sabato 18 maggio 2013 - paolo

"L’innocenza funzionale" di Silvio Berlusconi secondo Santanchè

Daniela Santanché, all'anagrafe Daniela Guarnero (il cognome Santanché è dell'ex marito chirurgo) è una persona decisamente rappresentativa. Molto rappresentativa.

Lo è non tanto per gli incarichi di prestigio che ha ricoperto e attualmente ricopre nell'entourage di Silvio Berlusconi, è stata per esempio sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ma perché riassume in sé un modello sociale e comportamentale che può essere preso come punto di riferimento rappresentativo di milioni di italiani.

Di lei si può pensare tutto il male possibile ma bisogna ammettere che ha un carisma fuori dal comune; quando te la ritrovi davanti, alta come un corazziere e con quella voce stridula che occupa tutte le frequenze acute dello spettro umano, tutto puoi fare men che ignorarla. In gergo televisivo si dice che "buca lo schermo come pochi ".

La sua rappresentatività consiste nell'aver elaborato una teoria che permette di collassare il triangolo giudiziario (accusa, difesa, giudice) in un solo lato: la difesa. Che, nel caso specifico di Silvio Berlusconi, è sempre e comunque fonte di verità a prescindere. Come lei la pensano, o almeno sembrano pensarla, milioni di italiani. Il teorema parte da un presupposto: Silvio è perseguitato da giudici politicizzati (di sinistra) che vogliono resettarlo. Se tale è l'ipotesi ne consegue che qualunque accusa a suo carico è falsa e quindi Silvio è innocente.

In ragione di questo teorema i "fatti" prospettati dai pubblici ministeri che accusano Silvio sono frutto di elaborazioni fantasiose, puri artifici probatori costruiti su illazioni, dicerie, oppure luoghi comuni logico-deduttivi del tipo "Berlusconi non poteva non sapere", così come i testimoni a carico, le intercettazioni, i documenti che testimoniano le dazioni di danaro per le eventuali corruzioni o il pagamento di favori, sono costruzioni puramente immaginifiche per colpire politicamente colui che raccoglie il consenso di milioni di cittadini, con lo scopo di farlo fuori dall'agone politico. La famosa sconfitta per via giudiziaria.

Quindi, secondo questa originale teoria "difensiva", il pubblico ministero del Tribunale di Milano Ilda Bocassini, a margine del processo Ruby per prostituzione minorile a carico di Berlusconi, sostenendo la sua tesi accusatoria in pratica sostiene che tutte le donne che hanno partecipato alle feste di Arcore sono delle prostitute. Così Daniela si esprime in un litigio televisivo con il filosofo Cacciari: "Se lei (Ruby) è una prostituta allora lo sono anch'io perché anch'io ci sono andata moltissime volte (ad Arcore)".

Segue quindi che i 4 milioni di euro circa versati da Silvio a Ruby erano per fini di bene, ovvero aiutare una povera ragazza sbandata, così come i 0,5 milioni di euro versati, tramite Lavitola, a Tarantini nell'affaire D'Addario, erano per aiutare una famiglia (ricca) in difficoltà, e via di questo passo. Per ogni accusa insomma c'è pronta una giustificativa-verità. Non si coglie neanche l'aspetto etico e morale che, mentre Angelino Alfano e la stessa Santanché denunciano appassionatamente i ripetuti suicidi di imprenditori disperati, quei soldini, meglio destinati, avrebbero probabilmente salvato decine di vite umane. Insomma che la versione di "Silvio benefattore" appare un tantino stiracchiata .

Extrapolando il Santanché pensiero anche la confessione del senatore (ex IDV) De Gregorio di avere percepito 3 milioni di euro per passare nelle file del Pdl è falsa malgrado le tracce inequivocabili dei versamenti ricevuti, così come sono false tutte le accuse che l'ex premier ha avuto contestate che, solo per rinfrescare la memoria, vanno dalla corruzione della guardia di Finanza (finanzieri condannati), alla corruzione di giudici (giudici condannati), all'evasione fiscale (condanna in 2° grado), falso in bilancio (eliminato da legge ad personam), prostituzione minorile (processo Ruby) etc.

Il meccanismo logico si concretizza poi nell'identificare il pubblico ministero, nel caso specifico la Bocassini piuttosto che Woodcock nel processo De Gregorio, che ha il solo compito di costruire e provare la tesi accusatoria, con il collegio giudicante che formula sentenza sulla base delle risultanze dell'iter processuale, in una sorta di brodo misto dei rispettivi ruoli dei magistrati. Per cui se è vero che Ilda Bocassini è una comunista (tale, ex o presunta), i giudici che condannano Berlusconi sono anch'essi tutti comunisti, se invece lo assolvono (è capitato anche se spesso a causa di leggi ad personam) sono esempi di democrazia.

