mercoledì 27 novembre 2024 - Giovanni Greto

Il trio di Wolfgang Muthspiel al Cotton Club di Tokyo

In un inizio d’autunno caratterizzato da un clima mite, assai vicino a quello estivo, i due più ambiti locali della capitale giapponese – il Blue Note e il Cotton Club – hanno incominciato a riempirsi di nuovo, aprendo agli artisti internazionali, americani in maggioranza, dopo il periodo del Coronavirus o, semplicemente, Corona, com’è chiamato qui.

Il trio di Wolfgang Muthspiel

Ho assistito ad un bellissimo set iniziale del primo di una tre giorni dedicata al trio del chitarrista austriaco Wolfgang Muthspiel, entrato da tempo a far parte della scuderia ECM, guidata da Manfred Eicher. Accanto a lui, Scott Colley al contrabbasso e Brian Blade alla batteria, musicisti capaci di far cantare il proprio strumento.

68 minuti trascorsi in silenzio, da parte di un pubblico che cercava di fare meno rumore possibile, evitando gli scontri tra piatti, bicchieri e posate, per riuscire a percepire anche i pianissimo.

Brian Blade

Si parte con un solo allo strumento acustico, Etude nr.1 Tremolo, che apre il nuovissimo album, ETUDES/QUIETUDES, per l’etichetta Suisa Cyh (‘clap your Hands’). Non usa il plettro, Muthspiel. I suoni sono delicatissimi, finché un giro ritmico consente al contrabbasso dapprima e alla batteria, poi, percossa con grosse spazzole, di accostarsi al leader e dar vita a Flight. Sguardo attento per entrambi allo spartito, poiché è necessaria un’estrema precisione nell’eseguire parecchi stop accentati.

Si prosegue con Angular Blues, che dopo un giro di blues parte con un veloce swing, caratterizzato da un assolo di Colley, mentre Blade dalle spazzole tradizionali passa alle bacchette prima di dedicarsi ad una serie di Breaks di quattro e otto misure con i compagni.

Scott Colley

Invocation, brano di apertura dell’ultimo CD ECM, Dance of the Elders, segna il passaggio allo strumento elettrico. C’è un incipit affidato ai Mallets (le bacchette con la punta avvolta da materiale simil-cotone) e a campanellini, con tocchi sul piatto chiodato a sinistra del drum set. Il risultato è una durata maggiore del suono, mentre Muthspiel è impegnato a creare una serie di effetti.

L’entrata, per ultimo, del contrabbasso, ci fa capire che stiamo ascoltando una ballad ritmica, in cui il suono continua a propagarsi mediante Loops bene attivati. Su un giro di accordi che si ripete, Muthspiel si inserisce con un gradevole assolo. Il brano è lungo e si conclude con una graduale sfumatura di volume.

Lisbon story è un vecchio brano di Keith Jarrett, riportato alla luce dal trio. Dopo un accenno di tema, ascoltiamo un bel dialogo tra contrabbasso e batteria, dopodichè Muthspiel alternerà fino alla fine l’utilizzo del plettro alla mano nuda.

Wolfgang Muthspiel

Dedicato a Brad Mehldau, pianista con il quale Muthspiel ha suonato a lungo, l’ultimo brano, Mehldau, di una scaletta che sarà totalmente differente nel secondo set, ha ripetutamente avvisato il chitarrista, forse per indurre il pubblico a non andarsene. Purtroppo però il locale aveva già raggiunto l’esaurito. L’inizio è un poetico assolo di contrabbasso, cui si aggiungono chitarra elettrica e batteria. Assistiamo a impeccabili mutamenti ritmici, precisi Stop e un finale pirotecnico in cui su di un ostinato Bum Bum del contrabbasso Blade si sbizzarrisce in un assolo in cui il tamburo rullante passa ripetutamente dall’impostazione con e senza cordiera.

Applausi calorosi fanno ovviamente ritornare in pedana i musicisti, che eseguono per la prima volta - e infatti Muthspiel, alla chitarra acustica, guarderà ininterrottamente lo spartito – un delicato tema, Wa you wait.

Foto TSUNEO KOGA




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