mercoledì 23 aprile 2014 - Zag(c)

Il re è nudo! E Alfano lo dimostra

Le nuove esternazioni e prove dei fatti del potere confermano un dato: il re è nudo! In questo caso la rappresentazione del potere è data da Alfano e le sue esternazioni sulle manifestazioni. Berlusconiano di ferro, figlioccio e coltivato politicamente in provetta dal suo padrone e signore, alla fine Edipo ha ucciso il padre proprio a causa di quelle pulsioni di potere ereditate dal suo genitore politico. 

(Una divagazione. Si racconta che uno scorpione doveva attraversare un laghetto e per paura di affogare chiese aiuto ad una rana. La rana dapprima si rifiutò per il timore di essere punta, ma alla fine cedette. Lo caricò sulle spalle e mentre attraversava il laghetto, lo scorpione la punse a morte. Perché lo hai fatto? Adesso moriremo insieme! Lo scorpione a malincuore rispose. Si lo so ma è nella mia natura!).

 
Ma non è questo il dato. È il suo “basta con il saccheggio delle città, o vieteremo le manifestazioni nel centro di Roma. L’identificativo dei poliziotti? Non se ne parla nemmeno!". A prima vista potrebbe sembrare una atto di forza e l'affermazione di una volontà di ferro, ma se si legge fra le righe ci si accorge che è esattamente il contrario. Che è solo un vagito per nascondere l'impotenza a gestire politicamente il dissenso crescente che cova sotto le ceneri e la sua impossibilità militare a reprimerla senza ricorrere a mezzi e strumenti via via sempre meno, non dico democratici che sarebbe un eufemismo, ma umanitari. Tant’è che Amnesty International ha presentato un rapporto dettagliato in cui esprime preoccupazione (sic) per come le forze di polizia utilizzi la forza al di fuori di norme e standard del diritto internazionale. Se vogliamo possiamo fare una analisi politica (o tentare di farla) frase per frase della sua esternazione nei suoi passaggi più significativi.
 
Il saccheggio della città non vi è stato ne nella manifestazione del 12 nè tantomeno nello sgombero del giorno successivo. Nessuno ha saccheggiato niente, non vi sono stati espropri proletari, ne rotture di vetrine, bancomat, auto bruciate; e se alla manifestazione vi erano caschi indossati a protezione, per lo sgombero i manifestanti erano senza protezione e a mani nude. Né bombe né bottiglie molotov: insomma niente di niente che possa far arrivare alla mente qualcosa di simile. Eppure l’evocazione fatta dall’ex ministro degli interni è significativa. Sollevare l’indignazione dei ceti medi e dei “moderati“ (moderati de che?) con un'immagine evocativa ed eversiva della proprietà privata violata e stuprata! Evocazione menzognera e falsata! E questo è indice di difficoltà, quando la menzogna ha il sopravvento.
 
L’altro passaggio è la ventilata minaccia del divieto a manifestare. Un altro si era cimentato in una misura del genere, un altro della stessa provenienza culturale: Alemanno con il suo provvedimento di blocco delle manifestazioni. E lo stesso ex sindaco aveva tentato, con la complicità dei sindacati concertativi, di prestabilire percorsi autorizzati per le manifestazioni, naturalmente tutti fuori città e in periferia. Mai furono tante e cosi massicce le manifestazioni proprio in quel periodo e i percorsi si concentrarono proprio per le vie vietate. Tant’è che la violazione delle più elementari regole democratiche e diritto internazionale furono violate arrivando al sequestro di persona collettivo. Masse di giovani furono intrappolate, sequestrate, impedite di muoversi e tutti furono uno ad uno schedati e fatti passare per le forche caudine del posto di blocco operato dalle “forze dell’ordine”.
 
Ricordo l’episodio presso la stazione Tiburtina e quello dei Draghi Ribelli in via Nazionale. Tant’è che persino il Tar definì quel provvedimento illegittimo, anticostituzionale e illegale. Naturalmente nessuno pagò per quel provvedimento a dir poco criminale. Non credo che il suo epigono Alfano voglia fare lo stesso. Mentre per il primo gli si può addebitare la sua ignoranza, Alfano si picca di essere un giurista e ben sa che provvedimenti del genere sono incostituzionali oltre che inefficaci e che non farebbero altro che provocare l’esatto contrario di quel che si vuole. Ma la minaccia gli serve o pensa che possa servire a scoraggiare.
 
Per quanto riguarda l’identificativo, la furia con cui vertici del Viminale, politici di destra e anche di “sinistra”, sindacati di polizia, insomma tutta quelli lì, difendono l’anonimato e rifiutano quella che è la normalità in ogni democrazia europea, indica esattamente che è l’impunità quella che si vuol difendere. D’altra parte la violenza con cui il Viminale ha risposto al ministro che aveva osato definire “cretino” il poliziotto emulo che pensava fosse uno zainetto il corpo della ragazza, lo dimostra. Non che l’identificativo risolva chissà cosa sul piano pratico, ma è quello che rappresenta, il pur minimo sospetto, le minori probabili accuse che limiterebbero il pieno dispiegamento della violenza contro i manifestanti da parte dei poliziotti, fa loro rigettare questa ipotesi. Se viene meno la piena collaborazione, possibili crisi di coscienza, allora tutto l’impalcatura, tutta la sovrastruttura viene meno! Difendere la non identificabilità dei “soprusi" è indice di debolezza e non di forza. Se fossero davvero solo “mele marce”, se fossero solo isolati “cretini”, dovrebbero essere le stesse “forze dell’ordine”, le “mele sane” a richiedere l’identificativo. Insomma per fare chiarezza occorre trasparenza e non l’anonimato.
 
Questo è solo uno dei sintomi di come il potere, rappresentato da questi politici nostri governanti, nostro ceto dirigente, viva questo periodo asserragliato in sfere blindate. Hanno paura, sanno che all’urto non reggerebbero, ma che dico urto, al soffio crollerebbe tutto l’impalcatura. Ma è la nostra debolezza, la loro forza. La nostra incapacità ad elaborare una pur minima strategia, un minimo programma di politica alternativa, non di stratosferici modificazione del cielo ma solo alcune semplici cose da proporre e perseguire, non slogan ma cose concrete e possibili, ora e adesso. Una politica unificante che metta insieme strati di classe, ceti spinti dalla finanziarizzazione vero la precarietà e la proletarizzazione, strati di classe che oggi e subito, che oggettivamente sono anti capitalisti possa far prendere coscienza di ciò.
La nostra debolezza è la loro forza.

 

 




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