martedì 12 ottobre 2021 - Gerardo Lisco

La Basilicata laboratorio politico nazionale?

La Basilicata negli ultimi decenni è stata spesso un vero laboratorio politico capace di anticipare le tendenze nazionali.All’indomani della fine della Prima Repubblica e con essa della destrutturazione dei partiti tradizionali, gli eredi della DC del PCI e dello stesso PSI trovarono l’intesa dando origine alla coalizione dei “Progressisti” che per composizione e cultura politica ha anticipato lì’Ulivo di Prodi.

 La coalizione dei “Progressisti” vinse le elezioni portando alla guida della Regione il prof. Di Nardo. E ricordo ancora la chiacchierata fatta con lui su come la contrapposizione politica fosse tra Democratici, ossia la coalizione dei “Progressisti”, e Liberali, rappresentati dalla coalizione di centrodestra che aveva in Forza Italia il partito guida. L’alleanza dei “Progressisti” vinse con il 54,82% dei consensi, il centrodestra si attestò al 36,57% dei consensi. Il Partito della Rifondazione Comunista si presentò da solo prendendo il 6,45% dei consensi eleggendo due consiglieri regionali. La partecipazione al voto superò il 78%. Come si può evincere dal posizionamento delle coalizioni e dei singoli partiti lo schema è lo stesso che verrà riproposto a livello nazionale con l’Ulivo di Prodi e la vittoria di questi contro il centrodestra guidato da Berlusconi. Con la vittoria dei “Progressisti” si avvia quella lunga stagione che ha visto il centrosinistra alla guida della Regione Basilicata fino al 2018.

