mercoledì 26 agosto 2020 - Phastidio

Il discorso di Draghi al Meeting di Rimini

Tutti pazzi per Mario: cosa c'è dietro il soffocante profumo d'incenso con cui la politica ha accolto il discorso di Draghi al Meeting di Rimini?

In questa puntata, parliamo della reazione della politica al discorso di Mario Draghi al Meeting di Rimini, che ha raccolto ampie e trasversali lodi, anche da ambiti partitici al di sotto di ogni sospetto (i.e., quelli che accusavano Draghi di aver attentato alla democrazia italiana, controfirmando la famosa lettera della Bce, scritta da Trichet). In pratica, sembrava un coccodrillo in memoria di Draghi (lunga vita!). Ma cosa ha detto, Draghi, di così unificante e condivisibile?

Oltre all’appello a pensare ai giovani, l’ex presidente della Bce ha introdotto un concetto che il farisaismo della politica ha subito catturato: la distinzione tra debito “buono” e “cattivo”. Quindi è altamente probabile che, d’ora in avanti, il linguaggio della politica italiana sarà inzeppato di riferimenti al “debito buono” e mirato al futuro dei giovani. Hanno già cominciato.

L’intervento di Draghi a Rimini è in evidente continuità ed evoluzione del drammatico editoriale di marzo sul Financial Times. Evoluzione perché indica quello che servirà fare col prossimo debito, senza cadere nella tentazione di vivere di sussidi invocando il sostegno esterno perché il virus non è ancora stato eradicato. Pur senza scordare che il dibattito sui sussidi di sussistenza è vivo e vibrante anche in altri paesi, complice la persistenza della pandemia.

Ma l’Italia, come noto, è entrata in questa crisi con una attitudine alla imbalsamazione che rischia di peggiorare, visto che il nostro discorso pubblico è egemonizzato da gente che ambisce a distribuire denaro praticamente in modalità MMT. Un figurone contributivo. Anzi, un contributo figurativo, come diritto universale dell’Uomo.

Chiudiamo con un riferimento al passato che non intende passare. Questa “animazione sospesa” pandemica ci ha riportato agli anni ruggenti dei salvataggi pubblici di aziende ormai trapassate. Poi è arrivato un bell’uno-due che ci ha messi al tappeto: i vincoli europei sempre più stringenti agli aiuti di stato, per realizzare il mercato unico, e la progressiva liberalizzazione dei movimenti di capitale. Il resto lo sapete, o dovreste saperlo, anche se molti tra voi insistono a rimuoverlo.

Foto: European Parliament/Flickr




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