mercoledì 30 ottobre 2019 - Carmelo Musumeci

In morte dell’ergastolano Mario Trudu

E Dio s’intenerì e abolì l’ergastolo ostativo creando la morte.

Dopo 41 anni di carcere ostativo Mario è morto senza mai tornare a casa, eppure nel mio cuore e nella mia testa è ancora vivo. Siamo stati insieme 4 anni nel carcere di Spoleto, facevamo insieme l’ora d’aria e mi ricordo ancora le nostre chiacchierate:
 
Mario: L’ergastolo ostativo va persino contro la matematica e l’italiano. La pena perpetua non ti toglie solo la libertà, ti strappa pure il futuro. Ti potrebbero togliere tutto ma non la tua intera vita. Lo Stato si può prendere una parte di futuro, ma non tutto, se vuole essere migliore di un criminale. Questa maledetta pena è disumana perché l’uomo per vivere e morire ha bisogno della speranza che la sua vita un giorno forse sarà diversa. La pena perpetua è un sacrilegio perché anticipa l’inferno sulla terra e la pena eterna senza possibilità di essere modificata è competenza solo di Dio (per chi crede). L’uomo non dovrebbe mai essere considerato cattivo e colpevole per sempre. La giustizia potrebbe, anche se non sono d’accordo, ammazzare un criminale quando è ancora cattivo, ma non dovrebbe più tenerlo in carcere quando è diventato buono. O farlo uscire solo quando baratta la sua libertà con quella di qualcun altro collaborando e usando la giustizia. Se la pena è solo vendetta, sofferenza e odio, come può fare bene o guarire?
 
Carmelo: Il perdono fa più male della vendetta, il perdono sociale ci costringerebbe a non trovare dentro di noi nessuna giustificazione per quello che abbiamo fatto. Ecco perché converrebbe combattere il male con il bene, col perdono, con una pena equa e rieducativa. La pena dell’ergastolo ostativo ci lascia la vita, ma ci divora la mente, il cuore e l’anima.
 
Mario: La società italiana non vuole conoscere la verità sulle sue prigioni e ai politici italiani non interessa sapere che le prigioni scoppiano, che i detenuti muoiono, che alcuni si tolgono la vita e che altri crepano psicologicamente. Tutti gli anni in estate i giornali e la televisione ci ricordano di non abbandonare i cani in autostrada, ma non una parola e non una riga dei 64.000 detenuti abbandonati a se stessi e che vivono accatastati uno sopra l’altro. Vivere in questo modo toglie ogni rimorso per quello che si è fatto fuori. I “muri” sono abbastanza alti da permettere di poter far finta di non vedere e udire la disperazione e le grida d’aiuto che vengono da dentro. La Corte dei diritti umani ha da poco condannato il nostro paese, stabilendo che il sovraffollamento in Italia è tortura, ma l’Italia è un paese fuorilegge ed a nessuno importa delle condanne della Corte europea. A nessuno importa sapere che nelle carceri italiani non c’è più spazio per vivere, che vivere uno sopra l’altro è una condanna aggiuntiva, una condanna moltiplicata dal punto di vista fisico, psichico, morale e sanitario, che il carcere in Italia non è solo il luogo dove vanno i delinquenti (anche se quelli veri stanno fuori), ma è soprattutto il rifugio dei ribelli sociali, degli emarginati, dei diseredati, degli emigrati, dei tossicodipendenti, dei figli di un Dio minore.
 
Carmelo: La pena dell’ergastolo ostativo -senza benefici- opprime la vita, senza ammazzarti, ma negandoti persino una pietosa uccisione. Questa terribile condanna ti toglie tutto, persino la possibilità di morire una volta sola, perché si muore un po’ tutti i giorni. È una morte civile che ti tiene in uno stato di sofferenza insopportabile, perché è crudele fare coincidere la fine della pena con la fine della vita. Una pena che non finisce mai, è una pena disumana.
 
Mario: Si vive in uno stato d’angoscia tale che molti di noi ormai soffrono di patologie mentali croniche. Dopo anni e anni in costante attesa del nulla e nell’incertezza le nostre menti sono diventate deboli e infantili. Questa condanna è una pena troppo crudele e inumana per non distruggere il migliore, o il peggiore, degli uomini. Molti ergastolani non sono più quelli che erano una volta. Per questo alcuni di noi non capiscono perché devono continuare a scontare una pena che non finisce mai, per reati che non commetterebbero più. Sì, è vero, siamo anche il nostro passato, ma non più solo quello, perché molti di noi non sono più gli stessi. Vivendo per decenni in un tunnel di oscurità e di disperazione gli ergastolani più deboli diventano dei relitti umani e quelli più forti delle bestie feroci.
 
Carmelo: La pena dell’ergastolo ad un ragazzo di 19 anni serve solo a soddisfare la reazione vendicativa della comunità e delle vittime verso gli autori dei delitti. Questa condanna senza fine è un crimine più crudele di quello che si vuole punire, con la differenza che il primo è un crimine commesso da un adolescente, l’altro è un crimine della giustizia.
 
Mario: La pena dell’ergastolo è peggio della pena di morte perché è anche più crudele: ammazza una persona tenendola viva chiusa in una cella per sempre. La pena di morte ti toglie solo la vita, la pena dell’ergastolo ti toglie anche l’anima. La pena dell’ergastolo tradisce Dio, le vittime del reato, l’uomo e le sue leggi, in particolare modo l’articolo 27 della Costituzione: “ La pena deve tendere alla rieducazione”, invece la pena dell’ergastolo ti lacera, ti spezza e ti tortura lasciandoti vivo. È la pena più disumana che l’uomo abbia mai creato: né morti, né vivi, solo ergastolani.



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