lunedì 18 febbraio 2013 - Doriana Goracci

Jafar Panahi: la Germania chiede all’Iran che sia libero. E anche noi

Domenica 17 febbraio 2013 è stato dato al Festival di Berlino, il premio per la miglior sceneggiatura a Closed Curtain del regista iraniano Jafar Panah. “Un uomo e il suo cane si rifugiano in una casa isolata, dalle finestre oscurate. L’uomo sta scrivendo un film, e vuole proteggere il suo cane dalla polizia islamica che considera questi animali “impuri”. Ma la realtà non tarda a bussare alla porta, intrecciandosi alle fantasie e alle paure dello stesso Jafar Panahi”. Questa è la trama del film Closed Curtain, un film di Jafar Panahi e Kamboziya Partovi, co-regista e attore protagonista.

 

È stato girato “clandestinamente” e inviato al Festival internazionale di Berlino, senza il permesso delle autorità iraniane: “Il regista è stato infatti condannato a non poter lasciare il suo paese, concedere interviste e tanto meno girare e firmare film per i prossimi venti anni: dopo essere stato incarcerato per quasi tre mesi, e rilasciato a seguito delle pressioni internazionali, corre ora il rischio di essere costretto a scontare una pena a sei anni di reclusione per avere realizzato un nuovo film infrangendo i divieti che gli sono stati imposti”.

L’Ansa ci riferisce che “È la prima volta che un governo tedesco si rivolge ufficialmente ad un altro governo, quello iraniano, per chiedere la liberazione di un uomo” ha detto il moderatore dell’incontro per l’atteso ‘Closed curtain’ di Jafar Panahi e Kambuzia Partovi. Un film, girato clandestinamente, metafora della prigionia del regista condannato al silenzio. “Non è un film contro il regime – dice il coregista Partovi, mancando ovviamente Panahi – racconta l’unica storia che si poteva raccontare”.

Chissà che fine hanno fatto quei 20 poeti-scrittori iraniani che avevano scritto nella propria lingua madre e furono arrestati e rischiavano pesanti condanne nei tribunali islamici? Akbar Azad, Hamide Fereczade Pinar, Zohre Fereczade, Aydin Xacei, Shukrulla Qehremani, Letif Heseni, Ayet Mehrali Begli, Mahmud Fezli, Yashar Kerimi, Hassan Rehimi Bayat, Hussein Nasiri, Yunis Suleymani, Ali Reza Abdullahi, Shehram Radmehr, Rehim Ehmedi Xiyavi, Mohammad Ali Muradi, Abdullah Saduqi, M. Afiyet, Ali Djabbarli, Ibrahim Rachidi. Alcuni di loro hanno subito durissimi interrogatori, torture e in alcuni casi l’elettrochoc.

Ogni foglia una mano recisa :
il vento chiromante
senza guardare le linee delle palme,
aveva letto il destino di ogni foglia.

Nadèr Naderpùr

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Jafar Panahi (Mianeh, 11 luglio 1960) è un regista iraniano. Dopo gli studi all’Università del cinema e della televisione di Teheran, gira diversi corti e mediometraggi per la tv iraniana ed è assistente di Abbas Kiarostami per Sotto gli ulivi (1994). Nel 1995 debutta nel lungometraggio con Il palloncino bianco, da una sceneggiatura di Abbas Kiarostami, delicata favola morale con commoventi personaggi infantili presi direttamente dalla realtà che gli vale la Caméra d’or al Festival di Cannes. Nel 1997 vince il Pardo d’oro al Festival del film Locarno con Lo specchio, apologo sulla difficile condizione femminile in una società dominata dalla morale islamica. Lo stesso tema torna anche in Il cerchio (2000), film corale sulla storia di otto donne incarcerate nell’Iran contemporaneo, premiato a Venezia con il Leone d’oro. Nel 2003 vince a Cannes il premio della giuria nella sezione Un certain regard con Oro rosso, noir in bilico tra neorealismo e astrazione, sceneggiato da Abbas Kiarostami e proibito in patria. Stessa sorte subisce il suo successivo lungometraggio Offside, in bilico tra commedia e documentario, in cui si raccontano le vicende di un gruppo di ragazze che si travestono da uomini per cercare di assistere ad una partita della nazionale di calcio iraniana a Teheran. Il film viene premiato nel 2006 a Berlino con l’Orso d’Argento (Gran Premio della Giuria).
Arrestato il 2 marzo 2010 per la partecipazione ai movimenti di protesta contro il regime iraniano , dopo la mobilitazione delle organizzazioni a difesa dei diritti umani e del mondo del cinema a livello internazionale, viene rilasciato su cauzione il 24 maggio dello stesso anno.Il 20 dicembre 2010 Panahi viene condannato a 6 anni di reclusione: gli viene inoltre preclusa la possibilità di dirigere, scrivere e produrre film, viaggiare e rilasciare interviste sia all’estero che all’interno dell’Iran per 20 anni. Nel 2013 partecipa in Concorso al Festival di Berlino con il film Closed Curtain (fonte Wikipedia)

La foto iniziale è di Claudio Sala: http://claudiosala.wordpress.com/2013/02/14/free-jafar-panahi/




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