sabato 24 settembre 2011 - Fernando Bassoli

Il progetto Roma targata Luis Enrique già in discussione?

Il pareggio interno contro il modesto Siena made in Sannino - novità del torneo insieme al palermitano Mangia - ha lasciato il segno in casa Roma. Bastava guardare la faccia tirata di mister Luis Enrique, balbettante subito dopo l’incontro, per capire che questo stop non se lo aspettava nessuno, anche perché, in un modo o nell’altro, i giallorossi erano finalmente riusciti a passare in vantaggio, dopo una serie inquietante di partite perse o pareggiate.

La rete di Osvaldo, su ottima giocata di Boriello, aveva illuso un po’ tutti. A leggere l’undici senese, peraltro autore di una buona prova collettiva, viene davvero da domandarsi come possa una squadra – la Roma del nuovo corso - progettata per vincere divertendo, per stordire l’avversario e tenerlo costantemente sotto schiaffo, inciampare contro ostacoli del genere. La nuda verità è che sulla carta i padroni di casa questa partita dovevano vincerla con tre goal di scarto e invece, alla prova dei fatti, è tanto che non l’abbiano persa. Già, perché alla fine a recriminare è stato proprio il Siena, per bocca del suo Presidente Mezzaroma.

TIFOSI DISORIENTATI – Il giorno dopo i tifosi romanisti si sono attaccati al telefono per urlare tutto il proprio malumore ai microfoni della radio locali. Dividendosi in due grandi categorie. I pazienti e i più estremisti, che chiedono subito di voltare pagina. Tra i nomi più gettonati quello di Carletto Ancelotti, amato pilastro della squadra negli anni ’80, e quello di Giuseppe Giannini, elemento che conosce benissimo l’ambiente ed è apprezzato per la sua professionalità e serietà. Attualmente l’indimenticato Principe collabora con l’emittente Rete Sport e forse anche questo suo costante impegno ha contribuito a ridare vigore e credibilità alla sua eventuale candidatura.

Parlare di cambio di panchina è naturalmente prematuro, ma nei fatti sono già in molti a porsi degli interrogativi sull’opportunità di scegliere un uomo che non conosceva dall’interno le difficoltà del campionato italiano. Che è tutt’altra cosa, se paragonato a quello spagnolo, dove difendersi viene considerato una sorta di disonore. Va aggiunto che se l’Italia ha vinto quattro mondiali e la Spagna uno soltanto qualche motivo ci sarà… Vuoi vedere che il nostro tipo di gioco tutto difesa, sottopalla e ripartenze in contropiede è più redditizio del possesso palla snervante, fatto di una ragnatela di tocchi e tocchetti di prima, che ha in testa l’asturiano?

SCELTE DISCUTIBILI - Il problema non è solo il tipo di gioco o il modulo (tutti parlano di un 4-3-3, ma a noi pare trattarsi di un 4-3-1-2, data la posizione molto arretrata di Totti) ma anche la scelta di questo o quell’elemento per il singolo ruolo. Perché insistere sul 33enne Perrotta come terzino destro? Perché accantonare il collaudatissimo Cassetti e mandarlo in tribuna? Perché schierare Pizarro in condizioni fisiche precarie? Non è un delitto chiedere a Totti di riscoprirsi trequartista dopo anni da eurobomber culminati con la conquista della Scarpa d’oro? Siamo sicuri che i Lobont e i Curci siano meglio di Julio Sergio – ora al Lecce - come secondo portiere? Ha un senso avere impegnato tanti soldini per quello che allo stato attuale sembra essere solo un buon giocatore, parliamo di Osvaldo? Vale la pena insistere su Juan, perennemente non disponibile? Borriello può davvero esprimere il suo potenziale sulla fascia?

Per rispondere a tutte queste domande non rimane che aspettare la delicata trasferta di Parma. Domenica 25 settembre, infatti, la Roma sarà di scena al Tardini, ore 20:45. Le stesse quote Snai: 1 2,90 – X 3,30 – 2 2,30 ci dicono che si tratta di una gara tutta da decifrare. Il Parma del temibilissimo Giovinco ci sembra squadra giovane, agile e veloce nel gioco di rimessa. Se la Roma tenterà, come sempre, di imporre il proprio gioco, prestando il fianco alle controffensive degli uomini di Colomba, feriti dai tre goal subiti a Firenze, c’è il rischio di un nuovo scivolone. Perché la sensazione è che in pochi giorni Luis Enrique non possa fare miracoli. La vittoria che non vuole saperne di arrivare potrebbe diventare un’ossessione e mettere in crisi da subito l’ambizioso progetto di “rivoluzione culturale” applicata al calcio (cit. Sabatini) tanto caro al Presidente Tom DiBenedetto, in questi giorni nella Capitale anche per discutere l’importante questione del nuovo stadio. Sembra proprio un anno di transizione per la Roma. Come sono lontani i gloriosi mercoledì di Champions League di spallettiana memoria, quando gli avversari si chiamavano Manchester United, Chelsea, Arsenal e Real Madrid...




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