lunedì 16 settembre 2019 - Natale Salvo

In questo Paese, le minoranze che diritti hanno?

«Le politiche e i programmi nazionali saranno elaborati e realizzati tenendo in conto i legittimi interessi delle persone appartenenti a minoranza». Quest’impegno non è scritto nel programma del nuovo governo. Si tratta di un principio che risale al 1992 e che porta la firma dell’ONU.

(Foto di Photo ONU/Elma Okic – Le Conseil des droits de l’homme des Nations Unies à Genève.)

Sento spesso parlare di maggioranza, di “forza dei numeri”, di “governa chi ha un voto in più”. Ma, alle minoranze chi pensa? Tutelare gli interessi anche delle minoranze è un dovere di chi governa o no?

Leggo, a volte, di ostacoli creati per la realizzazioni di luoghi di preghiera islamici, di necessità di “censire” i rom, di stigmatizzazioni e proteste contro i corsi di lingua araba promossi in qualche scuola.

Per Tommaso Foti, deputato di Fratelli d’Italia, ad esempio, «chi arriva in Italia e qui vuole rimanere deve essere disponibile a recepire quelle che sono le nostre tradizioni, la nostra cultura, la nostra lingua».

Ma, al di là dei proclami di chiare aree politiche, come stanno le cose? «Promuovere e incoraggiare il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali per tutti, senza distinzione di razza, sesso, lingua o religione» è un impegno che ci tocca rispettare o no?

Cosa dice la Costituzione Italiana

La Costituzione Italiana, in proposito, è chiara.

  • «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione», statuisce l’articolo 3;
  • «La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche», precisa l’articolo 6;
  • «Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto», afferma l’articolo 19.

Non ci può essere proclama in un qualche comizio o dibattito su Facebook o Twitter che possa scalfire la chiarezza della nostra Costituzione.

Cosa dicono le Nazioni Unite

A definire ulteriormente il diritto delle minoranze, sia esse minoranze nazionali o etniche, che religiose o linguistiche, è giunta, il 18 dicembre 1992, la “Risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite 47/135”.

Le Nazioni Unite, o l’ONU se preferiamo, sono un Organo Sovranazionale cui aderiamo e di cui accettiamo le decisioni.

La risoluzione dell’ONU inizia così: «Gli Stati proteggeranno l’esistenza e l’identità nazionale o etnica, culturale, religiosa e linguistica delle minoranze all’interno dei rispettivi territori». Vuol dire, se qualcuno avesse ancora dei dubbi, che gli Stati, l’Italia ad esempio, non solo non può frapporre ostacoli a chi vuole parlare, sul nostro territorio, un’altra lingua o professare un’altra religione ma “protegge”, tutela, questa scelta.

«Le persone appartenenti alle minoranze nazionali o etniche, religiose e linguistiche – prosegue la risoluzione ONU – hanno il diritto di beneficiare della loro cultura, di professare e praticare la loro religione e di usare la loro lingua, in privato e in pubblico, liberamente».

Non solo. «Gli Stati, ove necessario, adotteranno misure nel campo dell’educazione, al fine di incoraggiare la conoscenza della storia, delle tradizioni, della lingua e della cultura delle minoranze esistenti nel proprio territorio». E questa regola non è riferita solo alla “minoranza” ma prevede, in sostanza, che anche la “maggioranza”, volontariamente, deve essere “incoraggiata” a conoscere la storia e la cultura delle “minoranze”.

Quest’ultimo impegno non avviene spesso. Il Mondo della Scuola non sempre è così pronto ad accogliere e promuovere queste iniziative.

Naturalmente vale anche il principio opposto: «Le persone appartenenti a minoranza dovranno avere adeguate possibilità di acquisire la conoscenza della società nel suo insieme»; anche gli stranieri (o le minoranze), per facilitare la loro integrazione (che non vuol dire però cancellare la propria cultura), hanno diritto a fruire di adeguati servizi che permettano loro di conoscere la cultura del territorio dove vivono.

Anche qui il dubbio mi assale. E questi servizi esistono?

Alle Nazioni Unite, sono convinti che «la costante promozione e realizzazione dei diritti delle persone appartenenti a minoranza nazionale o etnica, religiosa e linguistica, è parte integrante dello sviluppo della società nel suo insieme e in un contesto democratico basato sullo stato di dirittoed è tale da contribuire al rafforzamento dell’amicizia e della cooperazione tra i popoli e tra gli Stati».

Noi condividiamo questo pensiero? Oppure riteniamo che la piccola parte di mondo dove viviamo deve essere di un unico colore, di un’unica professione religiosa, e che, in definitiva, le “minoranze” devono adeguarsi alla “maggioranza”?




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