giovedì 15 ottobre 2015 - Emilia Urso Anfuso

L’Italia non è un paese per gli onesti: primi arresti nell’ambito dei lavori per il Giubileo

Non siamo un paese in cui sia possibile organizzare qualcosa, né a livello locale né – tantomeno – nazionale.

Non sono bastati i recenti scandali legati all’Expo relativamente la ditta Maltauro e il giro di subappalti, i ritardi nella realizzazione dei padiglioni, i terreni intorno all’area letteralmente stuprati per fare spazio al carrozzone della manifestazione - andando incredibilmente contro il criterio stesso per cui l’Expo esiste - gli appalti truccati…

Ogni qualvolta c’è da realizzare qualcosa, sia essa un’importante infrastruttura o un grande evento, l’Italia in maniera molto determinata, mostra la parte peggiore di sé: quella che parla di corruzione, clientelismo, mazzette, appropriazione di denaro pubblico. Un vizio. Una malattia. Un metodo ormai radicato.

A nulla sono serviti i moniti della Commissione Europea, quando ha stabilito che no, il livello di corruzione in Italia è a livelli fuori misura. Lo stesso fatto che vi siano comunicazioni di tale genere, la dice lunga su come poi nessuno abbia in animo di cambiare registro.

Oggi è uscita la notizia di tre arresti per una gara d’appalto truccata nell’ambito dei lavori di riqualificazione di due strade nella Capitale e in vista del Giubileo: la riqualificazione di via delle Mura Latine e viale di Porta Ardeatina.

I tre arrestati sono Ercole Lalli, funzionario del Comune di Roma del dipartimento Sviluppo Infrastrutture e Manutenzione Urbana di Roma e Luigi Martella e Alessio Ferrari – due imprenditori - che, secondo quanto scoperto dai Carabinieri, lo scorso 27 Settembre hanno consegnato 2.000 euro a Lalli: una mazzetta, in contanti, per ottenere informazioni riservate relative alle aziende in concorrenza.

In un’intercettazione telefonica, le parole dei due imprenditori sono inequivocabili: Se noi c’avemo quelli stavolta sò morti tutti!” E con quel “So morti tutti” intendevano dire che con le informazioni estorte, avevano l’appalto garantito.

Raffaele Cantone, a capo dell’Autorità nazionale anticorruzione, ha messo a segno i tre arresti, mentre l’assessore alla legalità, Alfonso Sabella , ha tenuto a precisare che i tre arrestati, lui li aveva denunciati lo scorso Aprile.

Come possiamo sperare che il nostro paese esca dalla crisi, dal momento che la vera crisi non è economico finanziaria ma sistemica? La conferma di quest’affermazione, risiede nel fatto che, palesemente, soldi da sperperare e rubare sembrano essercene sempre molti. L’Italia non è una nazione in sofferenza economica ma un paese in crisi di valori.

Il denaro viene sprecato, rubato, mal utilizzato. Ogni nuovo progetto che servirebbe a garantire posti di lavoro e sviluppo economico, viene immediatamente svilito dai soliti giri dei soliti noti: mazzette, appalti truccati, lavori fatti a basso costo ma dai conti milionari.

Temo fortemente che, anche nel caso del Giubileo, assisteremo a una lunga lista di scandali legati agli appalti, all’appropriazione indebita di denaro pubblico, a lavori fatti male, a un’organizzazione carente.

Possibile che mai si metta fine a questo gioco al massacro, a questi metodi delinquenziali che nuocciono non solo all’immagine della nazione, ma anche alla tenuta sociale, dal momento che, l’abitudine all’intrallazzo e all’illegalità, da un lato lede la percezione di ciò che è possibile fare e dall’altro fa si che la popolazione perda costantemente fiducia nei confronti delle istituzioni?

Temo fortemente, seppur è un progetto di là da venire, l’eventuale assegnazione delle Olimpiadi all’Italia. Se solo provo a immaginare lo scenario avvilente che ne può scaturire, sento la nausea salirmi allo stomaco.

Dov’è la popolazione? Che fine ha fatto l’opinione pubblica? La gente riversa sui social il proprio scontento, ma così facendo perde energia e non la utilizza nel modo più corretto, che sarebbe quello di organizzarsi in maniera coesa contro un sistema politico che non può più essere accettato perché, come si dice spesso: “Cosa possiamo fare noi per cambiare questa situazione?" Non è vero. Non è così.

Il cambiamento è possibile se solo lo vogliamo, tutti insieme però. Perché il singolo cittadino non può nulla, ma una forza composta da circa 45mln di italiani, potrebbe scomporre completamente il metodo ormai divenuto parte del tessuto nazionale, che il parterre politico ritiene di poter ancora utilizzare.

Pensateci bene: non far nulla contro questo sistema di corruzione, contro gli sprechi di denaro pubblico, contro l’autoritarismo che si abbatte sulla popolazione, significa essere complici di questo sistema.

Davvero sicuri che non si possa, finalmente, abbattere la condizione miserevole in cui stiamo vivendo? Da cittadini, dovremmo esser noi a decidere cosa è bene per il paese. E se questo bene non arriva da chi siede ai posti di comando, è necessario prenderne atto, e chiedere in maniera coesa che tutto questo finisca.

Altrimenti, ripeto, è necessario sapere che ogni singolo individuo che non faccia la propria parte, materialmente, è complice della corruzione in seno agli ambienti istituzionali e non potrà poi discostarsene quando giungerà la resa dei conti. Perché arriva sempre quel momento in cui si giunge a dover prendersi il proprio carico di responsabilità. Da adulti quali siamo. Pensiamoci in tempo, per una volta.

(Foto: Leinfioratedispello/wikimedia)




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