Il nuovo Sovrintendente della Fondazione Teatro La Fenice di Venezia

Alla guida dello storico Teatro è stato nominato Nicola Colabianchi
Il 6 marzo il ministro della cultura Alessandro Giuli – dopo che il 27 febbraio il nuovo consiglio di Indirizzo della Fondazione Teatro La Fenice aveva proposto all’unanimità Nicola Colabianchi quale Sovrintendente – ha firmato il decreto di nomina con questo commento : La nomina di N.C. premia la professionalità e la passione di un fine conoscitore della musica con un curriculum di alto livello e il fatto che il suo nominativo mi sia stato proposto all’unanimità testimonia l’apprezzamento condiviso verso il Maestro. A lui i migliori auguri di buon lavoro.
E così nei giorni scorsi il Sovrintendente si è presentato alla stampa e al pubblico della Fenice. Accanto a lui, in una sala Apollinea, il Direttore generale della Fenice Andrea Erri.
Ha parlato a sufficienza, ma senza voler svelare le prossime scelte del cartellone (quello della stagione 2026 – 27, visto che la stagione 2025 – 26 era già stata disegnata dal suo predecessore Fortunato Ortombina, approdato alla Scala di Milano), confermando di ricoprire, come Ortombina del resto, anche la carica di Direttore artistico.
Ma vediamo alcuni passi dal suo discorso, espresso con la gioia nel volto e con un sorriso che ha conquistato gran parte della platea.
Ho già conosciuto tutti i dipendenti– ha esordito - , l’orchestra, il personale tecnico e ho trovato un clima molto sereno. Ho trovato una casa qui vicino, così potrò esser presente in breve tempo, qualora ce ne fosse bisogno. Ringrazio tutte le istituzioni che collaborano con il nostro Teatro. Ho incontrato il Sindaco e giovedì 27 incontrerò i sindacati.Tutto procede secondo la prassi.
Come Direttore artistico ho visto una stagione (la prossima, 2025-’26), quasi definita. Il Teatro gode di ottima salute. Ci sono stati degli introiti importanti perché l’attività è fervente. Il Direttore generale Andrea Erri è una persona molto collaborativa, ma tutti sono molto capaci e disponibili.
Un pensiero su Venezia
Le città si dividono in capitali e non capitali. Venezia è una capitale. Io vengo da Roma, che è una capitale europea.
Ha quindi lasciato spazio alle domande, che hanno fornito alcune notizie e qualche pensiero su che cosa sia meglio proporre per le stagioni future.
Della stagione ‘25-’26 parleremo in seguito, in una conferenza stampa ad essa dedicata. Non voglio svelarla adesso, non mi pare opportuno. Mi limito a dire che si aprirà a novembre con “La clemenza di Tito”, diretta da Ivor Bolton (17/05/1958, clavicembalista e direttore d’orchestra britannico).
In merito alla serata del 12 luglio in piazza San Marco ci stiamo lavorando, perché c’è il problema della ripresa televisiva. (Probabilmente la RAI starà riflettendo su quali musiche siano più adatte a commentare le riprese in esterno).
Sul Malibràn
Tengo particolarmente al Teatro Malibràn. Vorrei che diventasse il primo teatro del mondo per il repertorio barocco, piuttosto che tenerlo come una succursale della Fenice. A questo proposito ho delle musiche della Malibràn (Maria Felicia, nata Garcia, Parigi, 24/03/1808 – Manchester, 23/09/1836, celebre soprano andaluso), che vorrei proporre.
Sulle sfide
Sono abituato ad affrontare sfide come direttore artistico e Sovrintendente. La Fenice, il teatro più bello del mondo, che può far tremare i polsi, mi solletica. Poichè sono anche un compositore, è normale che sia attento alla musica contemporanea.
Quanto all’Opera, per sopravvivere dev’essere rilanciata.
Senza considerare il ‘700, in Italia nell’800 sono state scritte 23 mila Opere. Basti pensare, ad esempio che L’Artaserse di Leonardo Vinci su libretto di Pietro Metastasio (prima rappresentazione a Roma, 4 febbraio 1730) fu musicata da 104 compositori.
