martedì 9 maggio 2023 - Annalisa Martinelli

Intervista con un militante USB

Abbiamo intervistato, a ridosso della festa del Primo Maggio, Valter Milanato, un militante USB, acronimo di Unione Sindacale di Base. Con lui abbiamo parlato delle lotte dei lavoratori, in vista dello sciopero generale indetto per il prossimo 26 maggio, della prima mobilitazione contro la guerra, nello specifico del corteo di protesta svoltosi a Vicenza, davanti alla caserma americana Ederle, e della sua visione sugli ultimi fatti di governo.

Innanzitutto, l`Unione Sindacale di Base, USB, è un sindacato indipendente, che non fa rifermento ad alcun partito o schieramento politico, nato nel 2010 dalla fusione di due sigle storiche del sindacalismo conflittuale e indipendente: RDB (Rappresentazioni Sindacali) e SDL (Sindacato dei Lavoratori).

La sigla USB richiama subito alla mente la chiavetta divenuta ormai uno strumento indispensabile per connettere dati, accogliere, riunire, proteggere la memoria e distribuire informazioni. Ecco che si possono paragonare le peculiarità del basilare strumento alle specifiche di questa organizzazione a struttura confederale, organizzata in due grandi settori o comparti: Pubblico e Privato.

USB intende invertire la tendenza attuale alle divisioni, e si prefigge di recuperare il terreno della unità, della solidarietà e dei bisogni. Contrapposizione quindi alla frammentazione dei lavoratori connettendo le lotte nei luoghi di lavoro, sul territorio e nel sociale.

L´Unione Sindacale di Base è in continua crescita ed attraverso una capillare diffusione sul territorio nazionale (oltre ottanta sono le sedi, tra regionali e provinciali, e centinaia le sedi aziendali in tutto il Paese), rappresenta e organizza i soggetti del lavoro e del non lavoro, si definisce un sindacato accogliente e meticcio o contaminato da tutte quelle esperienze provenienti da altre realtà di lotta, ovvero per la casa, per l`ambiente, per i beni comuni, per i diritti uguali dei migranti.

Per USB, come del resto per tutti, è essenziale fermare questa guerra in corso (che poi di guerre ce ne sono, o ce ne sono state, molte altre, e hanno suscitato meno indignazione). L´Organizzazione sindacale ha espresso una posizione ferma e netta: Stop all´invio delle armi in Ucraina e No all´aumento delle spese militari. Raccontaci della manifestazione a Vicenza.

Il 1 maggio un corteo di lavoratrici e lavoratori è sceso in piazza a protestare davanti alla base americana Ederle di Vicenza. NO alla guerra, NO allo sfruttamento, in sintesi.

Lavoratrici, lavoratori, studenti, organizzazioni sindacali e politiche, hanno sfilato in un corteo unitario, all´appello lanciato da delegati e iscritti sindacali per una mobilitazione contro la guerra. Con l´occasione ci si è soffermati anche davanti ad alcuni supermercati aperti, per convincere i clienti a non fare spese in quel giorno, invitandoli unirsi a noi in strada.

La guerra è la principale contraddizione fra capitale e lavoro, essa crea ulteriore miseria e sfruttamento in tutti i Paesi coinvolti; ma i conflitti sono molteplici nel mondo e tutti i popoli sono soggetti a questo andazzo di sfruttamento e povertà. Oggi in Italia abbiamo un governo di destra, ma non sarebbe differente con un governo di centrosinistra.

Penso che questa mobilitazione in Veneto ha avuto la pretesa di unire varie realtà diverse tra loro, come una prima iniziativa contro la guerra, con interventi di lavoratori, delegati di organizzazioni sindacali e politiche, tutti condividendo le parole d´ordine: Abbassare le armi, alzare i salari!

Cosa pensi del Decreto Lavoro targato governo Meloni e soprattutto della decisione di riunire il Consiglio dei ministri proprio in occasione della festa dei lavoratori? Una manciata di spiccioli in busta paga è sufficiente per far fronte a carovita e inflazione galoppante?

Un governo che riunisce provocatoriamente il Consiglio dei ministri proprio il primo maggio, per dare finti aumenti salariali come soluzione dei problemi, non faranno altro che indebolire ulteriormente lo stato sociale, la sanità, la scuola, i servizi pubblici, aumentando quindi la precarità.

Credo che questo Primo Maggio sia un punto di partenza, penso ci sia bisogno di riuscire a rilanciare un impegno verso tutte le realtà, i lavoriatori che erano in piazza lo scorso primo maggio per costruire un movimento ampio e unitario contro la guerra ed il carovita. So che sono molte le guerre nel mondo, e il movimento deve schierarsi contro le guerre in generale, c´è bisogno di una rinascita dei valori reali della vita, del lavoro, della dignità, della umanità che ormai ha perso ogni senso. Questo movimento credo debba generare conflittualità, mobilitazioni, agitazioni, scioperi e forse, come sempre, devono partire dai posti di lavoro, dalle scuole, nelle piazze, nelle università, e cercare di coinvolgere tutti, anche quelli che abitualmente non protestano e non scendono nelle piazze. Se si vuole migliorare questo mondo dobbiamo cominciare a credere in noi stessi e negli altri.

Io sarò libero solo quando l´ultimo sarà libero! Insieme ci libereremo tutti!

A differenza della Francia, il cui popolo coeso è sceso massivamente in piazza a protestare contro l´innalzamento dell´età pensionabile, il nostro sembra un Paese passivo e rassegnato, oppure è semplicemente illuso?

Sulla Francia intanto c´è da dire che da sempre si muove compatta, cosa che in Italia non avviene mai. Anche noi, se volessimo, potremmo mettere il governo alle strette. Il problema è che siamo troppo poco informati, quello che si sa è parziale. E poi subentra la paura di perdere il lavoro, la paura di metterci la faccia, di essere protagonisti del nostro domani. Inoltre qui in Italia, appena si vede un´auto bruciata durante una manifèstazione ci si sofferma sul campo del pietismo democratico, accusando chi manifesta anzichè indagare sulle motivazioni degli scontri, da dove nascono le proteste. Ho imparato a mie spese che non tutto è come sembra, e non mi schiererò mai con chi protegge e difende il mio nemico, ma sempre con chi manifesta insieme a me. Su questo potremmo parlare per ore.

Riguardo i fatti francesi, le persone qui da noi dicono che fanno bene, ne comprendono le ragioni e pensano che magari vinceranno, ma sono violenti. Se gli stessi fatti accadessero in Italia, direbbero invece che sono degli sfaticati, che non hanno voglia di fare niente, che hanno fatto bene i poliziotti a pestarli o, peggio, se fossi stato nella Polizia altro che manganello, avrei usato la pistola. Purtroppo fino a quando si ragionerà cosi, seduti comodamente in poltrona, nulla si riuscirà a fare. Ribellarsi è giusto!

(Foto di Valter Milanato)




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