martedì 23 maggio 2023 - Giovanni Greto

Il gruppo “Canto Libero. Omaggio a Battisti & Mogol” al Teatro Toniolo di Mestre

Un ritorno coronato dal successo, per l’ensemble triestino, che riarrangia secondo il proprio gusto le indimenticabili canzoni della coppia Battisti-Mogol

 

Può sembrare complicata ed insidiosa l’idea di rileggere le canzoni di Lucio Battisti (Poggio Bustone, Rieti, 5 marzo 1943 – Milano, 9 settembre 1998), relative al periodo in coppia con Giulio Rapetti, in arte Mogol (Milano, 17 agosto 1936). Sono spesso difficili da cantare, ma soprattutto da interpretare. Il rischio è quello di ottenere come risultato “Falò sulla spiaggia con chitarra e cori” e cioè un appiattimento completo.

I dieci musicisti dell’area triestina, sostenuti dalla Good Vibrations Entertainment, produttrice degli spettacoli, ce l’hanno fatta grazie all’amore e alla stima che nutrono per il cantautore reatino, come spiega il cantante ed ideatore del progetto, Fabio Red Rosso : Dopo aver studiato molto la sua musica, Battisti mi ha sorpreso ancor di più. E’ stato il più grande artista che abbia mai attraversato il panorama musicale italiano, per quantità e qualità dei brani. “Un genio della melodia”, come l’ha definito David Bowie. E poi, io amo anche la sua voce. Quando sono sul palco, ho grande rispetto per quel che faccio, intendo nei suoi confronti, e spero di farlo sempre al meglio. Di certo ci metto tutto me stesso. E spero di trasmetterlo al pubblico.

E’ uno spettacolo studiato nei minimi dettagli, nulla è lasciato al caso : arrangiamenti curatissimi, dinamiche e scenografie, videoproiezioni. Insomma, ci abbiamo messo il cuore.

Teatro ai limiti della capienza. Spettatori accorsi in gruppo, familiare o di amici. Tutti accomunati dalla predilezione per le canzoni di Battisti. Dal ripensare agli anni giovanili e a canzoni che potrebbero aver commentato o contribuito a creare relazioni amorose, fuggevoli o sviluppatesi in indissolubili Istituzioni sociali : famiglie, figli, nipoti e chi più ne ha, più ne metta.

Lo spettacolo dura circa 135 minuti, intelligentemente senza intervallo, altrimenti si rischia di perdere la trama narrativa.

Da Amarsi un po’ si arriva a La canzone del sole, ultimo brano di una scaletta di ventisei, cui si può aggiungere l’introduzione a cappella, cantata da Rosso assieme al pubblico, ormai caldo, di Pensieri e parole :

Che ne sai di un bambino che rubava

e soltanto nel buio giocava

e del sole che trafigge i solai, che ne sai?

E di un mondo tutto chiuso in una via?

E di un cinema di periferia?

Che ne sai della nostra ferrovia, che ne sai?

Dunque, ci vogliono tante prove e, forse, un allenamento anche fisico, per resistere così tanto tempo sul palco.

Vocalmente, oltre al leader, hanno ben impressionato le coriste, termine che uso per il lavoro svolto, non certo per sminuirne le qualità vocali. Anzi, sarebbe piacevole e arricchente, sentirle cantare anche da soliste in una scaletta così lunga.

Se ne è avuto un assaggio in Il tempo di morire, cantata da Stefania Camiolo, in arte Joy Jenkins, assieme a Rosso e in Mi ritorni in mente, coprotagonista Michela Grilli.

Serio e preciso, senza cimentarsi in assolo, ma ritmicamente affidabile, Alessandro Sala, al basso elettrico.

Bravi entrambi, differenti per tecnica e solismo, alle chitarre elettriche ed acustiche, Emanuele “Graffo” Grafitti e Luigi Di Campo.

Infaticabile, alla batteria, Jimmy Bolco, affiancato alle percussioni dal versatile Marco Vattovani.

Messi uno di fronte all’altro, ma a lunga distanza, a delimitare lo spazio del gruppo, Giovanni Vianelli e Luca Piccolo.

Il primo, prevalentemente al pianoforte, inteso come sonorità, in realtà una tastiera elettrica e ad una seconda tastiera collocata più in alto rispetto alla prima.

Ha eseguito moltissimi, lunghi assolo ed è il responsabile degli arrangiamenti, un compito assai delicato, risolto fruttuosamente, anche se non condivido la scelta di un onnipresente Funk di base. Avrei preferito un accompagnamento di Rock melodico, nello stile degli anni ‘60.

Il secondo, alle tastiere dai suoni liquidi, è risultato importante per conferire colori diversi alle canzoni.

Che altro aggiungere?.

Che a un certo punto, un pubblico ubbidiente, scatenato sì, ma nei limiti del quieto vivere, anche, forse, per via dell’età a rischio, ha disegnato una lunga Ola.

Ha interpretato con immenso piacere il ruolo di cantante, quando Rosso indirizzava il microfono verso di lui.

Immancabili, le foto e le registrazioni (parziali?) con gli Smartphone.

Alla fine tutti contenti e sorridenti e consueto merchandising nel foyer del Teatro.




Lasciare un commento