mercoledì 30 dicembre 2015 - Piero Tucceri

Il futuro che influenza il passato

Gli eventi trascorsi possono essere influenzati da quelli futuri? A quanto pare, si. Ma a condizione che l’osservatore conosca il successivo esito delle evenienze. Il che vuol dire che gli odierni accadimenti possano dipendere da decisioni adottate in una futura versione della realtà.

Si introduce così l’interessante criterio secondo il quale il tempo godrebbe delle stesse prerogative dello spazio.

Kater Murch, della Washington University, ha pubblicato sulla Rivista “Physical Review Letters” (114, 090403, 5 march 2015) uno studio volto a documentare come la conoscenza del futuro stato fisico di una particella possa modificarne la condizione iniziale. Quando invece difetti tale informazione, allora sarà probabile che il suo stato non si discosti da quello di partenza. Qualora fosse possibile traslare queste osservazioni nei fenomeni della fisica classica, ciò significherebbe che quello a cui stiamo attendendo ora potrebbe essere influenzato dalle decisioni prese in una nostra futura versione.

Al fine di poter adeguatamente condurre tale sperimentazione, Murch ha allestito un circuito superconduttore suscettibile di rispondere con modalità quantistiche dopo essere stato raffreddato fino a temperature prossime allo zero assoluto. Nel dispositivo sono individuabili due livelli energetici: uno fondamentale e uno eccitato. Tra i due ricorre un elevato numero di reciproche combinazioni, le quali non sono altro che sovrapposizioni di momenti quantistici. Il circuito viene quindi fatto interagire con un fascio di fotoni compresi nello spettro delle microonde, i quali, combinandosi reciprocamente, veicolano le informazioni inerenti lo stato quantistico del sistema. Il momento fondamentale di tale processo, si individua in una misurazione “debole” e pertanto incapace di disturbare il sistema.

Durante l’esperimento, Murch ha dapprima proceduto alla misurazione “forte”, ottenuta con l’impiego di fotoni risonanti, e successivamente ha seguito l’evoluzione del sistema mediante misurazioni “deboli”. Calcolando il possibile risultato della misurazione “forte”, sulla base delle informazioni acquisite prima di procedere alle rilevazioni, le probabilità sono state del 50% per entrambi gli stati. Considerando invece i possibili risultati ottenuti a ritroso attraverso le informazioni relative alle misurazioni “deboli”, le possibilità si spostano al 90% per queste ultime e al 10% per quelle “forti”, dimostrando così che quel che facciamo ora modifichi quanto stabilito in precedenza.

Commentando la sua ricerca, Murch ha dichiarato: “Non è chiaro perché nel mondo reale, costituito da molte particelle, il tempo scorra solo avanti e l’entropia aumenti sempre. Molti ricercatori stanno occupandosi di questo fenomeno e mi aspetto che esso venga compreso nel volgere di qualche anno”.

Riferimento:

-https://journals.aps.org/prl/abstract/10.1103/PhysRevLett.114.090403




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