giovedì 19 agosto 2021 - Vincenzo Caccioppoli

In Afghanistan ora l’Europa si gioca moltissimo

Il crollo del governo afghano durante il fine settimana, culminato con l'ingresso dei talebani a Kabul e la dichiarazione di un emirato islamico dell'Afghanistan, ha sbalordito la maggior parte degli osservatori con la sua rapidità, anche se il risultato in sé non è stato una sorpresa. Nessuno immaginava una resa così incondizionata da parte delle forze afghane, come ha chiaramente affermato il presidente americano Biden in conferenza stampa.

 La velocità con cui le forze di sicurezza afghane si sono disfatte, i leader provinciali si sono scambiati fedeltà e il governo nazionale si è sciolto, tuttavia, ha dimostrato che fino alla fine, le ipotesi occidentali sull'Afghanistan sono state modellate più da un pio desiderio che da realtà sul campo. E che la strategia di americani ed europei era sbagliata probabilmente fin dall'inizio. Mille miliardi di dollari solo da parte americana, 2000 soldati uccisi sono risultati assolutamente vani, considerando come il governo fantoccio di Ghani e il suo esercito si siano letteralmente liquefatti di fronte all'avanzata dei talebani, che forse loro stessi sono rimasti sorpresi dalla facilità con cui hanno conquistato la capitale. Fa un sorridere allora pensare a quello che il presidente americano disse in una delle più grottesche conferenze stampa di un presidente americano della storia.

Era l’ ’8 luglio, poco più di un mese fa, quando Biden difese la sua decisione a proposito dell’Afghanistan in una conferenza stampa con parole che oggi suonano separate dalla realtà. Domanda dei giornalisti: “La vittoria dei talebani è inevitabile?”. Biden: “No, perché l’esercito afghano ha trecentomila uomini bene equipaggiati e una forza aerea contro circa 75 mila talebani. Non è inevitabile”. Domanda: “Si fida dei talebani?”. Biden: “E’ una domanda sciocca. Non mi fido dei talebani. Mi fido delle capacità dei militari afghani, che sono meglio addestrati, meglio equipaggiati e competenti nel condurre una guerra”. Nessuna di questa affermazioni sembra avere un briciolo di fondamento, dopo quanto accaduto in questi giorni, come se a parlare non fosse l’uomo più potente della terra, ma un semplice passante. Mai forse come ora la credibilità della massima potenza mondiale è stata cosi bassa.

E la colpa non è solo o non è certo tutta di Biden, perché il cambio di atteggiamento è iniziato sotto l'amministrazione Obama, che solo ora sta mostrando tutta la sua debolezza e la sua inefficace politica estera. Proprio sull'Afghanistan Obama nel primo mandato aveva puntato ad un rafforzamento della missione, per poi ricredersi completamente nel suo secondo mandato e cominciando la smobilitazione, che è stata proseguita da Trump e completata da Biden. Ora la palla passa a Cina Russia e Turchia, che ormai sembrano aver preso sempre più il pallino della situazione da un' America sempre più rivolta verso i confini interni e sempre meno a fare il guardiano del mondo. “Siamo di fronte ad una gravissima disfatta per l’Occidente. Una gestione dilettantesca del ritiro da parte dell’amministrazione Biden ha dato il via libera alla decisiva avanzata talebana, fino alle immagini drammatiche che arrivano da Kabul in queste ore.

Gli elicotteri americani che atterrano sul tetto dell’ambasciata per evacuare i diplomatici Usa riportano alla mente le immagini di Saigon 1975, proprio quelle che lo stesso Biden aveva esorcizzato solo poche settimane fa.” E stato il duro commento dell eurodeputato di Fdi Carlo Fidanza. In tutto questo chi rischia di pagare lo scotto maggiore è ancora una volta l'Europa, che deve subire decisioni di altri senza riuscire ad incidere in maniera concreta sui nuovi assetti di geopolitica internazionale. Senza un esercito e senza una vera politica estera, questa Europa non ha alcuna possibilità di far valere le sue ragioni e i suoi interessi. La questione afghana era servita proprio a rafforzare l'alleanza atlantica con gli Usa.

Sulla scia del fallimento dell'Europa nell'affrontare in modo significativo le guerre jugoslave e tra gli accresciuti dubbi post Guerra Fredda sulla continua rilevanza e scopo della NATO, la risposta europea agli attacchi dell'11 settembre è servita in un certo senso a dimostrare il valore della solidarietà dell'alleanza. Ma ha anche contribuito a definire la natura del potenziale contributo dell'Europa alla difesa di Washington, dopo tanti decenni in cui Washington ha provveduto a quello dell'Europa. Con l'11 Settembre il ruolo dell'Europa sembrava accresciuto proprio come serbatoio di riserva per gli Stati Uniti nel loro ruolo di guardiani del mondo.

Ora il fallimento clamoroso di questa missione non potrà non avere ripercussioni su tutta l'alleanza Nato, mettendo in discussione come mai prima ora il senso e l'utilità di una alleanza che sta diventando sempre più scomoda per gli Usa e sempre più onerosa e senza grandi contropartite per l'Europa. Tutto questo non può che favorire Cina, Russia e Turchia che da tempo provano a indebolire la Nato e l'alleanza atlantica, ritenuta centrale ormai solo a parole anche da molti governi europei, Germania in testa.

La disastrosa guerra in Libia fortissimamente voluta dal premier francese Sarkozy ed accettata da molti altri paesi europei, come Italia e Germania, non ha fatto altro che rafforzare l'idea che il ruolo della Nato aveva perso la sua centralità nella geopolitica internazionale. Ora la disastrosa gestione degli Usa di fronte alla crisi afghana pone l Europa di fronte ad un bivio: rimanere nella irrilevanza decisionale in cui si è ridotta negli ultimi venti anni oppure reagire e trovare la forza di inserirsi come mediatore al posto degli Usa e in contrapposizione con l'egemonia cinese russa e Turca.

Un decennio e più fa, l'ex ministro degli esteri francese Hubert Vedrine amava dire: "L'Europa deve scegliere tra diventare una potenza globale o un'enorme Svizzera”. Ma questo paragone non mette in rilievo il fatto che la Svizzera riesce a mantenere una posizione di isolamento privilegiato, cosa che l Europa non potrà mai riuscire a fare e quindi unica soluzione per la sua salvezza e forse per la sua stessa esistenza e quella di diventare finalmente una vera potenza globale.

Foto: Defence Image/Flickr




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