martedì 6 agosto - Damiano Mazzotti

Il grande problema della vulnerabilità

"L'epoca della vulnerabilità" è il saggio asciutto e coinvolgente di un giovane ricercatore disposto a indagare la strana involuzione mentale degli attuali esseri umani (www.pianobedizioni.com, Prato, 2024, 163 pagine, euro 16).

Oggi negli Stati Uniti gli psicologi sono diventati quasi il doppio dei dentisti e dei farmacisti. Quando mi sono iscritto all'università esisteva il corso di laurea in Psicologia solo a Padova e a Roma. Successivamente Psicologia aprì a Bologna e in altre grandi città italiane. Oggi il nostro linguaggio popolare e mediatico è profondamente intriso di contaminazioni psicologiche, più o meno veritiere e più o meno condizionanti.

All'interno dell'attuale società digitalizzata dai cellulari e dai computer, i soggetti sono quasi sempre in crisi e la persona sana diventa solo una persona pronta per una valutazione, e pronta per un intervento professionale più o meno costoso. Esiste anche il grande rischio che il Web possa diventare una forma di consultorio in cui vengono mostrate le varie debolezze umane. Inoltre, ogni forma di "codificazione è sintomo di potere, e il potere agisce occultando i codici nell'illusione del consenso" (p. 163). Il potere corrompe in vari modi, principalmente attraverso l'attenzione e il denaro.

Per quanto riguarda la "funzione autoritaria del potere decisionale" si può affermare che "è slittata verso una funzione riparativa del potere: oggi, i potenti non ci si impongono in virtù della loro forza, ma come benevoli guaritori che vogliono lenire le ferite, riportare allo stato di salute ciò che è rotto o deteriorato" (p. 29). Queste cose accadono soprattutto nel mondo del lavoro. Ma non solo, visti i grandi avvenimenti accaduti dal 2020.

Comunque in psicologia, diversamente dalla medicina, non è facile definire con una certa precisione la patologia mentale. Però può essere utile tenere presente questo approccio medico tripartito che comprende i disturbi, i malesseri e le malattie (Marshall Marinker, medico). Per disturbo si intende una patologia nella concretezza determinata "da un virus, un tumore, un'infezione". La malattia si può considerare come "l'esperienza soggettiva del disturbo" (p. 153). Invece il malessere riguarda la modalità di accertamento della malattia, quindi "occorre che vi sia un accordo reciproco tra il paziente, la sua condizione e una terza parte di competenza (il medico, la comunità scientifica)" (p. 154).

Nonostante tutto, "la salute mentale è da sempre condizionata da fattori culturali, sociali, economici e politici. Il suo significato varia e continua a variare nel tempo" (p. 154). Perciò "L'invasione della psicologia nella vita quotidiana delle persone non ha fatto chiarezza, ma ha anzi seminato ancora più confusione su come dovremmo intendere l'esperienza soggettiva di un disturbo mentale" (p. 155). Siamo sempre più controllati esternamente e sempre meno controllati internamente.

Siamo arrivati al punto che "La cultura della vulnerabilitò delocalizza la pratica terapeutica tradizionale, invitando l'individuo ad accogliere l'idea di essere malato saltando il passaggio fondamentale di qualsiasi etica clinica: essere ascoltati senza essere giudicati" (p. 23). Dopotutto la cultura televisiva ha solo peggiorato le cose. Oltretutto "esistono degli interessi irriducibili al solo ambito della clinica che tendono a incrementare, anziché ridurre, il numero di persone ritenute malate" (p. 35). Il potere del denaro è sempre presente a quasi tutti i livelli delle interazioni umane.

Cosa risulta normale? Cosa risulta patologico? Tutto dipende dalla società in cui viviamo, dalla cultura specifica e dal naturale contesto storico, più o meno condizionato dall'alto da chi ci governa. Quindi "La psicologia, nata come una scienza descrittiva della normalità, decade a ideologia prescrittiva della malattia" (p. 14). In definitiva, nella nostra società occidentale, vige una "perversa logica produttiva": "la mercificazione psicologica delle emozioni e degli affetti" (p. 23).

Noi siamo quello che facciamo. Noi siamo quello che ci facciamo fare.

 

Gioele Cima è un ricercatore indipendente. Ha pubblicato diversi saggi, tra cui "On Freud" (MIT press, 2022, https://mitpress.mit.edu) e "Psicoanalisi e dissidenza. Su Elvio Fachinelli" (Mimesis, 2023).

 

Nota aforistica - Falsa equivalenza: se sono triste, sono depresso (www.lucyfoulkes.com, ricercatrice); "Tocca agli allievi cercare la risposta alle proprie domande" (Lacan); L'Io non è il padrone della mente, che viene soggiogata dall'inconscio (Freud).

Nota riepilogativa - In effetti "la normalità non poggia su alcun fondamento eterno e immutabile. Il suo significato varia a seconda del tempo, delle situazioni, delle culture... l'esatta definizione del normale ha dato luogo alle peggiori forme di discriminazione, persecuzione e violenza. Tutte le barbarie umane sono state condotte in nome di una qualche missione normalizzante" (p. 158).

Nota aggiuntiva - In ottobre si può partecipare ai festival riguardanti il Web, www.internetfestival.it, la sicurezza, www.digitalsecurityfestival.it, e l'Intelligenza Artificiale, https://festival.informaticisenzafr...




Lasciare un commento