giovedì 19 settembre - Fabio Della Pergola

L’assurda guerra del Libano

Hezbollah sta bombardando ininterrottamente Israele dall'8 di ottobre, in connivenza con Hamas e gli Houti (e forse su ordine iraniano) in un attacco concentrico che chissà cosa si proponeva.
 
La prima ipotesi presa in considerazione a ottobre fu che questa guerra andasse interpretata nel contesto internazionale e pianificata in modo tale da procurare danni seri o a Israele o, indirettamente, all'Ucraina. Sarebbe stata confermata da un attacco coordinato e concentrico - da Gaza, dal Libano, dalla Siria e dallo Yemen nello stesso momento e con la copertura dall'Iran - cosa che non è avvenuta nei tempi e modi da costituire un pericolo tale da costringere gli Usa a "distrarsi" seriamente dall'Ucraina. Cosa che è successa in realtà solo per il blocco degli aiuti militari voluto dall'opposizione repubblicana al Congresso.
 
Di fatto Hamas è rimasta sola a farsi massacrare mentre Hezbollah continua a sparare missili (circa 9mila dall'8 ottobre) e nello stesso tempo a dichiarare di non volere una guerra (come se sparare missili e ammazzare gente non fosse GIA' un atto di guerra), pur essendo sostanzialmente alla guida di un paese sull'orlo del collasso economico e sociale, senza poter più contare sull'aiuto della Siria, perdendo oltretutto l'occasione, per una tardiva reminiscenza di prudenza (facilitata dall'invio di un paio di occhiute squadre navali americane nel Mediterraneo), di impegnare sul serio Israele in contemporanea su due fronti. Mentre l'Iran rimanda sine die la reazione per l'uccisione del leader di Hamas sul suo territorio.
 
In altre parole a oggi sembra solo l'ennesimo suicidio (certo non il primo nella storia della questione israelo-palestinese) incomprensibile. Hanno solo provocato la temporanea sospensione dei rapporti con l'Arabia saudita e degli "accordi di Abramo" (che magari potevano portare qualche vantaggio indiretto alla causa palestinese) e un certo irrigidimento internazionale verso Israele (che poi passerà). Niente di sostanziale al momento. Tutto questo sarà probabilmente materia di studio degli analisti e degli storici per i prossimi decenni.
 
Non è affatto strano che adesso sia arrivata una risposta dura, per quanto alquanto mirata ai miliziani di Hezbollah e niente affatto indiscriminata.
 
Tanto più non è strano se apri uno scontro diretto, superando una linea rossa di estrema rilevanza come è stato fatto il 7 ottobre con assassinio di civili e stupri (confermati dal report dell'ONU), con un governo che ha due caratteristiche: la prima è che porta una gravissima responsabilità di supponenza, superficialità e insipienza nella mancata difesa del proprio territorio proprio in quella drammatica occasione (e quindi è fermamente determinato nel voler dimostrare di saper ripristinare la deterrenza evaporata). E la seconda è che è un governo di estrema destra, con elementi violenti al suo interno, guidato da un leader che se perde la poltrona finisce direttamente sotto processo.
Tutto era possibile fare TRANNE che attaccare briga proprio adesso e proprio con questi qui nella stanza dei bottoni. Ma l'hanno fatto.
 
Che Israele abbia preso sul serio il pericolo è dimostrato proprio dalla ingegnosa raffinatezza dell'operazione "cercapersone" che, si dice, doveva scattare in contemporanea con un'azione di più ampio respiro, ma che è stata anticipata perché a rischio di essere scoperta. Resta il fatto che adesso i miliziani saranno in enormi difficoltà di comunicazione e che l'occasione è propizia per la "terza guerra del Libano".
 
Sembra che la questione non finirà in altro modo. Con un prevedibile ulteriore disastro e perdita di vite umane. Per ottenere cosa? Non si sa.