mercoledì 28 giugno 2023 - Phastidio

Il golden power in fondo all’arcobaleno

Il governo ci prende gusto: dopo Pirelli, si valuta l'ipotesi di usare il Golden Power per Electrolux, in caso di cessione di uno o più stabilimenti. Una strada che rischia di rivelarsi pericolosamente illusoria

 

Il governo Meloni pare aver trovato la soluzione per evitare rischi di delocalizzazione e ridimensionamenti produttivi: invocare il Golden Power. Non parliamo del caso Pirelli, dove l’esecutivo ha deciso che i sensori dei pneumatici sono questione di segreto industriale e finanche sicurezza nazionale e, così facendo, ha regalato alla Camfin di Marco Tronchetti Provera il controllo pressoché incondizionato col 14% delle azioni, contro il 37% del socio cinese nel patto di sindacato.

Quella è altra storia, anche se prima o poi dovremo fare i conti con la tradizione italiana delle scatole cinesi e dei capitalisti con poco capitale. No, qui parliamo di utilizzo del Golden Power per proteggere posti di lavoro in settori che, per quanto la si giri, restano in ambiti manifatturieri a valore aggiunto non elevato. Il che mi puzza tanto di uso improprio e velleitario. Ne ho scritto qualche settimana fa per il caso Whirlpool, che si accinge a cedere gli impianti europei a una società turca.

DOPO PIRELLI, ELECTROLUX?

A conferma, apprendiamo che il ministro per i rapporti col parlamento, Luca Ciriani, nel corso di un incontro con Cgil, Cisl e Uil, ha ribadito che il governo potrebbe esercitare il golden power sugli stabilimenti italiani del gruppo Electrolux. Se vi chiedete perché il ministro per i rapporti col parlamento si occupi di crisi aziendali, vi basti sapere che Ciriani è senatore del Friuli Venezia Giulia ed è di Pordenone, distretto dove ha sede lo stabilimento Electrolux italiano al momento più a rischio.

Il contesto: anche Electrolux soffre a livello continentale una flessione delle vendite, come tutto il settore degli elettrodomestici bianchi. Il gruppo svedese lo scorso anno ha annunciato esuberi a livello globale di 4.000 unità, di cui 222 negli stabilimenti italiani di Susegana, Porcia, Solaro, Forlì e Cerreto d’Esi, eredità dell’acquisizione del gruppo Zanussi. Il 2023 ha proseguito la tendenza debole, e in Italia lo stabilimento friulano di Porcia è interessato da marzo da cassa integrazione ma ha livelli produttivi pericolosamente a ridosso di quella che viene considerata la linea di sopravvivenza. Nel frattempo, l’accordo tra azienda e sindacati ha previsto un piano di uscite incentivate negli stabilimenti italiani del gruppo.

Ma il sospetto è che, prima o poi, l’azienda calerà la mannaia del ridimensionamento, attivando piani di cessione degli stabilimenti o di chiusura, con conseguenti licenziamenti collettivi. E qui, presumo, si origina l’idea del governo Meloni di invocare il golden power. Che, diciamola tutta, è un’arma non scarica ma potenzialmente pericolosa per i contribuenti del paese che decide di azionarlo.

Nei mesi scorsi è circolata l’ipotesi di cessione ai cinesi di Midea. L’ambasciata statunitense avrebbe inviato al governo italiano messaggi di non gradimento di questo esito. Ma anche i sudcoreani di Samsung paiono interessati. Di certo, le acquisizioni in un settore con eccesso di capacità produttiva globale o regionale servono a ridurre la medesima. Non serve aver citofonato alla SDA Bocconi per capirlo.

Il governo potrà inventarsi che Electrolux utilizza nei propri elettrodomestici microprocessori fondamentali per la sicurezza nazionale, frutto di brevetti rivoluzionari nati nel nostro paese. Ma, di fronte a un processo di ridimensionamento e di migrazione di produzioni a valore aggiunto comunque basso, questa trovata del golden power è la più trasparente delle foglie di fico.

Soprattutto se, come è possibile, a essere sacrificabile fosse solo una determinata linea di prodotti e un determinato stabilimento. Per fare un esempio, nello stabilimento di Susegana (Treviso), Electrolux ha comunicato la volontà di compiere investimenti per 110 milioni per aumentare la produzione annua di frigoriferi da incasso sino a un milione di unità entro il 2027, a fronte della capacità corrente di 850 mila.

GLI ELETTRODOMESTICI E IL TAVOLO

Il ministero delle imprese e del Made in Italy (per gli amici, Mimit) ha deciso di aprire uno dei famosi tavoli, dedicato agli elettrodomestici e destinato a essere seguito da un sotto-tavolo dedicato a Electrolux. Il ministro Adolfo Urso, tra una celebrazione della locomotiva italiana e l’altra, ha dichiarato che l’Italia vuole “rilanciare il settore del bianco”. Ognuno ha la frontiera tecnologica che si merita, del resto. Anche se da più parti si insiste a chiedere il salto verso l’alto di gamma, o meglio “l’ancora più alto di gamma”, per proteggere produzioni che sono fatalmente destinate a migrare verso altri lidi, questa richiesta rischia di essere un autoinganno. Invocare una spinta verso la dimensione IoT (Internet of things) degli elettrodomestici bianchi per poi dire che le produzioni sono ad alta tecnologia e come tali legittimano l’esercizio del golden power, è un gioco di illusionismo e di illusione.

Ma il governo Meloni pare aver scoperto questo ricco filone narrativo, e lo percorrerà sino al muro di realtà contro cui finirà. Nel frattempo, Intel raccoglie sussidi a strascico, anche dal paese austero per antonomasia, ma continuano a mancare notizie dell’impianto nel paese che, secondo la leggenda, attira investimenti esteri come se non ci fosse un domani. Che, effettivamente, rischia di non esserci.

Foto di Photo Mix da Pixabay

 




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