giovedì 8 marzo 2018 - Mario R. Zampella

Imagine

La partita elettorale si e' conclusa senza alcuna maggioranza in grado di governare in solitaria. I tre contendenti principali si trovano nell'impasse gia' rodata lo scorso 2013, anno in cui il Presidente Napolitano fu rieletto per la seconda volta e con grande pazienza invito' alla composizione di un governo di larghe intese.

La legge elettorale di allora, il cosiddetto porcellum, non consenti' l'affermazione di un partito o di una coalizione, e cosi', in vista di gravosi compiti relativi alle grandi riforme, si opto' per una formazione mista, in cui gli equilibri delle forze potessero affrontare le sfide di piu' grande interesse per il popolo italiano. Con la nuova legge elettorale, il rosatellum, le cose non sono poi cambiate molto. Non v'e' una maggioranza che consenta la governabilita' e soprattutto l'attuazione programmatica tanto propagandata da ogni singolo schieramento. Le soluzioni possibili risiedono in alleanze del momento che conducano alla soglia del 40%, con relativi compromessi in riferimento all'ideologia, se cosi' vogliamo chiamarla, di ciascun partito e/o coalizione. Lo scoglio piu' imponente quindi, consiste nella fusione di ognuna delle singole promesse elettorali in un'unico grande programma che possa integrare cio' che in campagna elettorale e' stato venduto per vero.

Il razionalismo scettico che pervade la scena, non cede alcuno spazio utile all'immaginazione di possibili alleanze, a meno che, non si tradiscano le promesse fatte. E qui veniamo al dunque. Se sin dal principio, non si e' nella condizione di poter garantire quanto detto e ribadito in ogni manifestazione e conferenza, l'onesta' intellettuale vorrebbe che si rinunciasse all'impegno palesemente fittizio che non portera' a nulla di concretamente attuabile. 

In parole povere, il popolo, sia esso popolare o populista, ha votato in relazione a schemi e programmi a se' favorevole. Perche' mai dovrebbe rinunciarvi per altri cinque anni? Si tratta di intere collettivita' in preda alla miseria, che speranzosi in un futuro appena migliore, hanno affidato la propria sorte in blocco a nuove formazioni di rottura dell'establishment politico consolidato. Sara' il popolo talmente ancora comprensivo e malleabile, di fronte all'ennesimo tradimento? Potra' esso ancora resistere alle bordate di una condizione di insicurezza generale causata da disoccupazione, da tasse oltremodo pressanti, da redditi esigui e pensionamenti ritardati?

Se il pensiero delle parti in gioco non sara' conciliabile, si dovra' procedere nuovamente ad un governo posticcio, come il precedente, che non ha lavorato del tutto malamente, ma certamente non ha impresso l'impronta caratteriale ideologica di questo o di quel partito. E cio' che assume importanza, soprattutto nel momento di una possibile ripresa, e' proprio quell'impronta che conferisce al paese intero un carattere preciso e immutabile per l'intera legislatura.

Naturalmente con un'opposizione altrettanto forte e attenta agli errori che mai mancano. In definitiva, lo stallo italiano sembra voler protrarre nel tempo la sua peculiarita', che rimanda ai 60 anni precedenti vissuti in un clima molto simile. A meno che il teatrino dei burattini non sia inscenato in un gigantesco padiglione governativo i cui manovratori sono ben consapevoli del raggiro perpretato ai danni di milioni di persone. In tal caso s'imporrebbe una rivoluzione culturale che imprima una svolta decisiva all'oramai conclamata situazione stagnante.




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