mercoledì 14 febbraio 2018 - Emilia Urso Anfuso

L’ambigua rivalsa della classe media italiana

Commercianti, operai, militari, liberi professionisti e membri del clero. Per decenni, dopo la Seconda Guerra Mondiale e il riassetto ecomomico-sociale dell'Italia, questi cittadini hanno rappresentato la cosiddetta “Piccola borghesia”, più in generale denominata Classe media.
 
Per decenni, questa classe sociale – che si pone tra la fascia delle persone di più basso livello socio economico e quella rappresentata dalle classi abbienti – ha potuto vantare di essere quella che, a tutti gli effetti, era considerata la colonna portante della nazione e quindi, poteva beneficiare di un sistama sociale che ne riconosceva il valore.
 
Almeno, fino all’avvento della crisi economica internazionale che - con i suoi retroscena, nascosti negli ambienti dell’alta finanza, a cominciare da quelli statunitensi che ne decretarono l’avvio ai danni delle classi medie mondiali – ha iniziato lentamente, ma inesorabilmente, a intaccare diritti civili e a rosicchiare risparmi e capacità economica.
 
A partire dal 2008, ma ancor prima, quando in Europa fu introdotta la moneta unica, e quindi a partire da inizio terzo millennio, la classe media italiana ha cominciato a conoscere la parte violenta dell’oligarchia. Quella nazionale e quella internazionale.
 
Dapprima, fu minata la capacità economica delle famiglie, dimezzando – in maniera immediata – gli introiti generali, col giochetto dell’introduzione di una moneta che raddoppiò il valore della valuta rispetto alla lira, ma in un sistema economico e politico che non pensò nemmeno lontanamente di voler adeguare stipendi, pensioni e prezzi al consumo, al fine di non determinare l’aberrazione che tutti subiamo dal 2001: il raddoppio delle spese a fronte del dimezzamento degli introiti.
 
Non fu possibile alla maggior parte degli italiani accorgersi di cosa stesse accadendo, tutti presi ad abituarsi ai centesimi, al cambio lira/euro, all’enorme novità.
 
A me bastarono circa quindici giorni per comprendere l’enormità di quanto stesse accadendo, con un metodo involontario. Presi l’abitudine di raccogliere – ogni sera – tutte le monete che mi ritrovavo nel portafogli dentro un vaso di cristallo. Giorno dopo giorno, il vaso si riempiva di monete di ogni valore.
 
Dopo circa 15 giorni, il vaso si riempì, e una sera, mi divertii a suddividere le monete per tipo e valore, e le contai. Incredibilmente, in pochi giorni, avevo accumulato circa 150 euro in monetine. L’equivalente di circa 300.000 delle vecchie lire. Riflettei quindi su un punto cruciale: aver metallizzato la valuta, ne faceva perdere il senso del valore, almeno a livello mentale.
 
Noi italiani eravamo abituati alle mille lire di carta. Persino alle 500 lire in cartamoneta. Ora invece, con una monetina di metallo da 2 euro, non ci si rendeva conto di spendere 4.000 lire.
 
In molti casi vedevo persone lasciare al bar una o due monete da due euro, di mancia. 8.000 lire trattate come fossero 200 lire…
 
Nessuno, da parte delle istituzioni, all’epoca fece nulla per far comprendere davvero cosa stesse accadendo a livello di cambio valutario e costo della vita. E ci mancherebbe. Prodi si slanciò con dichiarazioni che oggi fanno tremare di rabbia: "Con l'introduzione dell'euro sarà come lavorare un giorno in meno guadagnando di più". Gli italiani non compresero. Come era necessario che fosse, per avviare il primo step di un progetto che, in una manciata di anni, avrebbe portatola classe media a dover cedere larghe porzioni di ricchezza privata, diritti civili e dignità.
 
Si dice che Prodi fece una dichiarazione del genere: "Con l'introduzione dell'euro, sarà come lavorare un giorno in meno e guadagnare di più". La realtà dei fatti è opposta. Poi però, non potè non confermare la tragedia che si nascondeva dietro all'introduzione della moneta unica, almeno per i cittadini italiani: inquesto video la conferma, dalla sua stessa voce.

