mercoledì 15 febbraio 2023 - Phastidio

L’avanzo primario è il nostro petrolio

Per il Pangloss dell'economia italiana, l'avanzo primario è il simbolo del nostro indubbio successo. Peccato che sia invece la corda a cui da lustri ci stiamo impiccando

In questi giorni e settimane ho l’impressione che il numero di rimasticature di temi vecchi e dei relativi proiettili d’argento abbia trovato nuova linfa, almeno a giudicare dagli stanchi rilanci della stampa. Non so se è un bene o un male. Forse la fantasia si è spiaggiata, e non si riesce più a lanciare la pentola d’oro oltre l’arcobaleno. Forse la realtà ha ormai messo all’angolo anche la maggior protagonista di anni di populismo sbraitato, portandola nella stanza dei bottoni per farle scoprire quanto è difficile governare ‘aaa nazzzione.

EFFETTO NANDO MARTELLINI

Resta il fatto che i cassetti continuano stancamente a essere svuotati, e le meravigliose idee in essi contenute vengono rovesciate a mezzo stampa su una popolazione stanca e distratta. Oggi, ad esempio, sul Sole torna il professor Marco Fortis (non se n’era mai andato), emulo di Pangloss, con una nuova (anzi, antica) perorazione sulla sostenibilità del debito pubblico italiano.

Come guardare all’Italia con occhi scettici, si chiede Fortis, se il Belpaese sotto la guida di Mario Draghi è cresciuto del 10% in un biennio? Mi verrebbe da rispondere che forse ciò è accaduto in conseguenza del fatto che il nostro Pil nel 2020 era crollato del 9%, e di conseguenza il rimbalzo era atteso, come molto onestamente ha detto anche Draghi.

Ma Fortis è notoriamente una macchina da dati statistici, di quelli che fanno gonfiare il petto di patrio orgoglio, in quest’epoca di ritrovata assertività nazionale:

Come può esserlo una nazione che ha la seconda industria manifatturiera e la prima agricoltura d’Europa, il secondo più alto numero di pernottamenti di turisti stranieri tra i Paesi Ue e il sesto più alto surplus commerciale con l’estero del mondo esclusa l’energia (97 miliardi di dollari nel 2021)? Per non parlare del fatto che il nostro Paese ha fatto registrare il più alto avanzo statale primario cumulato (cioè il bilancio pubblico prima del pagamento degli interessi) degli ultimi trent’anni. L’Italia è addirittura prima su scala mondiale esclusi i Paesi petroliferi: 583 miliardi di euro di surplus statale dal 1995 al 2024, incluse le previsioni della Commissione europea per quest’anno e per il prossimo.

Dunque, vediamo: tanta roba, senza dubbio. Prima di arrivare all’ultimo punto, l’uomo della strada potrebbe chiedersi come mai, proprio davanti a cotanta roba, siamo inchiodati da anni allo zerovirgola di crescita potenziale ed effettiva, a parte rimbalzi post pandemici. Davvero un rompicapo, ne converrete. Poi, ecco il dato dell’avanzo primario, e qui risuona l’eco immortale di Nando Martellini a Spagna 1982: “Campioni del mondo! Campioni del mondo! Campioni del mondo!”

COSA È DAVVERO UN AVANZO PRIMARIO PERSISTENTE

Siamo addirittura in competizione con i paesi petroliferi e la loro rendita fossile, pensate. Il turismo è il nostro petrolio, la tassa di soggiorno le nostre accise, l’avanzo primario il nostro fondo sovrano-ombra. Confesso che la comparazione è suggestiva, non mi era mai venuta in mente. Da ormai una quindicina di anni continuo ad attendere una analisi di Fortis in cui si spieghi che l’avanzo primario è una iattura, perché sottrae crescita al paese per inseguire un equilibrio meramente contabile che rassicuri gli investitori (esteri e non solo) circa la sostenibilità del nostro debito. Ma niente, Fortis non scrive nulla di ciò, iscrivendosi al partito dei punti-fragola da avanzo primario. Quelli che dovrebbero portarci all’euro-premio di meno spread o di una Bce che compra gaia e garrula i nostri Btp.

Ripetete con me: l’avanzo primario è una iattura e il marcatore di un fallimento di politica economica e del modello di crescita. Se ci fosse crescita vera, non servirebbe alcun avanzo primario, e il rapporto d’indebitamento potrebbe scendere in modo spontaneo, innescando un circolo virtuoso in cui il premio al rischio cala, i rendimenti pure, l’effetto palla di neve volge a nostro vantaggio. Invece, nulla delle analisi di Fortis tenta di comprendere perché, prima della pandemia, eravamo l’unico paese dell’Eurozona con un effetto palla di neve avverso. Malgrado la manifattura, l’agricoltura, il turismo, ‘a pizza, ‘o mare e ‘o sole.

Fortis da sempre preferisce ribadire che il mercato e la Ue non capiscono e sbagliano candeggio, penalizzandoci con uno spread eccessivo. Oppure che il nostro debito pubblico è posseduto dagli stranieri (brrr!) per “solo” il 30%, mentre quello francese è al 46%, quello tedesco al 42% e quello spagnolo al 43%. Ottimo, direte voi, e quindi? Forse avere “solo” 780 miliardi in mano a non residenti ci consentirà prima o poi di consolidare il debito nelle mani dei residenti? Ah, saperlo. E se questa percentuale di possesso fosse indicativa del grado di fiducia degli investitori in un sistema-paese? Boh.

QUESTIONE DI PALLE. DI NEVE

Del resto, Fortis è sempre quello che dice che gli italiani sono ricchi, hanno poco debito privato e quindi dovrebbero avere meno spread. Bisogna davvero mettersi in testa che questo mercato non capisce nulla delle nostre peculiarità, se ci penalizza così tanto. Io sospetto che sia perché la nostra non-crescita è sempre a un passo dalla palla di neve che diventa valanga e ci sotterra ma posso sbagliarmi.

Ma Fortis vede la palla di neve a nostro favore, sia chiaro: “Con Draghi il rapporto debito/Pil è sceso di circa 10 punti in due anni”. Ottimo, senza dubbio. Un vero peccato che, come nel caso del deficit, il nostro tetragono analista ometta di segnalare che nel 2020 quel rapporto era aumentato di oltre 20 punti percentuali, dal 134% al 155%. Anche qui, dettagli asimmetrici. E la discesa del 2021-22 è ancora imputabile all’effetto positivo di una crescita nominale gonfiata da sussidi e riaperture post pandemiche a fronte di tassi negativi o comunque prossimi allo zero. La prova del budino arriverà dopo questa normalizzazione di politica monetaria attuata dalle banche centrali. Lì si capirà se la nostra palla di neve è favorevole o ancora avversa.

Perché vi scrivo queste inutili considerazioni? Perché, come ho avvertito in apertura di questo post, siamo in un periodo in cui i cassetti si svuotano. Di conseguenza, ho voluto partecipare all’attività nell’unico modo che conosco: quello di tesserato del partito della Realtà.

Foto di Alexa da Pixabay

 




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