venerdì 29 maggio 2009 - Andrea Mazzoleni

Italia alle europee

L’Italia è il paese che ha negli altri paesi dell’ Europa unita, il maggior numero di cittadini "ospiti". Né la Germania, né la Francia, hanno negli altri paesi, comunità così numerose. Questa dimensione pone un problema a tutti, che si chiama “cittadinanza”, non tanto intesa in termini giuridici, ma come identità culturale.

I nuovi deputati italiani al Parlamento Europeo dovranno a questo proposito tenere presente gli interessi della comunità italiana all’estero e creare quei canali informativi che facciano conoscere in Italia il lavoro e la realtà delle nostre comunità, favorendo lo sviluppo di quei rapporti di collaborazione che, nell’era della globalizzazione, sono fondamentali per il rafforzamento del nostro sistema Paese.

Come ho già sottolineato in altri interventi, non dobbiamo dimenticare che la dimensione del lavoro nella società globalizzata ha una rilevanza estremamente invasiva nelle nostre vite sia come accesso all’identità professionale, e come risorsa economica, che come assenza o carenza di integrazione sociale.

Al fine di evitare la crescente marginalizzazione che deriva da questa condizione occorre porre confini precisi che delimitino e distinguano la flessibilità da una precarietà che non può essere che psicologicamente destabilizzante, ponendo ulteriori problemi alle persone che già hanno difficoltà a vivere mutamenti adattativi nel quotidiano dei differenti contesti.

Non dimentichiamoci che nel primo trimestre di quest’anno il Pil italiano è caduto del 2,4% rispetto agli ultime tre mesi del 2008 e del 5,9% rispetto al primo trimestre dello scorso anno realizzando il dato peggiore dal 1980.

La crisi finanziaria di fine 2008, trasformatasi oggi in crisi economica globale, ha evidenziato i meccanismi perversi di speculazione che hanno dominato la società negli ultimi anni. Manager, imprenditori e gli stessi politici dopo aver dato lezioni di economia a destra e a manca hanno beffato la popolazione ricorrendo per salvarsi all’aiuto del tanto criticato Stato diventato rapidamente indispensabile anche per i liberisti più accesi. I cittadini comuni sono invece chiamati alla cassa in termini di disoccupazione, diminuzione del valore reale del reddito, abolizione e riduzione delle elementari prestazioni sociali e così via.

L’UE che sembrava rappresentare un salvagente sicuro non sembra inoltre oggi in grado di offrire alcuna soluzione reale nemmeno alle economie dei paesi più forti.

In una società dove il raggiungimento del benessere materiale sembra disegnare l’ultimo confine perseguito dall’uomo, occorre infatti che ogni persona si imponga una riflessione per rompere il silenzio e rivalutare l’esperienza di difficili percorsi di integrazione come occasione di evoluzione e di crescita.

Lasciamo quindi ad ognuno di voi la difficile scelta alle prossime elezioni con l’unica raccomandazione di riflettere nella cabina elettorale sulla competenza dei candidati.




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