mercoledì 19 luglio 2023 - Giovanni Greto

La Biennale Danza ha consegnato il Leone d’Oro alla carriera a Simone Forti

Inaugurato il 17esimo Festival Internazionale di Danza Contemporanea con la mostra Simone Forti nelle Sale d’Armi dell’Arsenale di Venezia

Realizzata in una collaborazione dinamica tra la Biennale Danza, il MOCA – Museo d’Arte contemporanea di Los Angeles, dov’è stata ospitata dal 15 gennaio al 2 aprile – e il MOMA – Museo d’Arte moderna di New York – la mostra, per la prima volta in Europa, è una retrospettiva selezionata del corpus dell’opera dell’artista e coreografa italoamericana (Firenze, 25 marzo 1935). Comprende disegni, video, pitture a olio, acquerelli, ologrammi, collage, scritti, fotografie, nel tentativo di esplorare in profondità la monumentale carriera di una persona visionaria, che si autodefinisce Movement Artist, “artista del movimento”, il cui strumento principale è il proprio corpo.

Di seguito, un estratto dalla lunga motivazione per il Leone d’Oro di Wayne McGregor :

Innovatrice in molteplici mezzi espressivi ed esperta nelle improvvisazioni di danza, nella sua arte Simone Forti ha spesso combinato elementi di movimento, suono e oggetti in nuove e sorprendenti articolazioni ibride. Il suo lavoro ha avuto un’influenza determinante sullo sviluppo della danza postmoderna e ha aperto la strada al minimalismo.

Simone Forti si è sempre mossa liberamente e senza confini tra mondi creativi, intrecciando diverse discipline e – facendo questo – ha sostenuto la superiorità del corpo, o piuttosto ‘il pensare con il corpo’ come forza di sperimentazione, azione e (re)invenzione.

Non riuscendo ad essere presente alla consegna per motivi legati alla sua salute – l’isolamento per la pandemia è stato aggravato dall’aumento del morbo di Parkinson, che ne ha affaticato l’eloquio, ulteriormente limitata la mobilità, ma non la creatività – la Biennale le ha recapitato il premio nella sua abitazione e lei ha inviato un tenero filmato di ringraziamento in cui la si vede alzare le mani dalla gioia di esser stata premiata e poi sfiora, accarezzandolo dolcemente, il leone dorato.

Quando tutto sembrava concluso, è apparso un collegamento in diretta in cui, pur affaticata e seduta in una sedia, forse sanitaria, è riuscita a parlare della sua arte, felice che essa possa continuare attraverso la sensibilità dei 16 giovani danzatori, selezionati da Biennale College.

Parte di essi ha eseguito con la massima concentrazione tre (su nove in totale) delle Dance Constructions, un’opera fondamentale per capire nel profondo il tipo di danza da lei creata. Tutto questo grazie alla coreografa americana Sarah Swenson, collaboratrice con lei fin dal 1998, la quale ha condotto un Workshop di tre giorni sulle pratiche di Simone Forti, esplorando le improvvisazioni sul movimento, i giochi, la scrittura, il suono, il disegno, il muoversi e parlare dell’artista.

La mostra retrospettiva, visitabile tutti i giorni fino al 29 luglio, dalle 11 alle 19/20 (dipende dal giorno), occupa lo spazio di due Sale d’Armi. Nella prima, a livello della strada, quotidianamente, non so se saranno sempre gli stessi, oppure si alterneranno, gli allievi hanno interpretato, Huddle, 1961, (calca, folla, confusione), la più conosciuta delle Dance Constructions.

Così l’autrice descrive il concepimento della coreografia :

Volevo usare la forza del mio corpo contro qualcosa che resiste. Pensai che avrei potuto arrampicarmi. Da ciò l’idea di corpi ammucchiati che si arrampicano l’uno sull’altro e che poi scendono dal mucchio per restare parte della forma.

La seconda danza, Slant Board, 1961 ( tavola, asse inclinato), immaginata a partire da un pannello in compensato inclinato, mostra tre allievi, che tenendosi strettamente ad una corda, vanno su e giù, intrecciandosi e scambiando posizione alla fine di ogni azione.

Nella terza, Hangers, 1961, (persona sospesa), con corde in fibra naturale, tre allievi sono in equilibrio su una corda, appesa al soffitto, immobili, tuttavia mossi da altri tre che camminando fra loro li urtano.

Si tratta di lavori rivoluzionari, che combinano scultura e movimento, richiedono forza fisica e concentrazione e generano uno spirito di comunione tra i danzatori.

Tutto questo, il pubblico presente lo ha avvertito, e ha provocato un applauso liberatorio alla fine di ogni performance, della durata più o meno di 10 minuti.

