lunedì 17 agosto 2020 - Slow Revolution

Impronta ecologica in calo per lockdown

 Dal 29 luglio al 22 agosto. L’Earth Overshoot Day, il Giorno del Sovrasfruttamento della Terra, ha subito un arretramento di 24 giorni. Un ripiegamento mai registrato con tale intensità (il dato migliore è di 8 giorni e risale al 1981) dal 1971, anno dal quale il Global Footprint Network ha messo a punto l’indicatore che valuta il consumo umano di risorse naturali. Di fatto, nel 2020 l’umanità ha impiegato 234 giorni, anziché 210, per esaurire il patrimonio naturale che la Terra è in grado di rigenerare nell’arco di un anno. In altre parole, ora ci bastano 1,56 pianeti invece di 1,72 per mantenere il nostro stile di vita. Un dato positivo che, però, non è frutto della saggezza umana nel preservare biodiversità, flora e fauna, ma di un evento tragico: il Covid-19. A contrarre l’Impronta Ecologica mondiale, dunque, è stato il lockdown forzato e le relative misure di contenimento messe in atto in tutto il mondo in risposta alla pandemia. In particolare, sostengono i ricercatori, si è registrata una forte riduzione della raccolta di legname (-8,4%) e di emissioni di CO2 da combustibili fossili (-14,5%), due dei principali responsabili dell’Impronta Ecologica insostenibile della nostra società.

Mettere al centro la rigenerazione delle risorse

La riduzione del 9,3% dell’Impronta Ecologica dimostra come sia possibile ridurre il consumo delle risorse biologiche, oggi in eccesso del 60% rispetto a quanto si possano rinnovare nel corso di 12 mesi. Quello che dovremmo imparare è farlo con l’ingegno e adottando stili di vita meno consumistici e a più alto tasso di felicità, non con eventi negativi come avvenuto in passato. Prima del Covid-19, infatti, i miglioramenti si sono registrati in prevalenza in concomitanza eventi destabilizzanti come le crisi petrolifere del 1973 e del 1979 e quella economica del 2008. In altre parole, dovremmo trovare formule economiche e sociali sostenibili con l’ambiente e con i diritti delle persone. A sostenerlo è pure Laurel Hanscom, CEO a Global Footprint Network: “l’umanità si è trovata unita dalla comune esperienza della pandemia, realizzando quanto le nostre vite siano interconnesse. Tuttavia, non possiamo ignorare la profonda disuguaglianza delle nostre società né le tensioni sociali, economiche e politiche che sono state esacerbate da questo disastro globale. Mettere il concetto di rigenerazione delle risorse da parte del Pianeta al centro dei nostri sforzi di ricostruzione e recupero può aiutare a correggere sia gli squilibri nella società umana che nel nostro rapporto con il Pianeta”.

In Italia l’Overshoot Day è stato il 14 maggio

A depredare la Terra delle risorse naturali è soprattutto il Qatar, paese che non segna nessun miglioramento rispetto al 2019 esaurendo le risorse disponibili già l’11 febbraio. Non fanno molto meglio il Lussemburgo (16 febbraio), gli Emirati Arabi Uniti (7 marzo), il Bahrain (10 marzo) il Kuwait (10 marzo) e gli Stati Uniti (14 marzo). A consumare entro marzo il proprio patrimonio “bio” sono anche Canada, Australia e Danimarca, risultato quest’ultimo sorprendente considerato il primato ottenuto nell’Environmental Performance Index 2020 (qui l’articolo). L’Italia migliora la propria prestazione di appena un giorno (dal 15 al 14 maggio), ma fa meglio di Giappone (12 maggio), Svizzera (8 maggio) e Germania (3 maggio). Tra le europee, i migliori risultati sono ottenuti da Spagna (27 maggio) e Romania (11 luglio). Il paese più virtuoso è lo sconosciuto Kyrgyzstan (26 dicembre) che precede Myanmar e Niger (25 dicembre). A Entro dicembre ricade Overshoot Day di altre 10 nazioni, tra le quali Indonesia, Ecuador, Iraq, Nicaragua, Marocco e Cuba.

Per approfondire

Global Footprint Network

Earth Overshoot Day

Earth Overshoot Day 2019




Lasciare un commento