lunedì 25 marzo 2019 - Pompeo Maritati

La Cina è sempre più vicina. Mentre Conte gioisce, Salvini si tiene a distanza

La Cina è sempre più vicina, forse mai lo è stato tanto come in questi giorni. Il suo leader, insieme ad uno staff faraonico di oltre 450 persone è in visita ufficiale in Italia. Il nostro premier, Conte, è al settimo cielo. Sottoscritti accordi bilaterali per un valore di circa 3 miliardi con un potenziale sino a venti. Roba da far girare le scatole ai nostri cari ed affettuosi partener europei.

Il nostro governo comunque si è presentato al cospetto del nuovo mandarino, portatore di oro, incenso e mirra, in ordine sparso. Per non smentirsi, anche in questa circostanza, assume posizioni controverse. Salvini addebita alla Cina di essere economicamente non democratica, affermando che lì non c’è il libero mercato, motivo per cui ha preferito altri lidi, invece di ricevere il presidente cinese. E’ la solita imbecillità politica che contraddistingue come sempre una buona parte del nostro Paese, che non sa tutelare i propri interessi. D’altronde, penso non sia un’offesa ritenere Salvini un buon venditore di fumo, coinvolgente e travolgente, ma privo di conoscenza economica e soprattutto di diplomazia internazionale.

Non dico che bisogna abbassarsi le brache al cospetto ad una super potenza economica come la Cina, la cui espansione, in tutti i continenti risulta irrefrenabile. Ma è diplomaticamente deplorevole, che un vice premier, ministro degli interni, faccia dichiarazioni poco lusinghiere, mentre riceviamo, quale nostro ospite, il suo presidente. Dimostrazione incontrovertibile dell’ignoranza politica di Salvini.

Ci si sta preoccupando della Cina, che possa invadere e conquistare i nostri mercati, come se peraltro non l’avesse già in parte fatto, visto che la stragrande maggioranza dei prodotti che acquistiamo sulle etichette evidenziano in caratteri cubitali: Made in China”. Solo che, ipocritamente lo facciamo attraverso società europee ed americane che fanno realizzare i loro prodotti in Cina.

L’Europa non mi pare si sia rivelata partener fedele e corretto. Non poche volte ci ha osteggiato e ostacolato, con accordi che hanno spesso penalizzato importanti settori della nostra economia, con particolare riferimento all’agricoltura in genere. Come altrettanto non mi pare abbia fatto per tutelare i nostri marchi più pregiati. Anche se in questa circostanza, per ovvi motivi di correttezza, è bene sottolineare, che è stata la scarsa qualità della nostra politica  che ha consentito agli altri di ottenere risultati per noi penalizzanti. Non abbiamo saputo scegliere gli uomini giusti. Basta scorrere i nomi dei nostri rappresentanti in Europa, spesso figure di secondo piano, trombati dalla locale politica e mandati in Europa a scaldare qualche scranno.

Non vuol essere una mera e semplice denigrazione gratuita. E’ la constatazione dei fatti, visto che continuamente nei rapporti commerciali e non solo, in ambito Europeo, ne usciamo sempre con le ossa rotte. Vedi a caso il problema dell’emigrazione.

Ecco perché, non per simpatizzare con il M5S, ma per una giusta valutazione dei fatti, è da encomiare questa spinta economica verso la Cina. Ovviamente andrà gestita, perché la controparte non è stupida, ma rappresenta una buona carta, una ghiotta opportunità di sviluppo, che se ben sfruttata, potrà solo apportare dei benefici e non da trascurare anche un ridimensionamento del potere contrattuale di alcuni nostri partener europei.

 




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