martedì 1 giugno 2010 - Willy Wonka

La BP bastonata dal mercato. Nel frattempo la perdita di petrolio non sembra fermarsi

La BP bastonata dal mercato. Nel frattempo la perdita di petrolio non sembra fermarsi

Quello che sta succedendo negli Usa è una delle più gravi catastrofi ambientali che sia mai capitata e soprattutto una spia delle falle nei sistemi di sicurezza delle grandi del petrolio e un campanello d’allarme, se mai ce ne fosse ancora bisogno, di quanta importanza alcune aziende danno alla sicurezza dei cittadini e dell’ambiente.
 
Fallito anche il secondo tentativo, denominato “Top Kill”, di bloccare la fuoriuscita di greggio, c’è chi si domanda se bisognerà aspettare che il pozzo si svuoti per porre fine a questa che è stata definita la peggiore catastrofe ambientale della storia degli Stati Uniti. L’azienda inglese ha sostenuto dall’inizio della fuoriuscita del greggio che fossero 5000 i litri di petrolio che fuoriuscivano quotidianamente dalla falla. Ma qualche giorno fa il governo statunitense ha stimato che fossero, invece, 22000 i litri che fuoriescono ogni giorno. Una catastrofe ancora più grave di quella della Exxon Valdez in Alaska.
 
Nel frattempo se non lo hanno ancora fatto i governi a bastonare la BP ci pensa il mercato. Stamattina infatti la società petrolifera, in seguito al fallimento di arginare la perdita di greggio, ha perso il 15% nella seduta di Londra, precipitando al punto più basso dell’ultimo anno e la stessa società ha detto che, ad oggi, i costi di gestione della perdita hanno toccato i 990 milioni di dollari.
 
Prima del fallimento, sembrava che il progetto “Top kill” fosse riuscito a bloccare la fuoriuscita del greggio e la società petrolifera si è impegnata a pagare tutti i danni, ma oggi il rischio è che la perdita possa durare fino ad agosto prima che si riesca ad arginare il problema: “Questa è, ovviamente, una situazione difficile, ma è importante che la gente sappia che dall’inizio il governo si è incaricato della cosa” ha detto domenica Carol M. Browner, la consulente al cambiamento climatico e alle politiche energetiche di Obama. Nel fine settimana era intervenuto anche Barack Obama che aveva promesso ai suoi concittadini che “BP pagherà fino all’ultimo dollaro”.
 
Ma Obama si era anche assunto la responsabilità di quello che è successo. Il presidente Usa, in visita per la seconda volta in un mese in Louisiana aveva dichiarato che non avrebbe lasciato sola la popolazione: “non sarete abbandonati”, “L’America non si è mai trovata ad affrontare un’emergenza simile (…). Alla fine mi prendo la responsabilità della soluzione della crisi, sono il presidente e il rischio me lo prendo io”.
 
A pochi giorni da questa dichiarazione Obama è sempre più nell’occhio del ciclone. I sondaggi non giocano proprio a suo favore e, come riporta il sito “The Athlantic” che, riportando un’indagine della Gallup, sottolinea come il 53% per cento degli statunitensi trovano che la risposta del Presidente alla catastrofe BP sia “scarsa” o “molto scarsa”.
 
La soluzione che servirebbe solo per limitare le perdite di petrolio in mare sarebbe quello di “mettere sopra il pozzo una nuova cupola che, una volta in posizione, risucchierà i fluidi in superficie” ha detto il responsabile delle operazioni per Bp Bob Dudley alla Cnn.
 
Nel frattempo apprendiamo da Libération, che la società americana jess3, specializzata nella visualizzazione dei dati ha deciso di vendicarsi per questa catastrofe e l’ha fatto online in maniera un po’ particolare. Installando un plug in sarà possibile inondare di macchie nere tutte le pagine che riportano la scritta BP.
Il problema è che scrivendo Bp vedrete il vostro schermo riempirsi di macchie nere, ma soprattutto, continua il giornalista di libé, guai a voi a cercare parole come "Banque Populaire", "Blood Pressure" et "Brevet Professional".



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