venerdì 26 aprile 2019 - SerFiss

L’ABC della comunicazione elettorale

Noto, vicino a casa mia, gli attacchini al lavoro nell'incollaggio di un manifesto. Abito in un piccolo centro ed il massimo dell'affissione è 70x100 cm. Non essendo ancora iniziato il periodo elettorale (40 gg prima delle elezioni), non sono ancora a disposizione gli spazi elettorali, quelle oscene serie di orrendi pannelli di alluminio antiestetici e, di solito, mal ripuliti e mal riposti quindi sporchi, vecchi ed ammaccati. 

Tornando dalla passeggiata canina mi soffermo un attimo, attirato dalla curiosità, a capire chi fosse arrivato: era un manifesto elettorale. Non essendoci ancora gli spazi a disposizione i candidati, per giocare d'anticipo, vanno a cercare visibilità sugli spazi comunali a pagamento e tutto ciò va benissimo, ovvio: ognuno è libero, nelle regole, di comportarsi come meglio crede.
 
Occupandomi da oltre 30 anni di comunicazione, prevalentemente pubblicitaria ma non solo, non posso esimermi da una rapida valutazione. La prima cosa che spicca, sovrana, è la totale mancanza di qualsivoglia simbolo politico; l'unico richiamo è la foto posta al centro del manifesto, in cui il candidato sorride a fianco di un importante personaggio politico e pubblico. Ora, senza voler nulla togliere alla fama del personaggio, mi chiedo se prendendo ad esempio un campione di 100 persone selezionate con un livello medio vicino alla famosa "Sciura Maria di Voghera" (la stragrande maggioranza degli elettori italiani), ognuno di loro saprebbe con certezza assoluta affermare:
  • cognome del personaggio
  • la sua esatta collocazione politica (partito)
  • per quale carica concorre
  • se, precedentemente eletto, quali sono stati i risultati ottenuti
e molti altri possibili quesiti sui quali non vi tedio.
 
Converrete credo con me che la mancata o errata risposta anche solo ad uno di questi quesiti ponga notevoli la riconoscibilità politica del candidato abbraciatore, ovviamente meno noto del personaggio pubblico scelto come testimonial. Ma non solo. Sappiamo tutti che le liste sono composte da una indefinita serie di partiti e partitini. Tutti coloro che hanno votato almeno una volta sanno che la cabina elettorale è solitamente priva di qualsiasi foto segnaletica dei candidati abbinati ESATTAMENTE alla lista di riferimento. Ritenete quindi allora superficiale il fatto che l'elettore, anche confuso dall'ipotesi di tre schede elettorali, delle quali una certa (Europee), in alcuni casi due (Regionali) o tre (pure Amministrative), si sbagli indicando il candidato in una lista differente, rischiando di invalidare entrambi i voti? Diciamo ad esempio l'un per mille: quanti sarebbero i voti persi in una regione popolosa a causa di questa trascuratezza comunicativa? Il partito al quale il candidato appartiene sarebbe lieto o no di questa anche ipoteticamente remota possibilità? A voi la risposta: io la so.
Lo slogan (uso volutamente un termine desueto) indica che nella Regione lui c'è. Lampante, visto che si tratta di una possibile rielezione. Il candidato aveva poi indubbiamente un potenziale vantaggio rispetto ad altri candidati: la collocazione fisica nel territorio e non residente nei grandi centri urbani. Forse sarebbe stato opportuno sfruttare questa opportunità, distinguendosi dalla massa. E' stato ritenuto invece più opportuno tuffarsi nel mare magnum della banalità.
 
Sotto la foto il nome e cognome del candidato, incorniciata all'interno del classico fiocco, rosso in questo caso (come nella stragrande maggioranza dei casi) e curvato a semicerchio con tanto di pieghe del nastro alle estremità. Peccato che questo tipo di immagine venga quasi esclusivamente utilizzata dai brand alimentari. Vedendolo vengono in mente latte, grissini, pasta (fresca e dura) e molti altri prodotti ma soprattutto dolci, in particolar modo quelli delle festività. Può darsi che il candidato (o chi gli ha presentato l'impresentabile fiocco) abbia pensato di sfruttare il periodo pasquale per amplificare il candidato attraverso l'abbinamento con colombe o perché no, uova di cioccolato. Meglio quest'ultima allora: magari all'interno di esse il candidato troverà una sorpresa elettorale, mi auguro da lui gradita.
Sotto, in chiusa, un numero di cellulare, al quale l'elettore potrà telefonare per chiedere delucidazioni, magari anche in merito a quando sopra indicato.
Ora, sia ben chiaro, la colpa è solo mia: aver scelto sin da ragazzo un mestiere, quello del comunicatore, nel quale tutti gli italiani (come nel caso dei navigatori, santi, calciatori e allenatori) si sentono maestri.
 
Mi riferiscono che il candidato in questione si propone per una serie di corsi di comunicazione.
Siamo messi bene.



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