lunedì 3 dicembre 2018 - Arianna Montauti

L’amica geniale di Elena Ferrante

Un breve commento al libro "L'amica geniale", in attesa dell'omonima serie. Con questo articolo vorrei trasmettere un sentimento piuttosto che un giudizio crudo su questo romanzo; un sentimento di inquietudine e frammentatezza in cui ti getta l'autrice pagina dopo pagina, parola dopo parola, fino all’ultima sillaba.

Non è semplice esprime un giudizio, ma ancor prima un pensiero su questo libro. 

Fin dalla prima riga il lettore viene travolto violentemente in una realtà, di una Napoli degli anni ’50, che non si aspetta o alla quale non stava affatto pensando. Subito viene trascina in quel luogo narrato in modo così dettagliato che risulta difficile credere che non sia vero.

Lungo tutto il romanzo il lettore è costantemente immerso in un incanto-disincanto continuo, che non da tregua. Non c’è costanza né sicurezze, per questo è difficile stabilire una logica, un filo conduttore mentale. 

E’ un libro che suscita numerose emozioni, spesso in modo talmente rapido da non dare il tempo di rendersene conto e allo stesso tempo riflessioni più o meno profonde su molti aspetti della vita. 

Questo romanzo è uno scorcio di tempo, che ti sembra di vivere sulla tua pelle, grazie all’immaginazione indicibile della scrittrice Elena Ferrante. Chi non ha vissuto quel tempo può apprezzare il romanzo, ricevendo una maggior consapevolezza delle vicende dell’epoca; chi invece l’ha vissuto può essere persuaso da una nostalgica malinconia. 

Il libro ti trasporta, ti travolge, è vero; questo è sempre associato ad un sottofondo di malinconica normale quotidianità (linea costante del libro e probabilmente della vita stessa). La storia è semplicemente la realtà com’è e com’era, per questo è impossibile da credere che non sia una biografia.

Dal punto di vista della narrazione, questa è molto lenta, i tempi sono dilatati all’infinito e l’autrice descrive con incredibile dettaglio ogni cosa, ogni forma, cercando di catturare anche l’odore di quell’istante. A tratti può risultare incomprensibile per chi non è molto pratico nel mestiere di pensatore critico.

Infine, personalmente, non ho apprezzato tanto il romanzo in quanto storia, ma piuttosto nel metodo di scrittura. Così perfetto da trapassarti e smaterializzarti in un altro luogo. Può essere un esempio di come i pensieri scorrono veloci dentro la nostra testa, che se solo fossero messi per iscritto, un giorno intero corrisponderebbe a 400 pagine. 

Non vedi l’ora di finirlo, ma senza un motivo preciso, hai sempre il fiato sospeso, come se si stesse per scoprire sempre qualcosa, una sorpresa o una delusione. Ma infondo è come se non arrivasse mai a niente.

Mi resta tutt’ora un dubbio: chi è l’amica geniale?

A. M.




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