ambienta il dramma in età moderna, spaziando, per i costumi, dagli anni ‘50 agli ‘80 del secolo scorso.

Un ruolo importante gioca il bosco che si vede dal palazzo, in cui c’è persino una scena di feste e balli chiassosi, con donne eleganti, uomini ubriachi, che ballano uno shake scatenato, mentre insidiano sia la loro sessualità, sia la pulizia dell’ambiente naturale.

Impeccabile, l’esecuzione dell’orchestra del teatro, sapientemente diretta da Diego Fasolis.

Ed ora spazio al prossimo dramma, così da assaporare l’abilità teatrale di un compositore maggiormente conosciuto per il repertorio strumentale.




Lasciare un commento