mercoledì 16 giugno 2010 - Bernardo Aiello

L’infanzia disabile e le Istituzioni

L'infanzia disabile e le Istituzioni

Dalla cronaca di un noto quotidiano della Capitale, il caso di un bambino autistico di otto anni, ripetutamente sculacciato e schiaffeggiato da un’insegnante. Nella denuncia dei genitori una bruttissima storia, che è nell’augurio di tutti possa assumere connotati diversi nei successivi accertamenti degli Organismi Giudiziari preposti.
 
Resta, però, il dato oggettivo di un temporaneo allontanamento dalla scuola del bambino su consiglio dell’insegnante di sostegno e della terapeuta della ASL; ed anche, verso fine anno, un invito alla famiglia, da parte della stessa insegnante di sostegno, affinché il ragazzo fosse ritirato per porre rimedio alla situazione creatasi in classe. Nessuna notizia di eventuali interventi del dirigente responsabile della scuola, di cui vorremmo conoscere lo stipendio mensile per confrontarlo con quello medio di una cassiera del supermercato sotto casa.
 
Quello che risalta in questa brutta storia è il persistere, in ogni angolo del nostro Paese, dall’autoritarismo irresponsabile ed autoreferenziale di una Pubblica Amministrazione incapace di considerare i cittadini soggetti di diritto e non sudditi, come se la Costituzione Repubblicana non fosse stata mai adottata ed il Savoia di turno, invece di dedicarsi alle canzonette, continuasse a regnare sulla scorta dello Statuto Albertino.
 
In un mondo in cui tutti fossimo considerati cittadini e non sudditi, ad un insegnante non sarebbe mai concesso di non adeguare la propria didattica ai soggetti che è chiamato ad istruire, fra essi comprendendovi anche i disabili; in un mondo in cui tutti fossimo considerati cittadini e non sudditi non vi sarebbero insegnati di sostegno perché tutti gli insegnanti sarebbero di sostegno e sarebbero in grado di svolgere il loro lavoro verso la più ampia utenza; in un mondo in cui tutti fossimo considerati cittadini e non sudditi non dovrebbe essere l’alunno autistico o disabile a doversi allontanare, per un dato periodo o per sempre, dalla scuola, bensì la pseudo-insegnante, manifestamente non in grado di svolgere l’insegnamento né in quella scuola né in un’altra.
 
In un mondo in cui tutti fossimo considerati cittadini e non sudditi la stessa cosa dovrebbe valere anche per la Polizia di Stato chiamata a gestire l’ordine pubblico allo stadio, che anche ai disabili dovrebbe essere concesso di frequentare; in un mondo in cui tutti fossimo considerati cittadini e non sudditi la stessa cosa dovrebbe essere anche per la Magistratura, che dovrebbe essere in grado di trasferire l’astrattezza della norma all’umanità dei cittadini e non sudditi, cui essa va applicata; in un mondo in cui tutti fossimo considerati cittadini e non sudditi non dovrebbe essere consentito all’insegnante tutor di un corso universitario di invitare i genitori di uno studente disabile a non iscriverlo velatamente minacciando di bocciarlo agli esami; in un mondo in cui tutti fossimo considerati cittadini e non sudditi le Istituzioni funzionerebbero in maniera ben diversa da come oggi funzionano nel nostro Paese, e precisamente al centro ci sarebbe il cittadino non suddito (oggi al centro è ancora lo Stato, come al tempo dei Savoia, come al tempo dello Statuto Albertino).
 
Vorremmo che i nostri figli potessero anche avere la sfortuna di nascere autistici e disabili senza aggiungervi quella di avere una maestra, un questore, un pubblico ministero, un docente tutor ed altri ancora incapaci di accettare che si può nascere autistici e disabili.



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