mercoledì 11 maggio 2016 - Maddalena Celano

L’immigrazione italiana in Argentina: intervista allo scrittore Nicola Viceconti

Breve biografia

Nicola Viceconti, scrittore, sociologo, appassionato di storia e cultura rioplatense con particolare riferimento alla tematica dei diritti umani, definito dalla rivista Articolo 21 come il “narratore italiano dall’anima argentina che ha investito passione e impegno nella narrazione di storie che hanno come tema di sfondo la difesa dei diritti umani”. Autore di quattro romanzi pubblicati contemporaneamente in Italia e in Argentina. La Camera dei Deputati del Governo della Provincia di Buenos Aires, nella seduta del 20 maggio 2015, ha rilasciato a Nicola Viceconti il prestigioso riconoscimento di “Visitante Ilustre” per la capacità di mantenere viva la memoria del popolo argentino attraverso i suoi romanzi.

Intervista

1) La comunità italiana in Argentina è una delle comunità straniere più rappresentative del paese, sin dal secolo XIX. Secondo alcune stime, approssimativamente il 50% della popolazione dell'Argentina, circa 27 milioni, è di origine italiana. Come nasce il tuo interesse per i nostri compatrioti in Argentina?

N. V.: L’interesse per la storia dell’emigrazione italiana è nata grazie all’incontro con alcune associazioni di emigranti che ho avuto modo di frequentare a Buenos Aires e Montevideo una decina di anni fa. Dopo aver partecipato ad alcune delle loro manifestazioni culturali, ho cominciato ad investigare sul fenomeno. Oltre ai grandi numeri e ai trend dei flussi migratori da un continente all’altro, ciò che ha costituito il principale oggetto del mio approfondimento sulla materia, sono state le storie di vita di anziani emigranti che ho potuto intervistare in profondità e dalle quali è emerso una visione intimistica e nostalgica, la stessa che ho voluto riproporre con Don Mimì, il protagonista immaginario di “Cumparsita”, il primo dei miei romanzi che nel settembre 2015 è arrivato nelle librerie italiane con una seconda edizione (Rapsodia). Il testo - recentemente premiato al concorso letterario “Nero su bianco” di San Marco de Cavoti - narra, infatti, le vicissitudini di un emigrante italiano alle prese con il mistero della scomparsa di Saverio, il suo migliore amico. Si tratta di una narrazione che accompagna per mano il lettore in un viaggio oltre oceano, offrendo in ogni capitolo alcune icone della cultura italo-argentina: il tango, la dittatura, l’incontro Monzon-Benvenuti, la confiteria ideal, il gran cafè Tortoni etc etc .

2) L'ondata più consistente d’immigrazione italiana in Argentina cominciò nel 1870, una tendenza che seguì fino al 1960. Le ragioni dell’immigrazione italiana nel Nuovo Mondo furono diverse. Gli italiani cominciarono nella seconda metà del secolo XIX a emigrare non soltanto verso l'Argentina, ma anche in Brasile, negli Stati Uniti, e altri paesi americani. Quanto l’Argentina ha segnato l’immaginario italiano e quanto l’italianità ha invece segnato l’identità Argentina?

N. V.: A differenza di altre storie sull’emigrazione, credo che quella vissuta nel Rio de La Plata rappresenti una tra le più riuscite. Basti pensare che in Argentina e in Uruguay, gli italiani non si sono mai concentrati all’interno di quartieri ghetto come le little Italy delle città nord americane; essi sono stati capaci di “ricostruire” sotto diversi aspetti la propria cultura di origine. Attraverso la realizzazione di una fitta rete di solidarietà sociale fatta di associazioni, società di mutuo soccorso, circoli culturali e sindacati, gli emigranti si sono perfettamente integrati nel tessuto della società ospitante. Tale vitalità associativa, pertanto, ha rappresentato un elemento di fondamentale importanza per la costruzione e il mantenimento dell’identità nazionale degli italo-argentini tramandata di generazione in generazione fino ai giorni nostri.

3) Durante il periodo post-Unitario, inizialmente l'Italia unita non riportò infrastrutture statali capaci di risolvere i problemi locali dei cittadini, fu dominata da corruzione, disoccupazione, e disuguaglianza tra le classi sociali, una situazione che continua parzialmente tutt’oggi, in alcuni settori della società italiana. Cosicché molti italiani decisero di cercare opportunità in altri paesi, solitamente nell'Emisfero Occidentale. Credi che l’Argentina sia stata capace di soddisfare le ambizioni-frustrate degli Italiani?

N. V.: Nonostante il flusso migratorio verso il Rio de La Plata sia stato caratterizzato da una grande disomogeneità di persone non semplicemente riconducibili alla tipologia classica del migrante, e da un alto grado di auto perpetuazione, ritengo che Argentina e Uruguay siano stati capaci di accogliere i migranti attraverso un efficace processo di “incorporazione” nei rispettivi tessuti sociali. Gli indicatori più significativi di questa integrazione socio-culturale, li possiamo ritrovare nei modelli linguistici, nelle tradizioni culinarie e nei modelli di comportamento all’interno del proprio gruppo di riferimento. Indagare le relazioni sociali all’interno delle reti (network) dove gli emigranti si sono venuti a trovare può fornire certamente una spiegazione più completa sull’aspetto dell’integrazione.

4) Il governo argentino aveva guadagnato nuovi territori nella Guerra della Tripla Alleanza (1860-1870, contro il Paraguay) che erano spopolati. Per stabilire la presenza della nazione nelle nuove frontiere, lo stato Argentino richiedeva manodopera economica per costruire nuovi insediamenti, idealmente bianchi che poterono comporre la carnagione europea nel nuovo paese. Il governo, composto da persone di ascendenza iberica non si fidò dei nativi, dato che non dimostrarono nessuna lealtà al concetto di uno stato nazionale basato sul modello europeo. Credi che forme subdole di razzismo persistano tutt’ora in Argentina?

N. V.: Nel paese più europeo del Sud America sopravvive tuttora un occulto colonialismo interno che è all’origine di frequenti tensioni sociali. Il popolo delle diverse etnie aborigene (ad es. Whichi, Quom, Mocovies presenti nella provincia del Chaco) rivendica da cinquecento anni la propria esistenza. La Federacion Nacional Campesina e il Movimiento Pueblos Originarios parlano di un genocidio silenzioso, che compromette la sopravvivenza di tali comunità, sempre più spesso costrette a lasciare le proprie terre per migrare verso i grandi centri urbani. Sui diritti delle popolazioni native in Argentina una sintesi della situazione è contenuta nel rapporto annuale Amnesty International (2015-2016): “soltanto in rari casi sono stati rispettati i diritti delle popolazioni native alle loro terre ancestrali e a prendere parte alla gestione economica delle risorse naturali di queste terre, malgrado tali diritti siano sanciti nella costituzione argentina”.

 




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