venerdì 28 dicembre 2012 - Antonello Laiso

Il femminicidio giustificato da un parroco?

La mia opinione sulla notizia del parroco che ha commentato favorevolmente un articolo sul femminicidio esaltando quelle tanto criticate deduzioni di un giornalista su un tema scottante, in particolar modo nella nostra Regione, e sul cui articolo il prete ha poi preso una posizione, sicuramente provocatoria, che ha fatto scalpore.

 

In tale articolo pubblicato sul blog pontifex ci si chiedeva quali potessero essere le cause o concause che mariti, fidanzati, conviventi, al di fuori di ogni possibile sospetto di persona anormale, spesso ben inseriti anche in società, diventassero pazzi in un solo colpo commettendo reato di femminicidio. Tale articolo, provocatorio quanto scottante per un tema altrettanto delicato, poneva in risalto eventuali provocazioni femminili scaturenti da tensioni esistenti, mai sanate, di arroganza, di esasperazioni da parte di quelle donne che poi sarebbero state uccise a causa di quelle ferite mai cicatrizzate. Se anche tali situazioni potrebbero verificarsi, nulla può rispondere o corrispondere a comportamenti violenti, nessuna giustificazione può essere adotta a favore di quegli uomini che commettono tali gesti indegni per un essere umano e cristiano.

La violenza però non è solo quella fisica, talvolta la violenza morale, di una dignità negata da quelle pari condizioni di convivenza di una vita familiare che sia o non appartenente ad un unico nucleo, fa parte, come gravità, di quell' altra violenza fisica, essa non può essere esclusa né meno pregnante di questa. Logicamente ciò vale nella stessa misura sia per quella violenza non fisica nei confronti della donna sia per quella nei confronti dell' uomo .

Il folle omicidio, il femminicidio, pone degli interrogativi atavici sia verso quel comportamento definito "di normalità" dai canoni attuali, sia circa quella latenza di un gene che sembra essere presente in molti individui definiti normali, il gene della follia. Quando si parla di movente, di giustificazioni per un gesto estremo, come quello di un femminicidio, sembra quasi voler giustificare situazioni che non possono essere giustificate nella normalità, una causa od una concausa non possono, infatti, essere il fulcro di un gesto quale un omicidio femminile.

L'esasperazione, vero che spesso conduce ad una prevalenza di quella parte latente nel nostro comportamento ma, nonostante ciò, siamo lontani dal poter giustificare un delitto di femminicidio. Il pazzo è definito come un sognatore sveglio lì dove la pazzia è un sogno sognato mentre i sensi sono svegli, Schopenhauer identificava i sogni come una breve follia e la follia un lungo sogno. La realtà sembrerebbe essere allora quella che in ognuno di noi c'è un contenuto manifesto ed uno latente ed è proprio tale contenuto, ovvero il latente, il vero significato di una facciata spesso sostenuta in un limite borderline di normalità. Ogni persona si procura quella facciata di costume in un mondo onirico secondo le proprie caratteristiche individuali occultando in questo modo quella latente.




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