lunedì 6 ottobre 2014 - paolo

Il paese dei balocchi (e dei fregati)

I conti pubblici sono in caduta libera per colpa della tremenda recessione, secondo molti economisti peggiore di quella che iniziò nel 1929, una crisi che sta divorando non solo i risparmi degli italiani, notoriamente in maggioranza formichine, ma sta scippando il futuro di intere generazioni. Eppure...

Premessa:

Lo Stato è insolvente, nel senso che non paga quanto dovuto ai cittadini che sono creditori nei suoi confronti, o nei casi migliori paga a babbo morto, che non è affatto una metafora. Lo Stato invece è esattore crudele, ai limiti dello strozzinaggio, quando è lui ad essere il creditore. Lo Stato è bugiardo perché promette e non mantiene, cambiando continuamente le regole e magari dandone esecuzione retroattiva. Lo Stato, se sei un piccolo imprenditore o un professionista che non può o non vuole (l'onestà non è qualità prevista) avvalersi di artifici contabili per eludere od evadere il fisco, è tuo socio al 65%, senza tuttavia fornire alcun contributo all'attività lavorativa. Lo Stato è biscazziere, ovvero produce in quantità industriale concorsi e lotterie sfruttando la disperazione crescente dei cittadini per poi grullarli con un cinico avvertimento: "Attenzione perché il gioco può creare dipendenza". Ma che sensibilità, che amorevole premura! Lo Stato ecc... Potrei continuare all'infinito e mancherebbe sempre qualcosa da citare.

Ovvio quindi che in un Paese dove tutto è impostato su questo fondamentale rapporto di fregatura tra Stato e cittadino, nulla funzioni e tutto appaia "sgarrupato", per usare un termine tecnico. La strabordante massa di leggi e leggine, regolamenti e normative serve proprio per mantenere la macchina imballata e fare in modo che non funzioni, perché la legalità è associata all'efficienza, che a sua volta è diretta conseguenza della semplicità e della chiarezza.

Si potrebbe obiettare che lo Stato è diretta emanazione dei suoi cittadini e quindi "chi è causa del suo mal pianga se stesso", che indubbiamente non fa una grinza, ma il problema è che non tutti i cittadini sono compartecipi con questo sfacelo, così come è altrettanto vero che molti cittadini, evidentemente dotati di furbizia superiore, sguazzano perfettamente a loro agio in questa melma fangosa, traendone benefici impensabili.

Volete un bell'esempio? Eccolo.

Tiziano Treu, di area democratico-riformista in quota partito Socialista italiano e giuslavorista più volte ministro, sotto il governo Dini e in qualità di ministro del lavoro fu autore del cosiddetto "Pacchetto Treu” che, tra le altre cose, normava una serie di forme contrattuali come il lavoro interinale e le forme atipiche delle attività lavorative. Ma la sua vera perla di dotto professore universitario è il D.Lgs 564/1996, che regolamenta le forme di integrazione pensionistica per i dirigenti sindacali. La norma è così ben fatta e calibrata da consentire ai rappresentanti sindacali di avere mega pensioni integrative, avendo pagato poco o nulla di contributi. Lo ha bene evidenziato uno scoop giornalistico del programma Mediaset Le Iene, dove l'inviata Nadia Toffa è tornata sull'argomento (già trattato in altri servizi) con un video che lascia sbigottiti. Se ciò che ci offre il servizio è verità, e non sembra che nessuno abbia smentito, siamo giunti al fondo del barile.

