L’Egitto domani... e dopodomani
Non è tutto USA quel che offusca.
Mi sembra evidente che l'esercito prenderà in mano la situazione; anche perché nel futuro prossimo potrebbe essere chiamato ad un ruolo da principale protagonista ed ha quindi bisogno di mantenere salda la presa sul paese e mantenerne vivo il consenso che sembra avere fra la popolazione. Sono tre i fattori che giocano contro le legittime rivendicazioni del popolo egiziano, e fanno temere che non possano realizzarsi, o comunque, verrano fortemente ridimensionate.
La sicurezza di Israele, il canale di Suez, ed i venti di guerra, per la spartizione delle acque del Nilo, argomento vitale in quella parte dell'Africa e del quale mai nessuno parla, che spirano fra l'Egitto e l'Etiopia, il Kenya, l'Uganda ed il nuovo stato del Sudan del sud, la cui creazione ora rende il conflitto solo una questione di tempo, neanche tanto lungo, dato che l'Etiopia in pochi anni supererà l'Egitto come paese africano più popoloso dopo la Nigeria. Il suo bisogno di accqua diverrà quindi una questione di vita o di morte. Già in passato carestie legate alla siccità, hanno falcidiato la sua popolazione. Morto per morto, tanto vale combattere. Perciò che cosa farà? Se non ci sarà un negoziato che riconosca le necessità di tutti i paesi coinvolti e medi fra queste, costruirà le dighe che le servono: poi all' Egitto la prima mossa! Il futuro dell'Egitto è molto più fosco di quanto si possa temere o solo immaginare.
Ed a renderlo ancor più fosco è il fatto che i commentatori di politica internazionale evidenziano solo la sicurezza di Israele, ignorando quasi completamente la questione del canale di Suez, che è di vitale importanza per l'economia mondiale e per tutto quello che ne conseguirebbe in caso di un suo ulteriore crollo che si sommerebbe a quello già in corso. Una sommatoria il cui risultato è 0, nel senso di fine. Ed ignorano completamente la questione delle acque del Nilo, che se non rimarranno entro i loro argini politici, sommergeranno tutta l'Africa centro-orientale.
Commentatori della stampa araba internazionale, che tra l'altro accusano Al Jazeera di avere spettacolarizzato una situazione drammatica, che finirà col coinvolgere non solo il mondo arabo, ma anche una consistente fetta di Africa - ma si può loro argomentare che la cronaca è necessaria, e che la TV non è la stampa, cartacea od online, ed ha quindi lo spettacolo nel suo codice genetico, basato sulle immagini - prospettano una soluzione per l'Egitto secondo il modello turco: l'esercito sia la prima e garante autorità, in attesa che emergano candidati adeguati nel campo della politica. Come d'altronde sta avvenendo anche in Tunisia. Questo se gli egiziani vogliono fare in gran parte da soli. Altrimenti c'è il piatto già cotto dai cuochi USA, pronto in tavola: el Baradei. Ma facciano una buona scorta di antiacidi.