Se a questo aggiungiamo alcune riforme discutibili – come la riforma del lavoro che ha tolto diritti ai lavoratori, o la riforma Fornero che ha gettato nella disperazione centinaia di migliaia di italiani – e anche il non adeguamento negli anni di stipendi e pensioni, ecco che la classe media, con molta facilità e abbastanza in fretta, è stata ridotta a uno status sociale più basso rispetto a quello che era stata negli ultimi decenni.

Non basta ovviamente, per compiere l’opera di abbattimento della classe media – in tutti i sensi - ecco politiche scellerate, in tutti gli ambiti: sanità nazionale negata ai cittadini, pressione fiscale più alta d’Europa, welfare scomparso, opportunità di lavoro e garanzie inesistenti. Non ci vuole mica tanto a distruggere una larga fetta della popolazione nazionale…

Aggiungiamoci anche che, negli ultimi anni, i governi in carica hanno fatto di tutto per non mettere in atto alcun tipo di politica per gestire i grandi flussi migratori, sviluppatisi in tempi di crisi economica mondiale, cambiamenti climatici e guerre a macchia di leopardo.

Tutto ciò, non solo ha generato il caos e sostenuto ancor di più lo scontento generale della popolazione. Ha reso possibile un’aberrazione sulle aberrazioni: la classe media nazionale, troppo colpita ed esasperata dalla valanga di sottrazioni costanti alla sicurezza, all’economia privata, ai diritti civili e alla dignità, si scaglia ora su un nuovo strato sociale, creato dalla politica nazionale: i migranti, resi spesso “clandestini” a causa della non messa in opera delle normative vigenti in tema di flussi migratori.

Ecco quindi che si staglia all’orizzonte, per la classe media, un obiettivo contro il quale scagliarsi e – in qualche modo – grazie al quale recriminare la propria posizione “dominante”.

I migranti. Quei migranti che, oggi, sono elemento preziosissimo per tutti coloro che necessitino di dar colpe a qualcuno e mai a se stessi. Siano essi una parte della popolazione – lassista fino ad immolarsi alla perdita totale dei diritti civili – o tutta la componente politica, che coi migranti – da anni – ha trovato un elemento da sfruttare fino all’estremo: ora col gioco delle “cooperative” che si occupano di “accoglienza” ora per i temi politici da diffondere a seconda del momento, ora per scagliare la massa contro un nemico-non nemico, pur di dirigere altrove la rabbia popolare.

Ci sono riusciti. Hanno dato in pasto a molti italiani un obiettivo sensibile su cui riversare le rabbie, le insoddisfazioni, la sfiducia, lo sgomento e – fondamentalmente – con la scusa della “razza” persino motivo di elevazione sociale al di sopra di altri esseri umani, che per alcuni valgono ormai meno di nulla.

Triste modo di rialzar la testa, ammetterete. Anche perché, nel frattempo, molta gente ha perso del tutto il bandolo della matassa: in ogni caso, la politica nazionale non ha alcuna intenzione, e anche nessuna possibilità, di sostenere i diritti e l’economia degli italiani.

Ce lo chiede l’Europa. Ce lo chiedono gli USA. Ce lo chiede la Russia, Ce lo chiedono gli accordi europei e internazionali. Perché non si può dimenticare che – oggi come oggi – nessuna nazione è scollegata dal resto del mondo. Dipendiamo tutti l’una dall’altra. E le decisioni strategiche, in special modo sui popoli e sul loro futuro, vengono prese in accordo con tutti. Tranne che con le popolazioni. A cui è stata data una sola libertà: prendersela con qualcun altro. l’importante che non se la prendono coi veri carnefici, affama popoli e massacratori di diritti umani e civili.

Se questa è la strada che la società attuale ha intrapreso, senza minimamente rendersi conto del perché, immagino cosa sarà l’esistenza umana tra una manciata di anni. Il caos totale. La compromissione perenne di qualsiasi criterio di normalità. Altro che rialzare la testa, tornare allo sviluppo economico, perseguire la pace nel mondo.

Pezzi di carne al macello. Cruda immagine di una realtà spaventosa. E a farne le spese, i meno fortunati. Come sempre. 




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