Si apre con la "giornalista" che insegue un Treu che fugge tarantolato rifiutandosi di rispondere alle domande: "Mi parli tra cinque giorni quando avrò informazioni (de che?), ora devo scappare" e di fatti scappa. Naturalmente i cinque giorni sono passati ma lo scenario è rimasto lo stesso. Allora la Toffa, che è un biondina tutta pepe decisa a non mollare, tenta l'abbordaggio del prof. Nigi, presidente del sindacato SNALS (scuola), che a fronte di otto mesi di contributi pagati becca una pensione integrativa di 60.000 euro/annui, che si aggiunge a quella lavorativa di circa 26.000 euro maturata come insegnante prima della attività di sindacalista. La reazione del sindacalista è dapprima furibonda, con tanto di spintoni e sequestro della Toffa, poi incalzato, seppur riluttante, ammette; ma è la giustificazione che lascia interdetti. Dunque il meccanismo è il seguente: otto mesi prima di andare in pensione, il sindacato SNALS, per decisione autonoma dell'organizzazione, come confermato dall'interessato, ha consentito di versare 8 mila euro di contributi al mese per otto mesi al dirigente Nigi. Non è chiaro se li ha versati direttamente il sindacato o lo stesso Nigi, ma questo è l'aspetto meno grave. Ciò ha consentito di conseguire al Nigi una pensione integrativa (a vita) pari a 60.000 euro/anno.

È lui stesso a precisare che in base alla legge 564, sarebbe bastato anche un solo mese di contribuzione per maturare un corrispettivo pensionistico integrativo. La cosa stupefacente è come si difende e come si giustifica il Nigi, esempio paradossale di come ormai in questo paese è maturata una percezione alla rovescia del diritto e dei doveri di un cittadino. Allora la Toffa prova a tornare alla carica di Treu per farsi chiarire dalla sua viva voce il criterio che ha generato questa follia. Il soggetto continua a scappare lanciando un "non ricordo" che lascia interdetti. Ma la faccenda assume i toni di una vera e propria truffa (legalizzata) ai danni dello Stato se, come si riporta in via ipotetica nel servizio che tuttavia non esclude la reale fattibilità, anche un piccolo distretto sindacale decidesse di versare ad un suo dirigente 100.000 euro di contributi nell'anno che precede l'andata in pensione. Poiché, ovviamente, questi 100.000 euro dovrebbero rappresentare la quota di ritenuta contributiva relativa ad una retribuzione annua fittizia (nel senso di mai effettivamente erogato), si configurerebbe il reato di truffa ai danni dell'INPS, ovvero di tutti i cittadini che pagano per oltre quarant'anni i contributi per prendere magari una pensione da miseria, per non usare un termine meno elegante ma forse più esplicito.

Ora, a parte il paradosso che ormai soltanto chi fa ridere per professione (tipo Le Iene) fa del giornalismo d'inchiesta, mentre i giornalisti di professione fanno per lo più ridere (per non dire piangere), l'altro paradosso è che Tiziano Treu è stato eletto nuovo Presidente dell'INPS.

L'esperto consulente intervistato dalla Toffa nel servizio ci dice che lo Stato sarebbe tenuto a verificare, con controlli incrociati INPS e di organizzazioni sindacali, l'eventuale moltitudine di queste pensioni integrative indebitamente percepite, sospendendone ovviamente l'erogazione e pretendendo la restituzione del maltolto (stavo per dire del "bottino").

Siccome la Legge 564 è ancora in vigore ed i suoi effetti si dispiegheranno per altri tre anni, la Toffa, per non farsi mancare niente, prova a contattare i dirigenti nazionali dei maggiori sindacati, ovvero quelli che stanno per organizzare il mega sciopero nazionale sull'art. 18. Luigi Angeletti (UIL) cade dalle nuvole e prima dice di ignorare, poi non crede assolutamente alla esistenza della legge, infine prende atto alquanto sbalordito (?!) e promette di attivarsi per chiedere al Parlamento di abolire la 564.

Ma è così difficile verificare se quanto riportato nel servizio delle Iene risponde a verità e sapere quanti furbacchioni hanno approfittato di questa "distorsione interpretativa" della norma? Dovrebbe essere lo Stato, ovvero l'INPS a farsene carico.

L'INPS? Ah sì, Tiziano Treu.

Fregati.


 



 




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