In pensione oltre i 67 anni: due anni in piu di lavoro, due anni in meno di vita

Quando si parla di ladri, pensiamo subito a chi ti ruba la macchina, ti sfila il portafoglio in metropolitana o ti forza la serratura di casa. Ma i veri ladri spesso non li vediamo arrivare. Indossano giacca e cravatta, siedono nei palazzi del potere e decidono del nostro destino con un tratto di penna. Sono loro i veri ladri.
Ladri di futuro. Ladri di vita.
Ci hanno tolto due anni di esistenza. Non due anni qualsiasi, ma quelli che avremmo dovuto goderci in tutta serenità, dopo una vita passata a lavorare. Andare in pensione a 65 anni non è più un diritto acquisito. Oggi, tra età pensionabile e speranza di vita, si parla di alzare l’asticella oltre i 67 anni. Due anni in più da passare in fabbrica, in ufficio, nei cantieri, a far quadrare i conti, ad arrancare. Due anni strappati con la forza e la protervia di un potere arrogante alla nostra vecchiaia.
Questo non è un semplice cambiamento di legge. Questo è un furto.
Hanno sperperato denaro pubblico, si sono ingrassati con vitalizi, privilegi, poltrone, bonus, prebende e super-bonus. E adesso ci dicono che non ci sono i soldi per pagare le pensioni e allungano l’età pensionabile direzione camposanto, sperando che in molti ci lascino le penne e in pochi arrivino a riscuotere l’assegno previdenziale. Ma i soldi non mancano mai quando servono a salvare banche, a comprare le armi, a foraggiare opere inutili, o a mantenere stipendi a sei zeri di manager e dirigenti pubblici. Mancano solo quando si parla dei lavoratori, ovvero di chi ha davvero costruito questo Paese, di chi si alza ogni mattina all’alba e rientra a casa la sera per portare a tavola un pezzo di pane e pagare le tasse, i contributi, gli affitti, i mutui.
E così ci raccontano che la colpa è dell’aspettativa di vita, che cresce come per magia solo quando devono alzare l’età pensionabile. Che non ci sono abbastanza giovani a pagare i contributi. Ma chi ha reso impossibile per i giovani mettere su famiglia, restare in Italia, trovare un lavoro dignitoso e costruirsi un futuro? Chi ha trasformato il lavoro stabile in precarietà cronica, se non loro?
Non solo ci spingono a lavorare sempre di più, ma ci condannano anche a pensioni da fame, con calcoli penalizzanti e assegni che non bastano nemmeno ad arrivare alla metà del mese. Intanto loro, dopo qualche anno in Parlamento, si portano a casa vitalizi d’oro. Ci chiamano cittadini, ma ci trattano come carne da macello: spremuti, sfruttati, poi gettati via.
E ogni volta che qualcuno osa alzare la voce, ecco la solita litania: “Non ci sono risorse”. Ma siamo stanchi di questa presa in giro. La pensione non è un favore, non è un privilegio. È il frutto di una vita di lavoro, un diritto sacrosanto e inviolabile. E chi lo nega, chi lo ruba con la scusa della sostenibilità, è un ladro. Non uno qualunque, ma un ladro di tempo, di speranza, di vita.
E questi, sì, sono i ladri più pericolosi. Perché non ti rubano un oggetto. Ti rubano anni. Anni che nessuno ti restituirà mai più.