E’ di grande importanza recuperare quei titoli che sono passati di moda, che non sono più, o rarissimamente, allestiti. Mi vengono in mente, come esempio, Adriana Lecouvrer di Francesco Cilea (prima rappresentazione, il 6 novembre 1902 al teatro Lirico di Milano) o La monacella della fontana (1920) di Giuseppe Mulè (Termini Imerese, Palermo, 28/06/1885 – Roma, 10/09/1951), che aveva fatto la riforma dei conservatori e aveva vinto un Concorso. Nel 1922 la Commissione nominata dal Ministero della pubblica istruzione, composta da Mascagni, Puccini, Cilea e Nicola D’Atri, assegnò a Mulè un premio di lire 25000.
A questo proposito, ha manifestato l’idea di indire un concorso per selezionare lavori inediti, apportatori di nuovi linguaggi.
A Venezia sarebbe anche bello recuperare, nel repertorio a cavallo tra la fine dell’800 e il primo ‘900, lavori dimenticati di Ermanno Wolf-Ferrari (Venezia, 1876 – 1948).
Hegel e i linguaggi della musica
Hegel parla di un processo dell’arte che va verso la cerebralizzazione. Il risultato è che l’emozione sparisce, il grande pubblico si allontana, così acquista un peso maggiore un’arte di consumo (come la musica leggera).
Dunque, bando alla musica di nicchia per soli iniziati. Per riscuotere successo, la musica e le arti tutte devono essere comprensibili al pubblico.
Bisogna comporre opere nuove. Personalmente ho scritto un’opera lirica sul fumetto – Mandrake, il mago - ; un’opera su Gigi Riva, un mito per l’Italia, ma soprattutto per la Sardegna (a Cagliari, era una divinità). Ho un libretto pronto su John Belushi, ma il lavoro è stato sospeso, perché l’autore, un amico, è improvvisamente mancato.
La musica sinfonica
I programmi di musica sinfonica non sono ancora definiti. Sono proposti dal Direttore artistico, ma possono essere mutati, secondo le esigenze di chi è stato invitato a dirigere.
Mi piacerebbe proporre autori anche meno frequentati, ad esempio americani e inglesi – Leonard Bernstein, Aaron Copland, Samuel Barber, Benjamin Britten, William Schuman- e scoprire autori dimenticati come gli italiani Alfredo Casella, monsignor Lorenzo Perosi, Licinio Orefice, sacerdote, del quale Toscanini disse “se non avesse quella tonaca sarebbe il più grande compositore italiano” .
Di Perosi, riscosse un successo straordinario a Cagliari l’oratorio Il giudizio universale (prima rappresentazione, Roma, Teatro Costanzi, 8 aprile 1904), su testo di Pietro Metastasio e Giuliano Salvadori.
Pur mantenendo nomi noti come Beethoven, Ciajkovskij, Rachmaninov, vorrei riscoprire le sinfonie di Carl Nielsen e di Anton Bruckner, un autore di cui sono appassionato.
Il prisma della Musica a Marghera
C’è da lavorare per rendere l’ambiente funzionale ad ospitare le scenografie, i laboratori di mestieri (falegnami, costumisti) e le sale per il pubblico.
A questo proposito è intervenuto Andrea Erri per dire che si stanno cercando finanziamenti agevolati, legati ad istituti di credito, per avere un abbattimento dei tassi di interesse elevati. Pare infine che ci siano contatti con un’istituzione di livello mondiale, di cui non si vuol rivelare il nome, finché non sarà messo nero su bianco.
Alla fine dell’incontro, l’ufficio stampa ha invitato ad un brindisi collettivo, di buon augurio per il nuovo corso. Parecchi presenti, tra un bicchiere e l’altro, si sono voluti fotografare con Colabianchi, disposto con piacere ad accontentare coloro che manifestavano questo improvviso ed esplosivo desiderio.
Note Biografiche
Nato a Marsi (L’Aquila) nel 1957, ma cresciuto e vissuto a Roma, Nicola Colabianchi è compositore, direttore d’orchestra, pianista, librettista, dirigente teatrale.
In veste di direttore d’orchestra ha diretto moltissimi concerti e opere liriche, partecipando a numerose trasmissioni televisive sulle reti nazionali. Ha composto musica sinfonica e da camera oltre ad importanti revisioni e riorchestrazioni ed è autore dell’opera lirica Mandrake, il Mago, su libretto proprio, da lui diretta in prima esecuzione a Roma, al teatro Brancaccio nel dicembre 2000.
E’ stato Direttore artistico all’Opera di Roma e, dal 2019 al 2025, Sovrintendente e Direttore artistico al Teatro Lirico di Cagliari.
E’ professore di Teoria dell’Armonia ed Analisi presso il Conservatorio santa Cecilia di Roma.