sabato 2 febbraio 2013 - Fenrir

L’Europa atea

Lo scopo di questo articolo è dimostrare come una delle caratteristiche dell’Europa sia essere in controtendenza rispetto al resto del mondo, riguardo l’incremento del numero di non credenti. Nella categoria non credenti, in questo articolo, collochiamo gli atei, gli agnostici e chiunque non creda alle tre religioni monoteistiche o a più culti ad esse collegati. Nella cartina, che è stata ricavata autonomamente da questo blog, facendo la media dei dati disponibili più recenti, si vede chiaramente come i paesi più credenti siano i paesi più periferici e spesso anche quelli meno sviluppati. Inoltre, la Turchia risulta essere un confine naturale dell’Europa culturale anche come percentuale di non credenti, che lì risulta essere più bassa rispetto a qualsiasi altro paese europeo.

 

 

Analizzando i paesi più credenti, possiamo fare diverse ipotesi: per quanto riguarda l’Italia è normale che ci sia una forte credenza religiosa essendo la sede del Vaticano, bisogna però tenere presente che il dato rappresenta soltanto chi dichiara apertamente di non credere nella religione e bisogna tenere conto che in Italia come in tutti i paesi Europei, oltre al dato dei non credenti, c’è da aggiungere il dato dei non praticanti, che fa quindi sprofondare il dato dei credenti praticanti a meno del 30%.

Per quanto riguarda molti paesi dell’est, come Moldavia, Romania e Polonia, la religione è rimasta viva, perché è stata una forma di contrasto all’ateismo comunista, mentre per quanto riguarda l’area balcanica, la percentuale di credenti è molto alta perché la religione è vista come una forma dirivendicazione della propria identità rispetto alle etnie nemiche (vedi bosniaci e albanesi musulmani versus serbi ortodossi). In altri paesi comunisti come Repubblica Ceca o Russia, l’alto tasso di ateismo è probabilmente dovuto anche all’eredità culturale comunista. Il caso più interessante è rappresentato dai paesi scandinavi che sono i paesi con l’indice di sviluppo umano più alto in Europa e che risultano essere i paesi dove i non credenti sono quasi maggioritari.

Questo, a nostro parere, è il caso più interessante perché è stato uno sviluppo naturale dell’ateismo, non dovuto a politiche governative. Inoltre secondo un altro grafico presente nel sito dallapartedialice, si dimostra che nei paesi più credenti, come Polonia e Italia, il tasso di incremento dell’ateismo è maggiore rispetto ai paesi non religiosi che probabilmente si sono stabilizzati.

Bisogna tenere anche a mente come nelle generazioni più giovani queste percentuali risultano essere anche raddoppiate, quindi si può tranquillamente presupporre un trend ascendente della percentuale non credente e conseguentemente un calo vistoso dei credenti.

Secondo alcune analisi la non religiosità media dell’Europa geografica si colloca sul 25-35% della popolazione totale e facendo sempre una media delle ricerche effettuate si può ipotizzare, per quanto riguarda l’Europa, una maggioranza dichiaratamente non credente nel 2020.

Concludendo, possiamo dire che probabilmente l’Europa, nonostante abbia sicuramente una matrice culturale comune, rappresentata dal cristianesimo, si stia probabilmente affrancando da questa religione che ricordiamo comunque essere una religione “extraeuropea”. Questo sta creando un vuoto morale e spirituale molto profondo tra le popolazioni europee, e penso sia comunque una sfida importante potersi gradualmente liberare dal cristianesimo, a cui comunque dobbiamo culturalmente tanto, per poter approdare ad un regno di più moderna libertà spirituale. Quindi, secondo il parere di questo blog, una moderna libertà spirituale, può essere un ulteriore elemento caratterizzante dell’Europa. Fino ad oggi le nostre ricerche hanno quindi già stabilito tre matrici culturali comuni europee: l’eredità romana, la seppur varia omogeneità etnica e la libertà spirituale.




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