lunedì 12 gennaio 2015 - soloparolesparse

Il venditore di cappelli di Elda Lanza

Stupisce quindi (ma fino ad un certo punto) leggere la freschezza del racconto, la velocità con cui scorrono le pagine, la linearità con cui si snoda l’intreccio.

Il protagonista e l’avvocato Max Gilardi, ex commissario napoletano, ora impegnato in tribunale.
Questa volta è alle prese con una giovane e affascinante donna rumena, che compare dal nulla sposata ad un venditore di cappelli. Solo che il suddetto venditore sprisce… due volte.

Poi (anzi prima) c’è un corpo ritrovato orrendamente mutilato, che fa pensare ad un messaggio chiaro della camorra. Ed in mezzo c’è il nostro avvocato, che riceve una lettera (vuota) dal cappellaio scomparso.

Ora mettete insieme tutti questi tasselli ed avrete solo una parte della spina dorsale del romanzo, perché dentro c’è anche altro. O forse c’è soprattutto altro.

Si, perchè il giallo di Elda Lanza è decisamente anomalo.

Si comincia con la prima parte dell’intreccio misterioso, poi si vira abbondantemente sul personaggio di Gilardi, sulla sua vita, sulle feste della Napoli bene a cui è continuamente invitato, sulla sua storia, i suoi affetti. E ci si sposta talmente tanto che tutta la parte centrale del libro (ben più di metà, in termini di pagine) è dedicata alla vicenda sentimentale dell’avvocato. Alla ragazza che incontra, all’evoluzione del loro rapporto, ad un amore (forse) che nasce, e via così…

Solo sul finale, quasi improvvisamente, quando il tempo della vicenda è abbondantemente andato avanti, ecco che si ritorna al mistero e si viaggia spediti e ritmati verso la soluzione del caso.

Una roba da godersi con calma.




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