Tornando al caso Ruby, il collegio sulle indagini preliminari (altro collegio giudicante) che ha ritenuto congrua la tesi accusatoria era composto da tre donne, nessuna delle quali riconducibile ad idee politiche "comuniste", anzi due di loro, secondo fonti giornalistiche, decisamente simpatizzanti per aree politiche di destra, una addirittura dichiaratamente elettrice del Pdl.

Quindi è del tutto evidente che tutti i Santanché che votano Silvio Berlusconi, lo si è visto confermato nelle interviste ai suoi simpatizzanti nella recente manifestazione in piazza a Brescia, non si pongono assolutamente il problema di sapere se effettivamente il "fatto sussiste al di là di ogni ragionevole dubbio", compito assegnato al magistrato giudicante e a nessun altro, tanto meno al cittadino comune, non è questo che a loro interessa, non interessa sapere se l'uomo che li rappresenta è un comune delinquente, danno per scontato che non lo sia e prendono per buone tutte le giustificazioni, anche quelle più smaccatamente demenziali come quella che Ruby fosse la nipote di Mubarak, addotte dal premier per discolparsi, come fossero perle di verità.

A questo punto sorge un dubbio. Poiché è impensabile che personaggi come Maurizio Lupi, Fabrizio Cicchitto, Angelino Alfano, Quagliariello (uno dei saggi), Bondi, Comi, Gelmini, Lorenzin etc... siano tutti creduloni e quindi che se le bevano tutte d'un fiato, ci deve essere un'altra spiegazione.

O meglio due spiegazioni, come uomini quella di concretizzare le loro legittime aspirazioni montando sul carro del magnate di Arcore a difesa di tutte le sue intemperanze, sapendo di poter trarne un tornaconto personale.

Come politici la spiegazione non può che essere politica, ovvero sanno che Silvio Berlusconi interpreta "l'idem sentire" di larghi strati della popolazione italiana, ovvero cittadini che ragionano, termine in questo caso forse abusato, più con la pancia che con la testa, che hanno un basso o nullo profilo etico-morale, che sono cresciuti con modelli educativi distorti, probabilmente affetti da gap culturali evidenti e che identificano nella ricchezza, nelle performance vincenti di Silvio Berlusconi tutte le loro aspettative di vita. Per loro Silvio è un "ganzo", un "trombatore", ho ancora sotto gli occhi quel donnone che in piazza a Brescia proclamava la sua totale disponibiltà ad andare a letto con Silvio (diretta tv). Una sorta di delirio e di esaltazione della figura che mi ricorda una signora che sosteneva che Bruno Vespa è un bell'uomo, evidentemente confondendone l'aspetto fisico con il carisma televisivo. 

Insomma Silvio, secondo questa teoria, è uno che può e deve permettersi qualsiasi cosa senza dover rendere conto a nessuno, perché è un uomo potente "che si è fatto da solo" (non importa come) e che interpreta i sogni di chi vorrebbe poter costruirsi una casa quando e come vuole, non pagare le tasse o pagarle in minima parte, secondo discrezione, e approffittare di tutte le opportunità che la vita offre senza lacci o laccioli di sorta. Una sorta di liberismo esistenziale. Per loro, non i giudici di Milano, ma tutti i giudici, le stesse leggi, gli adempimenti come cittadini che vivono in un contesto sociale che si chiama Stato, sono autentiche "rotture di balle", inutili vessazioni, bastoni tra le ruote che impediscono le loro affermazioni personali, in altri termini autentiche ingiustizie. Questo è il popolo di Silvio che sostiene l'esigenza di riformare la Giustizia, secondo nuove regole, magari dettate proprio dal loro leader.

Su questi cittadini, almeno due su dieci dell'intera popolazione con larga rappresentanza femminile, Silvio può contare sempre e comunque, uno zoccolo duro che nessun altro soggetto politico può vantare, né il PD che è continuamente rimesso in discussione dai suoi stessi elettori, né Grillo con il suo M5S che rappresenta un fenomeno che può gonfiarsi o sgonfiarsi ma che non è profondamente radicato nel tessuto sociale.

Per questo motivo Silvio sarà colui che vincerà le prossime elezioni politiche, a meno che non cada sotto il fuoco nemico delle "toghe rosse".




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