Nella medesima sala ci sono tre video, proiettati su uno schermo, che continuano senza sosta.

In quello più esteso, rispetto agli altri, si vede un esempio delle News Animations, una serie di performance in cui l’artista rende espliciti gli argomenti delle notizie attraverso il movimento e l’improvvisazione.

In Zuma News (2013), un video di 12 minuti, girato nella Zuma Beach a Malibu, distesa sulla spiaggia, Simone assembla giornali che diventano sempre più pesanti, venendo a contatto con le onde del mare. Ciò che viene comunicato è lo sforzo immane, che sembra affaticare anche colui che guarda.

Analogamente, nella seconda stanza adibita per l’esposizione, raggiungibile salendo una ripida, alta scalinata, si può vedere, di una serie proseguita nel 2016, A free Consultation. Simone è stesa sulla neve e ha in mano una radio a manovella. Così ha spiegato a ‘Flash Art’ il video :

Non si capisce esattamente dove mi trovo, ma in realtà, sono al bordo del lago Michigan, uno dei tre grandi laghi di quella regione. E a due metri da dove sono sdraiata, c’è della neve, e nel video, mi si vede strisciare un po’ come un rettile, come una tartaruga. Mi sposto lentamente verso la neve, verso il lago. Il titolo dell’opera è legato al fatto che fra le mani ho una radiolina che ascolto, ed a un certo momento passa un annuncio che dice “you can get a free consultation…” 

In Artext, così spiega il tipo di performance :

nelle mie performance News Animations attingo a una sorta di combinazione vorticosa di immagini, ricordi, dettagli e informazioni relative ai media o stimolate dai media. Ho la sensazione di qualcosa che posso esprimere verbalmente. E se sono in movimento, potrò cogliere quelle sensazioni di pressioni e tensioni.
Posso sentire quando una situazione cede, quando è bloccata o sotto pressioni opposte da tempo e posso sentire quando qualcosa cambia da qualche parte. Posso usare il linguaggio verbale per cercare di specificare quali sono queste tensioni, cos'è che è cambiato, com'è cambiato. Lo avverto nel mio corpo così che posso esprimerlo usando anche il mio corpo.

Questo, invece, è il pensiero comunicato a Flash Art :

News Animations rappresenta quello che io sento in un senso kinestetico e che mi permette di capire le forze in gioco in una situazione complicata. Ho cominciato quest’esplorazione proprio per cercare di comprendere le notizie di attualità. Leggo molto i quotidiani online e ascolto la radio. E così poi improvviso, mi muovo, parlo, interpreto e vivo le notizie e le sensazioni che mi provocano. È un approccio che lega il corpo, la mente e il mondo. E mi permette, a volte, di capire il mondo, anche perché io non sono molto scolastica, ma sono molto fisica. Capisco le cose, ma a modo mio.

Tornando alla prima sala, troviamo ancora tre video.

Three Grizzles (1974), girato da Elaine Hartnell al Central Park Zoo di New York, esplora l’influenza della reclusione nel movimento degli animali. E’ correlato agli studi sugli animali in cattività che hanno ispirato la pratica di movimento : Simone ha infatti fatto propri lo strisciare, la forma degli insetti, il continuo muoversi in tondo, la testa penzolante e il passo pesante degli elefanti. Assumendo gli schemi corporei di orsi, elefanti e altre creature, la coreografa esegue una serie di movimenti ripetitivi.

Gli altri due video fanno riferimento agli spettacoli Solo Number I (1974) e Planet (1976).

In entrambe le sale ci sono una serie di fotografie di spettacoli e disegni graziosi e minuziosamente curati come ad esempio Sea Lions Sunning Fullness of Throat Sensuous Quality (1968), che fanno parte della serie “Animal Study”.

Interessanti alcuni video presenti nella sala superiore.

Uno in primis, in bianco e nero, testimonia quel desiderio di improvvisare e la forza espressiva che si espandeva in una performance, datata 1978, assieme al terzo marito, dal 1974 al 1981, Peter van Riper, al sassofono soprano.

Sorprendenti per qualità e bellezza, due ologrammi, entrambi del periodo 1975 – 1978 : Bug Jump e Striding Crawling.

In conclusione, la mostra ripercorre in maniera stimolante, anche se ovviamente non esaustiva, sessant’anni di lavoro continuo, a partire dalle “Dance Constructions”, attraverso numerosi progetti e collaborazioni, selezionati dai suoi archivi, che rivelano l’approccio curioso, tattile e generoso di Simone Forti, la sua celebrazione dell’elasticità del corpo, il suo dedicarsi totalmente, senza alcuna restrizione, alle possibilità del movimento.

 

 




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