martedì 28 aprile 2020 - Antonietta Chiodo

Intervista alla scrittrice Mavi Pendibene, attraverso i suoi libri natura e vita entrano in simbiosi

Incontrai per la prima volta l’ autrice Mavi Pendibene lo scorso anno, fu un caso conoscerla, venni contattata da un suo ex alunno che mi parlò di lei e mi propose di pubblicare attraverso la redazione turca di Promosaik alcuni suoi libri. Rimasi affascinata di come Marco mi raffigurò questa donna. Inizialmente fui perplessa quando lui mi chiarì che sarebbe stato non facile per me contattarla, perché lei scelse di vivere la sua vita in una meravigliosa casa in compagnia del suo cane e dei suoi libri, soprattutto senza l’utilizzo di internet.

 La trovai una scelta coraggiosa e capii da subito che non si trattasse di una persona comune, fu anche divertente sentire i racconti su di lei, soprattutto quando lui raccontò episodi che lo videro da giovincello estasiato ma anche intimorito dall’aspetto di questa donna, descriveva spesso questa lunga treccia che le si posava sulle spalle e che se avesse potuto sarebbe rimasto ore ad osservarla inebetito.

Alcuni titoli che potrete scorgere anche su internet di creazione dell’autrice sono: Un po’ di sale nell’acqua tiepida, Ti sia complice l’autunno, Frittelle di mele a mezzanotte, I miei fratelli erano marinai, Complice l’estate, Ma non è nemmeno ieri… 

Ricercai su internet i suoi scritti, andammo poi così a trovarla e passammo dei momenti estremamente piacevoli nuotando anche nei laghi di questa zona del Piemonte, dove la natura è sommersa da luoghi che sembrano essere ancora sfuggiti alle fauci dell’ uomo. Di Mavi da quel momento mi sono rimasti impressi i suoi occhi, dallo sguardo forte ed intenso ma romantico, sensazioni che vengono incorniciate da una voce calma e gentile dettati da un carattere forte che si nasconde forse a sua insaputa dietro ogni singola parola una leggera nota di nostalgia. Facemmo delle passeggiate e parlammo dei suoi libri, ma uno degli argomenti a lei preferiti fu raccontare della sua meravigliosa casa. Nei film a tutti noi è capitato di incappare in qualche racconto fantastico dove il protagonista e la propria dimora arrivino a creare una sorta di portale immaginario, un luogo dove sai che non riusciresti ad entrare se non utilizzando una parte di quello sguardo che racchiudi nel cuore. Ho osservato a lungo le sue gambe ben fatte e forti per le molte camminate lungo i sentieri ed è stato imbarazzante guardarla muoversi come un cerbiatto tra una roccia e l’altra, la sensazione era quella di sentirmi fuori posto, mentre era incantevole notare di come lei e la sua amica a quattro zampe fossero un tutt’ uno con la natura, una fusione di cielo e terra. Questa è Mavi Pendimene e questa è la sensazione che a mio parere è in grado di trasmettere attraverso i suoi libri.

Qual’ è stato l’ input che ti ha spinta a scrivere il tuo primo romanzo?

Credo di avere accumulato negli anni, soprattutto da quando ho iniziato a vivere in questi luoghi una serie di emozioni positive e negative, anzi una tempesta di emozioni. Era diventato così impossibile trattenerle e ho sentito il bisogno di scriverle, si, credo sia stato questo. La tua domanda se sia stato uno stimolo o una scelta… ti rispondo che per me lo sono stati entrambi, perché senza lo stimolo non avviene la scelta e con in più una necessità di base di raccontarmi, di poterle così condividere anche con gli altri, perché in fondo una cosa bella va condivisa.

Quello di narrare momenti della tua vita quotidiana lo definiresti più uno stimolo o una scelta personale?

Come ti ho detto sopra da scelta si è trasformata in necessità, siccome qui ho poche possibilità e strumenti per comunicare, scrivere si sarebbe rivelata la strada più giusta. La voglia anche di dire qualcosa, come tu ben sai io non ho grandi frequentazioni, quindi mi resi conto ben presto che poteva essere il metodo più indicato.

Se potessi fare un viaggio, dove andresti?

La mia predilezione bucolica al contrario di ciò che potrebbero pensare molte persone non mi ha portato via nulla, anzi mi ha dato la capacità di vedere le cose piccole, anche i frammenti in essi. Questo metodo poi mi permette di ricomporle e di osservare molto più in profondità di quanto mi permetterebbe di fare un viaggio. Ho viaggiato molto in passato quando vivevo ancora in città, vedevo cose bellissime ma che non mi appartenevano, vedevo cose di sfuggita e non ne conoscevo l’ origine, non ne conoscevo la storia e neanche le potevo toccare. Posso dire che i viaggi non mi hanno dato nulla, ho dimenticato quasi tutto. Non scrivo per compensare, scrivo per confermare che tutto ciò che ho attorno e che osservo quotidianamente e che conosco oramai a memoria faccia parte di una trama importante. Se fossi obbligata ad intraprendere un viaggio andrei al nord, mi rappresentano di più i colori ed il carattere delle persone, nel sud non mi rispecchio in niente.

Cosa pensi della cultura giovanile oggi?

Riguardo ad internet è un mezzo importantissimo, però come la televisione è uno strumento che toglie profondità alle cose, qualsiasi messaggio passi attraverso un video infine si trasforma in banalità, l’approfondimento non c’è mai, e se c’è avviene sotto una forma poco fruibile. Si, credo abbia portato via molto ma anche dato, quindi bisogna saper bilanciare ma… diciamoci la verità, un libro è un’altra cosa.

Secondo te, internet ha rubato una parte di cultura alle nuove generazioni?

Non so risponderti visto e considerato che frequento pochi giovani, sono convinta che la cultura sia fatica e che la curiosità di andare a fondo non sono sicura appartenga ai giovani di oggi.

Foto di Free-Photos da Pixabay 




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