lunedì 15 ottobre 2018 - Giovanni Greto

Joyce Moreno al Cotton Club e al Blue Note di Tokyo. Ospite speciale: Chico Pinheiro

Molto amata dal pubblico giapponese, cui piace abbandonarsi a quel certo languore che può provocare la Bossanova, non gradendo affatto le cantanti sguaiate, Joyce, che dal 2009 ha adottato come nome artistico il suo nome civile, Joyce Moreno, il cognome del marito e batterista del gruppo, si è esibita per un giorno - avrebbero dovuto essere due, ma uno è stato annullato per una pioggia torrenziale causata da uno dei tanti tifoni che attraversano l’arcipelago e che ha causato il blocco dei trasporti su rotaia - al Cotton Club e per due al Blue Note. Assisto al primo set al Cotton Club.

Appena salita sul palcoscenico, la settantenne cantautrice ha spiegato che con questo tour vuole festeggiare i suoi cinquantanni di carriera. Inoltre, ha voluto riregistrare interamente il suo primo LP, mantenendo lo stesso ordine dei brani.

Si accorda la chitarra, imitata dal contrabbassista Rodolfo Stroeter, e chiama il tempo per la prima canzone. Lo farà per tutte le altre, in cui risulterà protagonista. È un samba medio-veloce, “Samba de mulher”, e già si delinea la solidità e l’affiatamento del quartetto.

A seguire , quattro brani dal primo ed ultimo LP. “Cantiga de procura” è una Bossanova lenta, composta, rivela alla platea, più di cinquantanni fa. Joyce aveva cominciato ad esibirsi prestissimo, stimolata da grandi nomi della MPB (musica popular brasileira).

“Nao muda nao” inizia con uno Scat trascinante e caldo, come solo lei riesce a fare nei momenti di grazia. Si volta spesso a guardare il marito batterista, Tutty Moreno, gli sorride e lui contraccambia, pur continuando il suo fraseggio, che è una buona mescolanza di Jazz, Samba e Bossanova. Per quest’ultima ha un modo originale di picchettare il piatto superiore dell’Hi Hat, in maniera molto veloce con un movimento originale della mano destra, mai notato, da parte mia, in nessun altro batterista.

Un fluido samba nell’incedere e a tempo medio è “Anoiteceu”. Bisillabi ritmici si affiancano alle parole, rafforzando il ritmo innestato dagli strumenti. L’amarcord si conclude con “A velha maluca”, ‘la signora pazza’, che la cantante dedica a sé stessa.

È giunto il momento di introdurre l’ospite della serata che rimarrà sul palco fino alla fine, il chitarrista, compositore e cantante Chico Pinheiro.

I due duettano in “Misterios”, che inizia con un gradevole interplay di chitarre e voci. Colgo una frase del testo, “preciso aprender os misterios do mundo pra te ensinar”, ‘ho bisogno di apprendere i misteri del mondo per insegnarteli’. Pinheiro poi esegue con correttezza un solo di chitarra.

Joyce se ne va e Pinheiro propone dapprima un pezzo strumentale, “Encontro”, in duo con il pianista Helio Alves, un Jazz cameristico piuttosto soporifero, che non dice niente, poi “Triade”, in cui si esibisce in una lunga introduzione solitaria.

Torna, per fortuna Joyce e i due duettano, stavolta solo vocalmente, perchè la compositrice non imbraccia la chitarra, in “Tempestade”. Inizia Pinheiro, accennando anche ad uno Scat, mentre Joyce dà sfoggio delle proprie doti anche come seconda voce. Un “Samba misturado ao Jazz” è invece il successivo, “Mingus, Miles & Coltrane”, che la cantante dedica ai tre sommi musicisti afroamericani. Pinheiro ben si inserisce nel contesto, con un interessante solo jazzistico.

Tra i più bei brani, anche perché il concerto sta crescendo, è “Forças d’alma”, in cui la strofa è scandita in un tempo afro, che sfocia in samba nel B. Totalmente senza parole, ma con sonorità onomatopeiche ben selezionate, è “Penalty”, ‘calcio di rigore’ nel portoghese-brasiliano, un samba trascinante, veloce, con stacchi ben definiti eseguiti con precisione .

Non poteva mancare “Feminina”, che dà il titolo ad un album di successo uscito nel 1980. Inizia lei con la chitarra e la voce e poi gli altri entrano con tempismo dando un’impronta jazzistica ad un samba sincopato. I solo spettano ad Helio Alves e Chico Pinheiro.

Applausi ripetuti ottengono l’immancabile bis. È “O morro nao tem vez”, in versione molto veloce, dopo un intro di sola voce e contrabbasso. Per gli assolo, ancora una volta in primo piano la chitarra di Pinheiro e il pianoforte di Alves.

Che dire ancora? È un quartetto, poi quintetto, professionale, elegante, per una serata dedicata a due stili musicali, Samba e Bossanova, quasi sempre interessanti da ascoltare, se eseguiti da artisti nativi del più vasto e popoloso stato sudamericano.

 

Photos courtesy of COTTON CLUB, Japan
photo by Y.Yoneda 

 




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