martedì 17 febbraio 2015 - Roberto Bortone

L’unica strada è convivere. Al via la campagna "Spegni le discriminazioni, accendi i diritti"

Si intitola “Spegni le discriminazioni, accendi i diritti” , la campagna informativa contro ogni forma di discriminazione lanciata dall’UNAR, l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali del Dipartimento per le Pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri.

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Segregazione, emarginazione, discriminazione. Tre parole il cui significato purtroppo è sotto gli occhi di tutti, ogni giorno. Dai campi rom - l'Italia è ancora l'uinco paese in Europa che non punta su politiche abitative differenti - agli episodi di xenofobia e razzismo che interessano le nostre città. A queste parole ne andrebbe aggiunta una quarta: corruzione. Mafia Capitale ci ha insegnato che la marginalizzazione delle fasce più deboli della società può diventare anche un affare milionario, tanto chi se ne accorge? La presunta rivolta di alcune periferie contro il degrado rappresentato dalla presenza definita "insostenibile" di rifugiati e rom (Tor Sapienza docet) hanno rivelato l'esistenza di una vera e propria strategia della tensione con mandanti, registi ed esecutori: a loro il compito di distogliere l'attenzione dal vero problema - l'integrazione - e dai veri attori, i politici incapaci, per indicare soluzioni anacronistiche: è una guerra tra poveri e allora cacciamo i più poveracci dalle periferie. Peccato che nelle periferie delle nostre città ci vive l'80% degli italiani che cercano risposte di breve e lungo periodo: servizi per l'infanzia, per le famiglie, per gli anziani, trasporti, lavoro. 

E i costi umani ed economici della mancata integrazione sono sotto gli occhi di tutti. Potrebbero essere indicati anche come voci di spesa nel bilancio dello Stato. I dati diffusi dall'UNAR, l'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, organismo voluto in ogni stato membro dall'Unione Europea, parlano di un razzismo strisciante e sempre presente, che talvolta emerge con episodi eclatanti alla ribalta della cronaca. Si parte dalla retorica dell'"invasione" dei migranti portatori ieri di malattie - ricorderete la convergenza sul binomio ebola-profughi di Grillo ed Alfano - oggi di estremismo, per arrivare alle dure sanzioni disciplinari inflitte ogni domenica dai giudici sportivi a questa o l'altra squadra per cori e striscioni razzisti. Nel 2014 in Italia sono stati registrati e affrontati oltre 1300 casi di discriminazione. Disabilità, orientamento sessuale, appartenenza etnica o religiosa sono ancora fattori di esclusione per tante, troppe persone.

I mass media, in particolare internet, la fanno da padrone: ben il 25% delle discriminazioni avviene proprio sul web, dai social network e dai mezzi di informazione. Ci vuole una cura del linguaggio per spiegare che non esistono più i nomadi, che i rom non sono tutti ladri, che l'islam è una religione pacifica, che gli immigrati scappano dalle guerre e dalla fame e che tutti, senza ombra di dubbio, sono esseri umani. Per questo motivo può e deve avere successo la campagna di sensibilizzazione  “Spegni le discriminazioni, accendi i diritti” lanciata, su vasta scala, dal Governo.




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