lunedì 4 settembre 2017 - Essere Sinistra

Insegnanti di sostegno, alunni e scuola

Insegnanti di sostegno, scuola e alunni, anni neri tra slogan ed emergenza (?), di chi è la vera responsabilità?

di Laura BASSANETTI (Comitato per la Scuola Pubblica di Paderno Dugnano)

“Gli specializzati sul sostegno ci sono e chiedono solo l’opportunità di lavorare.
Così esordisce l’Associazione MISoS, che mette in evidenza il limite imposto dal MIUR sulle possibilità di supplenza fuori graduatoria per i docenti in possesso di speicalizzazione su sostegno.”

(da Orizzonte Scuola, agosto 2017).

Da quasi due anni a questa parte, in seguito all’entrata in vigore della riforma per la Pessima Scuola, più di sempre (la questione, infatti, è di data più vecchia) molti sembrano convinti che in Italia stia montando un’emergenza in più: è ormai apparentemente indiscussa la carenza di insegnanti di sostegno, qualcuno adduce alla mancanza di “vocazione” per questa occupazione, qualcuno parla di disorganizzazione, qualcuno di impreparazione degli aspiranti docenti, le famiglie si lamentano che gli studenti non vengono affidati a personale specializzato.

Partendo da un dato numerico consideriamo che circa sei mesi fa si parlava di 137.500 lavoratori adatti a fronte di un’esigenza nazionale di 245.000 alunni.

Ogni settembre secondo i media è l’inizio di un nuovo “anno nero” per i docenti di sostegno che ambiscono a questo lavoro e per le famiglie degli studenti che hanno diritto ad un’assistenza legata alle loro caratteristiche. “Vorremmo solo aiutare chi ha bisogno”, dicono molti insegnanti, non potendo però, in tanti, svolgere questo lavoro.
Evidentemente c’è qualcosa che non funziona, a quali fattori potrebbe essere riconducibile?

L’anno scolastico si apre con l’allarme cattedre vuote, per esempio in Veneto. Infatti, come riporta il quotidiano locale “Il Gazzettino”, mancano migliaia di cattedre. La coperta, dunque, è corta. Anche lavorando a ritmo serrato non c’è personale docente sufficiente per coprire il fabbisogno. Tutto questo malgrado il concorso docenti del 2016 (e comunque non è finita qui: contingenti sempre insufficenti nel Personale Ata -per esempio- con concorsi per i direttori amministrativi che non si fanno da 20 anni).

Un’analisi dell’Istat della fine del 2016 dichiarava: il 16% degli alunni disabili alla primaria ha cambiato insegnante di sostegno durante l’anno scolastico e il 19% alla secondaria. Il 42% ha visto un volto nuovo rispetto all’anno precedente.

In queste indagini spesso non si fa rientrare un dato che potrebbe essere significativo: quello della disabilità nella scuola dell’infanzia dove spesso non ci sono bambini in difficoltà perché non vengono diagnosticati per tempo. La scuola dell’infanzia tuttavia non è considerata dell’obbligo e forse è per questo che mancano i dati. Ma resta una scuola di tutti.

Considerando, inoltre, che le prossime procedure per la formazione dei docenti di sostegno, i FIT, si avvieranno in tempi non imminenti e che le stesse procedure prevedono un percorso di formazione triennale, la carenza di docenti di sostegno è destinata ad aumentare.

CI CHIEDIAMO QUINDI: QUALI SONO GLI INTERESSI DEL MINISTERO?

Si sentono ripetere sempre le stesse cose…”emergenza sostegno”, dicono. Ma quale emergenza? Non potevano pensarci per tempo mettendo a bando un numero maggiore di posti e magari pensando a nuove e meno mortificanti regole per l’accesso al corso di specializzazione?
Come al solito lo Stato è bravo a pretendere e sbandierare la continuità e la qualità, ma non a darne!

Da uno Stato che è talmente interessato ai diritti delle persone diversamente abili tanto da votare una deroga che ne prevede un percorso scolastico non differenziato ma ghettizzato, contrastato da associazioni di rappresentanza come Ledha, francamente è difficile immaginarsi un piano di assunzioni per il sostegno, adeguato alle persone che necessitano sostegno.

Gli alunni con certificazione di disabilità vengono da adesso in poi, valutati secondo un parametro definito “profilo di funzionamento”, ci sembra, secondo un’ottica che vuole inquadrarli in base alle possibilità di “utilizzarli” produttivamente, o meglio, asservirli.

Dobbiamo dunque pensare che il nostro Ministero sia interessato a garantire il diritto allo studio di tutti? Di chi è la colpa?

Per i sindacati non è solo del governo, ma anche dell’università che, a causa del numero chiuso, prepara un numero insufficiente di docenti di sostegno: niente prove per il TFA di sostegno, il corso di specializzazione per l’insegnamento ai disabili. Almeno per il momento.
Il ministero dell’Istruzione ha stoppato tutte le università che si preparavano a pubblicare i bandi.

Il sistema incompiuto danneggia gli alunni disabili e le loro famiglie, ma anche i docenti di sostegno, perché tutto è ancora basato sulle supplenze temporanee (su cui lo Stato risparmia) quindi il vero problema è uno e uno soltanto: la precarietà.

Migliaia di posti scoperti perché non ci sono specializzati, decine di migliaia coperti ma solo con delle supplenze. Con in più la beffa di personale qualificato che resta a casa senza lavoro perché magari è in graduatoria nella provincia sbagliata.

Una situazione in cui perdono tutti. Eccetto forse le casse dello Stato, che risparmia centinaia di milioni grazie ai contratti a tempo determinato.

Noi siamo d’accordo con i sindacati, ma non devono dimenticare che l’istituzione del numero chiuso universitario è stata fortemente voluta proprio da questo governo, insomma, gira che ti rigira sembra che il tutto riconduca ad un piano generale per la privazione del diritto all’istruzione e alla cultura delle persone.

In effetti, non dubitiamo che una persona svantaggiata o diversamente abile possa garantirsi un’istruzione: PAGANDO, ESATTAMENTE COME È NEI PIANI DEL NOSTRO GOVERNO.




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