venerdì 15 marzo 2019 - Antonello Laiso

Il sovraffollamento delle nostre carceri

Anni di battaglie, pseudo soluzioni tampone, promesse di interventi ed altro non hanno contribuito alla risoluzione di uno dei più importanti problemi delle nostre carceri in particolar modo nella citta di Napoli, ovvero il sovrafollamento carcerario.

Le innumerevoli proteste finanche delle camere penali di tutt'Italia non hanno avuto quell'eco dovuto di rimbalzo e sperato ad un emergenza che è diventata cronica negli anni trascinandosi inesorabilmente senza una dovuta soluzione.

La costruzione di nuove carceri si rende indispensabile ipso facto, questa deve essere accellerata se prevista o in atto, dovendo far parte di quelle opere urgenti improcrastinabili. Le umilianti condanne Europee della Corte Europea per i diritti dell'uomo per il sovrafollamenmto delle nostre carceri non sono un onore alla nostra Costituzione.

Quelle soluzioni tampone a tale sovrafollamento ovvero pene alternative al carcere, come gli arresti domiciliari, o la detenzione da scontare al servizio di pubblica utilità, sono applicate quando le condanne rientrano in limiti previsti, ma tali non possono risolvere un problema cronicizzato, esse sono quella semplice aspirina ad un malato febbricitante ovvero le nostre carceri.

La dignità di una Nazione si evidenzia sia nei suoi metodi di contrasto della criminalità, ma soprattutto nel modo in cui affronta la riabilitazione di chi ha commesso un reato. Il sovraffollamento delle carceri impone da tempo di approvare norme in tal senso che permettono di dare una efficace risposta a quelle situazioni non più tollerabili non solo da parte di chi è costretto a vivere nelle nostre carceri, di chi sconta una pena.

Il diritto ad una dignità dei detenuti è dovuto unitamente ad un diritto alla vivibilità degli stessi in una struttura carceraria, tali diritti sono al pari di quei doveri del detenuto ovvero di scontare la pena.

Ma non devono essere tali diritti che impongono soluzioni ipso facto ad un grave problema di antica data, lo è in particolar modo la nostra coscienza e la nostra civiltà. Il rispetto per chi è costretto a rispettare quelle Leggi deve essere proporzionale.

L’emergenza carceraria si è fatta persino più incombente in ragione della reiterata condanna ai danni del nostro Paese da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, ma anche questa non può essere la motivazione per la quale si deve intervenire per l’alleggerimento del sistema penitenziario nostrano.

Intervenire per evitare una condanna, perché ce lo chiede con insistenza l’Eurozona, e per la condanna dall' Eurozona avuta è vergognoso, si deve intervenire in primis per civiltà, per rispetto, per umanità verso chi sta ripagando un delitto con la pena ovvero la reclusione, questo è doveroso. Non può esserci credibilità nella stessa riabilitazione carceraria del detenuto ovvero nella pena, se le condizioni di detenzione di tale riabilitazione non sono dignitose.

Dispositivi di decarcerizzazione con riguardo esclusivo a quei soggetti considerati di non elevata pericolosità sono già in atto ma non bastano. La diminuzione dei flussi in entrata con pene alternative alla carcerazione unitamente all’aumento dei flussi in uscita per periodi di bonus legati alla carcerazione e per buona condotta é una soluzione per diminuire di parecchie migliaia i detenuti nelle nostre carceri ma non basta.

La credibilità, l’affidabilità di una Nazione non è solo quello spread e quel rating di letterine delle agenzie, essa è costituita anche dal suo sistema carcerario ed ancor prima dal sistema legislativo normativo di quelle pene che devono essere a riscatto di un delitto.

La nostra immagine agli occhi di quell’Eurozona che ci osserva,ci ammonisce, ed alla quale risulta doveroso equipararci con quelle regole comuni di Euro civiltà impone oggi una scelta dovuta ma non perchè lo impone la legge, non per le sanzioni della Corte Europea, ma per rendere onore alla nostra Nazione,alla nostra Costituzione, a noi stessi.




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