giovedì 1 agosto 2019 - Anna Maria Iozzi

L’intervista | De André canta De André in Storia di un impiegato

Eccellente polistrumentista e noto figlio d’arte, sta riscuotendo grande successo in tutta Italia per il tour “Storia di un impiegato – De André canta De André”. Stiamo parlando di Cristiano De André, figlio dell’indimenticabile Fabrizio De André, il cantore degli ultimi e degli emarginati. In questa intervista, Cristiano ci svela le sue sensazioni sulla tournée dedicata a uno degli album più rappresentativi e pacifisti di suo padre e la magica serata vissuta con la PFM all’Arena di Verona.

Quali sono le sue sensazioni a margine del grande successo del tour “Storia di un impiegato – De André canta De André” incentrato sul vasto repertorio di suo padre, l’indimenticabile Fabrizio De André?

“Sono felice che un tema come quello di “Storia di un impiegato” abbia avuto questo riscontro, perché oggi è importante risvegliare le coscienze. Per questo, ho scelto questo disco, tra i più pacifisti di mio padre, per insegnare che, come diceva lui, non ci sono poteri buoni. Dobbiamo essere noi a decidere per la nostra vita, rispettarci e andare d’accordo. Possiamo provare a trovare un pensiero comune e partire da piccole comunità.”

Ha deciso di proporre in una versione rivisitata i successi di suo padre. A quali è maggiormente legato e a cui non riuscirebbe farne a meno?

“Tra quelli dell’album “Storia di un impiegato”, sicuramente “La canzone del padre”. C’è una specie di transfer in quel pezzo. È emozionante.”

Memorabile è il grande successo ottenuto nelle due serate al Teatro Brancaccio di Roma, tenutosi il 13 e il 14 febbraio del 1998. Quali sono i suoi ricordi legati a quella serata?

“Ho molti ricordi legati a quella data e a quel tour in generale. Aver suonato con mio padre e aver curato gli arrangiamenti di quel tour è stato un grande onore e una responsabilità. Ho potuto vivere con mio padre gli ultimi due anni della sua vita. Ci siamo ritrovati.”

Che ricordo ha dell’ultimo concerto tenutosi a Roccella Jonica il 13 agosto del 1998?

“Me lo ricordo. Impossibile dimenticarlo. È stato un concerto memorabile.”

Come è stato il grande evento all’Arena di Verona insieme alla PFM, la storica band che, nel 1979, ha realizzato una tournée di grande successo con suo padre?

“Abbiamo preso una manciata di canzoni e abbiamo provato un po’, ma sentivamo che eravamo già pronti, ancora sul filo dell’emozione del ’79. All’Arena, è venuta tantissima gente. È stata un’emozione suonare con la PFM. Una sorta di cerchio che si è chiuso, rispetto a quando ero ragazzino e li guardavo suonare con mio padre. Li chiamo “i miei zii”. Incredibile per la quantità di gente che è venuta e la magia. Tre ore di concerto.”

Suo padre è un punto di riferimento per tutti i giovani. Lo identificano come un supporto morale nei momenti di difficoltà, un amico o un fratello maggiore. A loro che cosa si sente di dire?

“Mio padre è stata una persona molto coerente. Qualcosa che non esiste più oggi. Tutti fanno un po’ le banderuole. Credo che il fatto che si sia schierato sempre con le minoranze e contro le guerre lo porta nell’impero dei grandi artisti, di chi ha lasciato una direzione da seguire.”

Che cosa ha lasciato in eredità suo padre e che lei intende portare avanti?

“Una coerenza di pensiero, una grande profondità d’animo e un aiuto per tutti.”

 




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