giovedì 27 febbraio 2020 - Emilia Urso Anfuso

Il virus della psicosi collettiva

Calma e gesso. Il panico è il virus pandemico che più di ogni altro ha afflitto milioni d’italiani, incuranti del fatto che dal mondo scientifico arrivano comunicazioni di ogni sorta, atti a sedare la crisi isterica generale. 

 

Il governo sta utilizzando quest’ondata d’isteria collettiva, che ha molto sollecitato fin dai primi giorni, a suon di dichiarazioni che un giorno indicano a tutti di starsene tranquilli e il giorno dopo servono forse a far scattare le antenne dei cittadini, che si comportano di conseguenza manco fossimo ai tempi della peste bubbonica.

L’hanno chiamato “virus cinese” in quanto con molta probabilità uno dei primi focolai di un certo interesse è stato quello sviluppatosi a Wuhan, ma nessuno può confermarlo con certezza. Perché sia chiaro: di virus di tal genere ne esistono diversi, e la loro evoluzione è costante e metodica. Di conseguenza è del tutto inutile affibbiare agli orientali la colpa di essere gli untori dell’umanità.

In tutto questo, gli unici che continuano a campare serenamente sono i cinesi. Nemmeno un contagiato tra i residenti in Italia. Evidentemente il virus è meno giallo di quanto di sospetti. O forse i nostri amici con gli occhi a mandorla sanno come comportarsi nei casi in cui è bene osservare qualche cautela per non rischiare un contagio virale.

Certi media stanno facendo a gara per distribuire informazioni di cattivo livello. Dalle trasmissioni televisive arrivano bizzarrie di ogni sorta, l’importante è aumentare lo share, mica fare informazione.

Sia chiara una cosa: le persone che in questi giorni hanno perso la vita erano in età avanzata e già sofferenti di patologie di ogni sorta, come la signora di oltre 80 anni che poveretta aveva contratto un cancro.

Ovvio che, se sei avanti con gli anni e il tuo stato di salute non è dei migliori, un virus un poco più aggressivo possa definire il giorno della tua dipartita.

Non basta: a causa di virus e batteri, ogni anno negli ospedali italiani 49.000 persone  perdono la vita. Com'è possibile? Il personale sanitario che non indossa le protezioni che servono a tener fuori dalle stanze sanificate i batteri e i virus che si attaccano alle scarpe o alla pelle è una delle prime cause.

Smettete di svuotare i supermercati, smettete di comportarvi da persone insensate. Il problema c’è, ma va vissuto senza isterismi. La Regione Lombardia, così come il Veneto, che appaiono essere i territori più colpiti da fenomeno, stanno affrontando la situazione con fermezza e considerando utile, al momento, il blocco di ogni manifestazione che implichi l’assembramento di molte persone al fine di evitare la propagazione del contagio. Basta seguire le regole del buonsenso e la situazione rientrerà, come continua giustamente ad affermare il governatore della Lombardia Attilio Fontana.

Ma attenzione: è un virus polmonare che, di per sé, non è un killer spietato, non distrugge l’organismo non appena vi si insedia, e non presuppone che i cittadini di una nazione si comportino da beoti.

Riflettete semmai su una serie di cose: ancora oggi molte strutture sono infestate dall’eternit, l’obesità, considerata a livello mondiale una delle 10 maggiori cause di decesso, ogni anno provoca la morte di 57.000 persone solo nel belpaese. L’abuso di alcol, tabacco e droghe compie stragi quotidianamente e non fa differenza per fasce di età o sesso. Gli incidenti stradali per incauta guida o incauto attraversamento pedonale compiono il resto di una strage che ha le proporzioni di un genocidio.

Calma e gesso, ripeto. Semmai sfruttiamo questo periodo virulento per riconsiderare abitudini di vita e sistema sociale. Non si sprechi quest’occasione di crescita ed evoluzione.




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