Nel corso delle successive tornate amministrative, dopo l’exploit rappresentato dall’elezione di Bubbico nel 2000 che con la confluenza nella coalizione del Partito della Rifondazione Comunista vinse con oltre il 63% dei consensi, si assiste ad un calo dei voti a favore del centrosinistra , alla progressiva crescita del Centrodestra e all’aumento dell’astensione. Dall’analisi dei dati delle singole tornate elettorali si evince che circa un 20% di elettori non si riconosce in nessuno degli schieramenti fino ad arrivare alle elezioni amministrative del 2013 quando ancora una volta la Basilicata anticipa quanto succederà a livello nazionale. Il candidato di centrosinistra, alla guida della coalizione “Basilicata presente” vince le elezioni con il 59,68% dei consensi a fronte di un centrodestra che si attesta a poco più del 19% e al M5S al 13,19% dei consensi. La vittoria di Pittella è segnata da un calo della partecipazione che supera il 50% degli elettori. Pittella vince le elezioni mettendo in campo una coalizione che tenta lo sfondamento al centro dell’elettorato. Lo slogan è “liberiamo la Basilicata”. La domanda è liberarla da chi? In Basilicata il centrosinistra governava ininterrottamente dal 1995 per cui il “liberiamo la Basilicata” non poteva che essere rivolta alla sua stessa coalizione. Il sostegno che Pittella ebbe da parte di numerosi amministratori dichiaratamente di centrodestra e il successivo recupero di esponenti dell’area centrista, anticipa ciò che farà Renzi eletto segretario del PD alle elezioni europee del 2014 quando il PD prenderà il 40,81% dei consensi a fronte di una partecipazione di poco superiore al 57%. Sono consapevole che non si possano comparare elezioni diverse; ciò che mi preme, però, è evidenziare come il modello Pittella, il suo “Liberiamo la Basilicata” anticipi la “rottamazione” di Renzi. Ciò che fanno entrambi è appunto mettere da parte il gruppo dirigente del PD individuando, a livello nazionale, in Bersani e soprattutto in D’Alema i capri espiatori di un centrosinistra che aveva perso l’iniziale appeal elettorale. Tanto Pittella a livello Regionale quanto Renzi a livello nazionale conquistano l’elettorato di centro e contestualmente perdono il tradizionale elettorato di sinistra che si rifugia nell’astensione o nel M5Sperchè ancora non vede la Lega o Fratelli d’Italia come possibili alternative. Le elezioni regionali in Basilicata, per quanto vinte dal centrosinistra, segnalano un’altra tendenza: la crescita dell’astensione. Nel 2014, l’anno stesso in cui il PD alle elezioni europee aveva superato il 40% dei consensi, alle regionali che si tennero in Emilia Romagna la partecipazione scese sotto il 38%, il centrosinistra vinse con il 49% ma la metà degli elettori non si sentì rappresentata dalle coalizioni. Una parte dell’elettorato votò M5S che prese oltre il 13% dei consensi. Tornando alla Basilicata le elezioni regionali del 2019 vedono la vittoria del centrodestra e la partecipazione aumenta di cinque punti percentuali rispetto alle precedenti. Il centrodestra vince con il 42% dei consensi staccando di circa dieci punti il centrosinistra, il PD prende poco più dell’8% dei consensi. Una parte dell’astensione e di elettori che si dividevano tra centrodestra e centrosinistra votano M5S che supera il 20% diventando la prima forza politica. Lo sfondamento al centro operato da Pittella alle regionali e da Renzi alle elezioni politiche nazionali si è tradotto tanto in Basilicata quanto a livello nazionale in un massacro per il PD e il centrosinistra. Il PD, con lo sfondamento al centro, ha visto un drastico ridimensionamento sia in termini assoluti che percentuali del proprio consenso elettorale. In Basilicata alle politiche del 2018 aveva il 16% dei consensi, alle regionali dell’anno successivo realizza poco più dell’8%, sperando che l’emorragia di voti venga intercettata dalle liste civiche della coalizione alla cui guida viene presentato un candidato che per tradizione culturale e politica proviene dal MSI – DN. Con questa candidatura, i leader del PD lucano, pensavano di poter “sfondare” a destra. Veniamo all’oggi: con le, a dir poco, strane dimissioni , dell’assessore Cupparo si è apertala crisi in regione Basilicata. “sleeping Vito” dopo due anni e mezzo di governo regionale si è per così dire “svegliato” in Consiglio regionale, con un discorso, qualcuno direbbe, di alto profilo istituzionale ed ha redarguito la propria maggioranza evidenziando i comportamenti a dir poco scandalosi di alcuni consiglieri regionali; ha richiamato tutti all’ordine lasciando intendere che vuole risolvere la crisi nell’arco di questo mese al fine di affrontare le sfide che vengono in primo luogo dalle risorse del PNRR. Con il discorso di Bardi si profila ancora una volta la possibilità che la Basilicata possa diventare una sorta di “laboratorio politico” in grado di testare le possibili scelte che verranno fatte a livello nazionale. La Basilicata, come ho cercato di dimostrare, in modo più o meno consapevole, ha anticipato le tendenze verificatesi a livello nazionale. La crisi del Governo Bardi, con le aperture date dal Presidente della Giunta regionale, potrebbe risolversi in una soluzione che riprodurrà in ambito locale, la situazione nazionale post elezioni politiche. Le esternazioni di Bardi hanno destato l’interesse tanto dei consiglieri regionali di Italia Viva, quanto dello stesso candidato a presidente della Giunta per il centrosinistra, Trerotola, che però ha vincolato, presumo solo pro forma, la propria disponibilità all’assenso dei consiglieri di centrosinistra presenti in consiglio regionale. Queste disponibilità non vengono a caso, rispondono a interessi economici e politici specifici. Il primo interesse è quello dell’ENI. La Nuova del Sud, in data 28 giugno 2021, pubblica un supplemento dedicato alla transizione ecologica che contiene dichiarazioni del Ministro Cingolani e della Confindustria che chiede alla Regione di “adeguarsi legislativamente”. In altri termini: per affrontare la sfida servono più eolico e più energia solare “ma la Basilicata è in ritardo”. In aggiunta a questo interesse ve ne sono altri come ad esempio il completamento della ferrovia Ferrandina Scalo – Matera e il progetto dell’alta velocità. Progetti questi che passano dal Ministero dei trasporti e delle infrastrutture la cui titolarità è in capo ad una esponente di Italia Viva. In questi mesi abbiamo avuto modo di leggere numerose dichiarazioni sul tema da parte del Consigliere Braia esponente di Italia Viva. Vi sono poi il capitolo relativo al neonato corso di laurea in Medicina e alla riforma sanitaria. Non a caso Trerotola non chiude a Bardi: non mi risulta essere persona invisa al Ministro della Sanità. Infine attuazione del PNRR. Quelle che ho elencato sono le possibili linee guida di una nuova maggioranza in consiglio regionale a guida Bardi pronta anche per le prossime regionali. Ebbene una tale possibile maggioranza, anticiperebbe ciò che potrebbe accadere dopo le elezioni politiche a livello nazionale. Il governo Draghi sta dettando l’agenda politica e chi a livello locale esce dal torpore coglie l’occasione. Questa operazione, sia chiaro è una mia ipotesi, contribuirebbe in ambito locale a definire il posizionamento delle forze politiche presenti in Consiglio regionale e in questo caso la Basilicata si rivelerebbe ancora una volta una sorta di laboratorio politico capace di anticipare tendenze nazionali. 

Foto interno.gov




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